Flat tax: non è tutta convenienza ciò che luccica

Flat tax potrebbe non convenire sempre

Conviene o no aderire alla “flat tax” il nuovo regime forfetario previsto dalla legge di stabilità 2019? Se lo è chiesto Valerio Stoppa, di Mutui.it / Facile.it, scoprendo che non sempre la risposta è positiva. Se è vero che chi aderisce paga meno imposte sui redditi derivanti dalla propria attività , è altrettanto vero che rischia di dover dire addio alle deduzioni per il coniuge e i familiari a carico, alle detrazioni per gli interessi sui mutui, per le spese mediche e anche per le ristrutturazioni edilizie.

Aliquota al 15% su reddito forfettario

A partire dal 1° gennaio 2019, infatti, l’accesso al regime agevolato al 15% (“flat tax”) è stato esteso a tutti i contribuenti che, titolari di una partita Iva, hanno conseguito nell’anno precedente ricavi o compensi non superiori a 65.000 euro. Ciò consente di alleggerire le tasse dovute: invece di applicare l’Irpef ordinaria (dal 23% al 41%) è prevista un’imposta sostitutiva del 15% su un reddito calcolato in percentuale sul fatturato. Nella maggior parte dei casi il regime consente risparmi d’imposta significativi, ad esempio un giovane avvocato che fattura 35.000 euro, a fronte di 7.000 euro di costi sostenuti, può risparmiare circa 3.200 euro all’anno.

Abbandono Irpef fa perdere benefici

Occorre tuttavia tener conto di altri fattori, ad esempio l’effettiva entità dei costi sostenuti dal contribuente (se sono superiori a quelli riconosciuti in modo forfettario dalla nuova legge, il vecchio regime di tassazione potrebbe essere più conveniente). Non solo: poiché la “flat tax” è un regime sostitutivo, in assenza di altri redditi imponibili (derivanti da lavoro dipendente, prestazioni occasionali, o affitto di immobili), il reddito dichiarato dal contribuente ai fini Irpef sarà pari a zero e ciò comporterà la perdita del beneficio legato alle deduzioni e detrazioni che l’ordinamento riconosce alle persone fisiche come, come gli interessi passivi sui mutui (detraibili al 19%), le spese mediche (19%), i lavori di ristrutturazione edilizia (50%) o di riqualificazione energetica degli edifici (65%) e altro.

Va calcolato ammontare detrazioni e deduzioni

Rifacendo l’esempio di prima, se il contribuente avesse acceso un mutuo nel 2017 per l’acquisto e ristrutturazione di un immobile, con interessi passivi di 4.000 euro (il massimo consentito) e importo dei lavori di 60.000 euro, la detrazione sugli interessi del mutuo sarebbe pari a a 760 euro e quella sulle spese di ristrutturazioni a 3.000 euro. Così la flat tax consentirebbe di risparmiare 3.165 euro di imposte, ma le detrazioni perse ammonterebbero a 3.760 euro rendendo non conveniente l’adesione al regime forfettario. Prima di decidere come comportarsi è pertanto necessario considerare tutte le variabili e procedere a valutazioni attente caso per caso, conclude Stoppa.

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