Bisogna saper scegliere

“Compra quando il sangue scorre nelle strade”, diceva il Barone Rothschild e Warren Buffet confermava, in merito alla Borsa e alle sue opportunità in tempo di crisi. In effetti, quando i mercati appaiono timorosi, chi non ha paura e incede nell’acquistare con la situazione incerta rischia di ottenere le maggiori soddisfazioni.

Indovinare il timing
Con l’arte accade qualcosa di simile, ma non si tratta di dover acquistare in tempi rapidi, piuttosto di intuire i movimenti del mercato prima che siano conclamati. In questo modo è possibile effettuare ottimi investimenti in un medio – lungo periodo (gli investimenti a breve termine, in arte, sono argomento per speculatori).
Analizzando questi primi mesi dell’anno emergono segnali contrastanti. L’antico a New York ha premiato solo i super capolavori: pensiamo a Danaë, dipinto barocco di Orazio Gentileschi venduto a gennaio a 30,5 milioni di dollari. Nuovo world record e cifra sette volte superiore al precedente record dell’artista. Acquistato dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Le opportunità del settore risiedono nelle tasche del collezionista che può permettersi un’opera museale oppure negli occhi di chi conosce la storia dell’arte e riconosce dietro a uno scuro dipinto del passato la mano di un grande artista.

A caccia di occasioni
Venendo al moderno e contemporaneo, per chi ha potuto analizzare la situazione tra gli stand di Bologna e alle prime aste londinesi, è possibile delineare alcune tendenze. I galleristi con grande esperienza stanno spingendo l’acceleratore sui minori degli anni ’60 e ’70. Troppo complesso e proibitivo fare business con Burri e Fontana, occorre allora muoversi sui contemporanei del periodo, ma con grande cautela. I collezionisti più avveduti d’altronde hanno frenato la corsa all’oro proprio durante la manifestazione bolognese. Non è accettabile spendere centinaia di migliaia di euro per Scheggi o Agnetti che solo cinque anni fa viaggiavano a un decimo del prezzo. È certamente giusto sostenere la loro crescita, ma senza ingrassare le tasche di chi la sta dopando. Stesso discorso per Gruppo T e Gruppo N, per l’Arte Cinetica, la Pittura Analitica, e via dicendo. Lo spauracchio di un flop come quello che, volenti o nolenti, ha gradualmente subito la Transavanguardia degli anni ’80 di Bonito Oliva è dietro l’angolo, e va evitato. Ben vengano dunque gli acquisti di, ad esempio, Alberto Biasi, ma con cifre ragionate e non scritte con il solo desiderio di avere quello che il mercato indica come di tendenza in questo momento.
I margini di crescita per l’arte di casa nostra sono ancora alti. La Fine di Dio di Lucio Fontana che ha toccato i 30 milioni di dollari a novembre, a New York, non può essere un punto d’arrivo. Perché Fontana non è inferiore ai suoi colleghi americani del periodo. E come abbiamo visto, la crescita di Fontana porta con se la contestuale crescita dei suoi colleghi minori. Per fortuna.

Occhio al contemporaneo
Chiudiamo con il contemporaneo a stretto giro, che vi consigliamo di trattare solo se avete una reale passione per l’arte. Non credete a nessuno che vi garantisce come “sicuro” un artista 30 o 40enne. Non è una frase coerente e verificabile, le variabili in gioco sono troppe e cambiano di continuo. Acquistatelo perché vi piace, che è più che sufficiente.
Se invece volete comprare con un occhio al portafoglio e alla valutazione, si può pescare a piene mani negli anni ’60, ’70 e anche ’80. Sempre tra gli stand di Bologna si è percepito un vento di riscoperta di Franco Angeli, di Giosetta Fioroni, o della scuola romana, del pastificio Cerere, di Nunzio, Ceccobelli, e altri. Chissà se è tutto vero o solo un po’ di primavera in anticipo.

Camilla Prini

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