Fisco: dal Tax Day di Dla Piper emergono nuove sfide per imprese e stati

Fisco, problematiche sempre più internazionali

Le problematiche fiscali sono sempre più internazionali: la conferma si è avuta nel corso del terzo “Tax Day” organizzato da Dla Piper e nel corso del quale sono stati affrontati temi dalla digital economy (e le connesse, insufficienti, risposte italiane come la web tax sui servizi digitali prevista dalla legge di bilancio 2018) alle modifiche al concetto di stabile organizzazione, dal “transfer pricing” al cosiddetto “tax control framework” sul rischio fiscale, fino al progetto Beps volto ad individuare misure comuni di contrasto all’erosione delle basi imponibili dei gruppi multinazionali.

Cresce la competizione fiscale tra stati

Durante l’evento è emersa la tendenza degli stati alla competizione fiscale con incentivi 4.0, regimi di “patent box” e interventi di riduzione del cuneo fiscale che fanno scendere il tasso fiscale effettivo, come la riforma fiscale Usa voluta dal presidente Donald Trump e rivolta a tutte le aziende con presenza oltreoceano. “L’Italia – secondo Antonio Tomassini, partner responsabile del dipartimento Tax dello Studio Dla Piper – si conferma un paese fortemente attrattivo su numerosi fronti, con un tax rate effettivo in sensibile calo, dal 62% del 2016 al 48% del 2017” (fonte dati: World Bank).

Italia deve aumentare investimenti in tecnologia

“A mio parere dovremmo incrementare gli investimenti in tecnologia, che oggi pesano solo per il 25% della popolazione, che usa servizi digitali di governo, come dimostra il Digital Economy Outlook 2017 Oecd” ha concluso Tomassini. “Siamo di fronte a importanti opportunità per la nostra economia – gli ha fatto eco Christian Montinari, partner responsabile del dipartimento Tax dello Studio Dla Piper – considerato che l’aliquota della flat tax statunitense, attualmente al 21%, sta facendo pensare a vere e proprie riorganizzazioni per i gruppi europei con presenze negli Usa”.

Riforma Trump sta facendo riorganizzare le imprese

L’Italia “è inoltre uno dei paesi che ha adottato sistemi di compliance fiscale, al pari di Australia, Germania, Francia, Olanda e Regno Unito.” Insomma: stai a vedere che l’Italia, a lungo considerato uno dei paesi con la maggiore pressione fiscale sulle imprese e con un fisco macchinoso e poco collaborativo, sta cercando a recuperare il terreno perduto? I segnali emersi dal terzo Tax Day di Dla Piper sembrano confermarlo, ma la riforma Trump dimostra che la sfida tra stati in termini di attrattività per gli investimenti privati è e sarà sempre più oggetto di uno scontro anche sul terreno fiscale.

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