Se Amazon vende i fondi

Contenuto tratto da www.bluerating.com

Cosa potrebbe fare Amazon nel risparmio gestito? La domanda riecheggia da quando il colosso fondato da Jeff Bezos si è rivelato imbattibile in molti dei settori in cui ha allargato la propria attività. Oltre ai servizi legati ai pagamenti, una grande area di espansione di Amazon è stata individuata nell’asset management, che tradizionalmente ha offerto interessanti e non sempre giustificati margini ai suoi operatori, e che per questo si candida a essere “aggredito” da un’azienda che ha fatto dell’efficienza, della fiducia dei consumatori e della disruption le sue bandiere. L’esperienza di Alibaba, la Amazon cinese, è interessante al riguardo. Come riportato dal Wall Street Journal, Alibaba ha creato in 4 anni il più grande fondo monetario del mondo, con 262 miliardi di dollari in gestione.

Inizialmente concepito per custodire i depositi in eccesso di Alipay (analogo a PayPal), il fondo ha visto esplodere la sua popolarità da quando ha cominciato a generare un rendimento estremamente attraente. Alibaba ha poi avviato l’anno scorso la distribuzione di fondi di terze parti tramite la piattaforma Ant Fortune. Potrebbe Amazon imbarcarsi in un’avventura del genere? Posto che l’esperienza cinese non è facilmente replicabile in altri mercati, è chiaro che un’offensiva di Amazon nel risparmio gestito non è impossibile. Però immaginare che il successo di Amazon possa automaticamente ripetersi con i fondi comuni credo sia azzardato. Le aspettative sull’acquisto di un libro, o di un pc o di uno smartphone in termini di prezzo e di rapidità di consegna possono essere soddisfatte nell’immediato, con la possibilità di rispedire indietro la merce. Le aspettative su un investimento possono essere soddisfatte o meno nell’arco di anni o lustri. Un fondo comune che ha deluso non può essere restituito ad Amazon in cambio del capitale investito.

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