Lagardère, è il momento di fare ordine

Da qualche mese a questa parte, non si fa che parlare di tagli e della necessità di un “severo piano di risparmio”. Lagardère, il colosso francese conosciuto in passato come Matra, dalle tante partecipazioni che spaziano dall’editoria alla vendita al dettaglio fino all’industria aerospaziale, sta facendo ordine nei conti e la parte dell’editoria è la più critica.

L’editoria in testa
E di business editoriale, tutto racchiuso nella controllata Lagardère Active, non ne manca se si considera che il gruppo è stato per anni il numero uno al mondo sul mercato dei magazine. A oggi, possiede Version Femina, Journal du dimanche, Paris Match, Elle, Télé 7 Jours, Ici Paris, Hachette Livre. Sta di fatto che l’amministratore delegato di Lagardère Active, Denis Olivennes, ha presentato i dettagli di un piano per recuperare 50 milioni di euro. Per farlo, si parla di un taglio di 220 persone su un totale di circa un milione. Tanto che, all’inizio dell’anno, quando i mercati non sembrava si sarebbero fatti così complicati il colosso, alla ricerca di masse, si era detto aperto all’idea di vendere a Mondadori France Dimanche e Ici Paris, due pubblicazioni ultrapopolari, e soprattutto Télé 7 Jours, rivista televisiva storica d’Oltralpe.

Interesse della Mondadori

Mondadori, dal canto suo, era pronta a sborsare 55 milioni di euro. L’affare per ora si è arenato anche se, secondo Le Figaro, in genere bene informato sul mondo finanziario, a tendere il dossier potrebbe riaprirsi. Già altri gruppi avevano abbordato Lagardère Active per recuperare le tre riviste, in particolare Altice Media, del magnate delle telecomunicazioni Patrick Drahi (già proprietario di Libération e dell’Express) e i tedeschi di Bauer Media. Ma nessuno di loro era disponibile a sborsare così tanto come il gruppo italiano, che, sempre secondo Le Figaro, lascerebbe addirittura a Lagardère una parte delle entrate degli abbonamenti. Perché così tanto interesse da parte della Mondadori? Se l’operazione andrà in porto (per ora il dossier resta allo studio), l’azienda italiana, che in Francia già controlla altre pubblicazioni, come l’edizione locale di Grazia, dovrebbe superare i 450 milioni di euro di fatturato: si piazzerebbe quasi al livello della tedesca Prisma Media, che possiede Gala, Capital, Geo e Femme actuelle. E che rappresenta il primo gruppo di stampa periodica in Francia.

Il profilo del capogruppo
Ma chi è Arnaud Lagardère? È uno degli uomini più ricchi di Francia, a capo di un gruppo nato nel 1826 quando Louis Hachette (1800-1864) acquisisce a Parigi la libreria Brédif e butta le basi di quello che è diventato il core business di Hachette nel campo dei media e che viene acquisito da Jean Luc Lagardère nel 1981, lo stesso Lagardère che nel 1963 era stato chiamato a capo di Matra (Mécanique Aviation Traction), una delle più importanti storie aziendali in Europa nel campo della meccanica d’aviazione. Da tempo, invece, l’attuale rampollo Arnaud è accusato di disinteressarsi della vita dell’azienda e di disertare le riunioni di alcune delle divisioni strategiche, come quella del travel retail che è copre 49% del fatturato e che è sempre molto vigile nell’analizzare le opportunità di business in Italia.

Il business del travel retail

Lagardère Travel Retail sta proseguendo la sua crescita nel Belpaese anche nel Travel Essentials, con l’apertura del primo store Relay. Il negozio ha aperto nel Terminal 1/B dell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Roma Fiumicino, il maggiore scalo internazionale in Italia con oltre 40 milioni di passeggeri ogni anno. L’obiettivo del nuovo ad è di aprirne almeno una decina entro l’anno nell’ambito aeroportuale, per poi portarlo anche nelle stazioni ferroviarie. Relay è un marchio storico di Lagardère Travel Retail, specializzato nel news & convenience, e vanta più di 1.400 negozi aperti in 22 paesi in tutto il mondo. Nel frattempo il colosso francese ha annunciato il suo ingresso anche nel circuito di Grandi Stazioni con l’apertura di tre punti vendita, Discover Rome, Tech2Go e Hub, nella più importante stazione ferroviaria italiana, Roma Termini. Ma torniamo ad Arnaud. Il delfino segue più da vicino l’editoria (l’incidenza sul fatturato è del 31% Lagardère Publishing e del 13% Lagardère Active), in particolare se è il caso di rinsaldare l’amicizia con l’Eliseo: nel passato è intervenuto personalmente per monitorare le scelte delle immagini della cover di Paris Match, cercando di evitare che finiscano in copertina foto di mogli o amanti dei politici.

Tra testimonial e belle donne

Nello sport, Lagardère ha ingaggiato la campionessa italiana di nuoto Federica Pellegrini. Arnaud Lagardère, 54 anni, nel 2011 è stato lo zimbello della Rete in Francia e di molti degli oltre 20mila dipendenti del gruppo. Erede dell’impero fondato dal molto stimato padre Jean-Luc, morto inaspettatamente nel 2003, il giovane Lagardère è a un punto piuttosto cruciale della sua carriera anche se la giusta concentrazione (come altre volte in passato) sembra mancargli. Qualche anno fa le sue foto in tribuna al Roland Garros assieme all’appariscente e scollata modella belga Jade Foret hanno fatto discutere: si trattava di una sorta di making of del servizio fotografico che Arnaud e Jade avevano concesso al magazine settimanale belga Le Soir. Ma a far discutere di più è stato un video girato sul terrazzo e nel soggiorno della casa di campagna, nella foresta di Rambouillet poco fuori Parigi. Il miliardario, che è stato presidente del cda del gigante aerospaziale Eads (che controlla Airbus) per poi uscirne con 2 miliardi di euro di plusvalenza e grande disappunto da parte di tutto il management, vive nell’iperborghese e riservatissimo XVI arrondissement (quartier d’Auteuil), zona sud, avenue des Sycomores, all’interno del quale c’è una privatissima énclave, sorvegliata 24 ore su 24 da tre turni di due guardiani, guardie private di notte, telecamere, cancelli e pure il filo spinato.

Residenza extralusso
Sui cartelli si legge “La Villa Montmorency non è pubblica”, anche se le sei strade che la disegnano sono regolarmente indicate nelle cartine della città e fanno parte a tutti gli effetti del comune di Parigi. Ma questa resta una città proibita nel cuore della capitale, è fisicamente inaccessibile ai cittadini comuni e si è battuta contro il progetto di costruire, dall’altra parte del boulevard, le case popolari che darebbero ospitalità a 200 persone meno abbienti. I residenti di Villa Montmorency che, in perfetto stile francese, non amano il protagonismo, hanno fondato una sorta di associazione, “Porte d’Auteuil environnement”, per impedire con petizioni e proteste la costruzione di Hlm, ovvero abitazioni ad affitto moderato. Qui c’è forse la più impressionante densità di miliardari di Francia. Il più ricco è Vincent Bolloré (la decima fortuna del Paese, con 4 miliardi di euro di patrimonio), che ha comprato due case anche per due dei suoi figli, e ha conosciuto a Villa Montmorency il vicino di casa Tarak Ben Ammar; poi Arnaud Lagardère, presidente del consiglio di amministrazione di Eads, Antoine Arnault (figlio di Bernard e capo della comunicazione di Louis Vuitton), Laurent Dassault, figlio minore di Marcel Dassault dell’azienda aeronautica che ne porta il nome, il fondatore di Free e proprietario (con Pierre Bergé e Mathieu Pigasse) di Le Monde, Xavier Niel. Ha casa qui anche Dominique Desseigne, patron dell’impero di alberghi e casinò Barrière e amico intimo di Nicolas Sarkozy. Davanti, nella via privata Pierre Guérin, c’è anche la casa di Carla Bruni-Sarkozy. E poi i personaggi dello spettacolo Sylvie Vartan e Céline Dion (casa da 47 milioni di dollari), il presidente del Festival di Cannes, Gilles Jacob, e (fino a qualche anno fa) Gérard Depardieu e Carole Bouquet. Figli unico di Jean-Luc Arnaud, vecchio presidente di Matra e Hachette, gli ci è voluto del tempo per emanciparsi. La morte improvvisa del padre lo ha costretto a fare il grande passo e a prendere il controllo di questo impero mediatico. Ha spiegato in una recentissima intervista a Le Monde che “la fortuna non è essere stato il suo erede, ma è di essere stato suo figlio punto”, ha detto durante un incontro a Europe 1, un tempo l’ufficio di suo padre, rimasto pressoché intatto, rue de Presbourg, sede storica del gruppo.

Gli errori pesano
In una sequenza di emozioni, per la prima volta, l’uomo pubblico che non ha mai voluto far parlare di sé dai media, ha rivelato l’uomo privato con discrezione, evocando la rottura con la madre in seguito al divorzio dei genitori. Ora Arnaud Lagardère si definisce “lontano dai codici imposti che deve avere un uomo d’affari” e aggiunge con orgoglio “di essere insolito e privo di complessi” e “di non essere troppo intelligente”. Nella sua professione, riconosce alcuni errori. È “giusto fare un errore, ma è bene non fare lo stesso per due volte”, ha detto, ricordando una frase del padre. Risolve così l’annosa questione dell’uscita da Eads, “per me un cambiamento strategico per investire di più nei media” mentre riconosce gli errori del padre per l’acquisto di La Cinq, che lui è stato costretto a chiudere. “In quella storia, ci sono state troppe connessioni con la politica che ci ha tradito”, ha aggiunto, senza fare riferimento a nessuno in particolare. E in politica non nasconde la sua vicinanza a Nicolas Sarkozy che, alla morte del padre “è stato per me come un fratello”. Infine, ammette di sperare in un suo ritorno per le presidenziali del 2017. In ogni caso, di certo non vorrebbe Marie Le Pen, presidente del Front National, al secondo turno. “Sarebbe una cattiva notizia per la democrazia”, ha tagliato corto.

Francesca Vercesi

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