L’imprenditore fai da te anche nel risparmio

“Soldi? Se mi parla del lavoro con cui si possono fare i soldi, va bene. Se mi parla della realizzazione dei sogni permessa dai soldi, se mi parla del bene che si può fare con i soldi, bene lo stesso. Ma i soldi per i soldi, l’accumulo fine a se stesso, beh, quello non lo capisco proprio”. Savino Maffei, 67 anni, fondatore e patron del Pastificio Maffei di Barletta (player della pasta fresca, con un centinaio di dipendenti, 25 milioni di fatturato, una quota di esportazioni intorno al 10% del giro d’affari) è un imprenditore anomalo.

Maffei, chi le amministra le finanze personali?

Confesso che, nella gestione del risparmio, sono un autarchico. Amministriamo tutto io e mio figlio Ignazio.

E come funziona questa gestione fai da te?
Sono, per temperamento, un forte risparmiatore. Da oltre dieci anni non vado in vacanza, se si escludono i pellegrinaggi annuali a Lourdes. Come qualsiasi imprenditore che si rispetti, per me risparmiare significa prima di tutto reinvestire nell’azienda. Un atto di fede, più che finanziario. Quanto al risparmio personale, ho l’unico obiettivo di preservare il capitale, cercando di non farlo erodere dall’inflazione e dalle spese amministrative. Certo, come risparmiatore fai da te ho preso qualche batosta, ma non superiore a quelle subite dai risparmiatori che si sono affidati ai cosiddetti esperti. Ogni volta io e la mia famiglia ci siamo rimboccati le maniche e siamo ripartiti.

Non ha una grande fiducia nelle banche, insomma…

Non sono di quelli che demonizzano gli istituti di credito. Certo, quando il rapporto era tra uomini ed erano gli uomini a valutare, per esempio, la situazione patrimoniale di un altro uomo, o donna, che si trovavano di fronte, era un’altra cosa. Ora le decisioni le prendono le macchine e non mi convincono. Ecco perché privilegio la gestione fai da te del risparmio. Ma non posso dimenticare che io non sarei stato quello che sono se non ci fossero state banche, uomini di banca più precisamente, ad aver fiducia in me all’inizio della mia attività imprenditoriale.

Ci parli dei suoi inizi, allora.

Da giovanissimo avevo già in mente l’intrapresa, ma serviva un minimo di capitale. Ero panettiere, mi imbarcai per fare pane e pasta sulle navi che andavano e tornavano dall’Australia. In due mesi, la durata del viaggio di andata e ritorno, guadagnavo due milioni e 600mila lire. Una bella cifra nei primissimi anni sessanta. Mi ero nel frattempo sposato con mia moglie Concetta. Vidi la mia prima figlia che era nata da oltre un mese. Decisi che dovevo smetterla con quella vita, anche se redditizia, che non si conciliava con la famiglia. Con i miei risparmi aprii un’attività di pasta fresca, che ho via via ingrandito anche grazie alle banche.

Il lavoro con cui si possono fare, lecitamente, i soldi. I soldi che permettono la realizzazione dei sogni. E i soldi per fare del bene?
Il bene che si fa al prossimo è un modo di restituire al prossimo un po’ di quello che la vita mi ha dato.

Un esempio di questa restituzione?
Sono barelliere volontario dell’Unitalsi dal 2009. L’Unitalsi è l’associazione italiana che porta malati, poveri, fedeli e turisti a Lourdes e nei principali santuari internazionali.

Come ha avuto la vocazione?

Nel 2009 mi trovavo a Gerusalemme, da pellegrino con l’Unitalsi. A un certo punto vedo il presidente della sezione di Barletta, la mia città, alle prese, da solo, con quattro malati in carrozzella, un’impresa disperata su quel percorso accidentato. Non ci ho pensato due volte e sono corso ad aiutarlo, senza badare né accennare alle mie condizioni fisiche: sono cardiopatico grave. Da allora aiuto a condurre gli ammalati a Lourdes con i treni bianchi e tutte le settimane cerco di rendere la vita dei meno fortunati più vicina alla normalità. Da quest’anno, poi, come azienda, abbiamo voluto essere ancora più vicini all’Unitalsi.

Come?
Abbiamo lanciato il progetto “Maffei dà una mano all’Unitalsi”, la prima sponsorizzazione privata accettata dall’associazione in 112 anni di vita. Garantiamo la fornitura di pasta a tutte le strutture dell’associazione, in Italia e Lourdes, e la presenza del logo associativo sulle nostre confezioni.

Pietro Romano

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