A caccia di piccoli leader

“La correzione dei mercati finanziari non ha frenato la corsa del private equity, che si trova a vivere una fase di grande dinamismo grazie a numerose aziende alle prese con il passaggio generazionale e a un’abbondante liquidità sul mercato”. Paolo Gambarini, partner fondatore di Wise sgr (insieme a Michele Semenzato), vede uno scenario roseo per i fondi interessati a entrare nel capitale delle aziende italiane. Lo fa alla luce del confronto continuo con il mercato, che è in primo luogo costituito da imprenditori alla guida di Pmi.

Focus sulle Pmi
La società ha in gestione asset per circa 400 milioni di euro, suddivisi in tre fondi, di cui uno ha da poco iniziato la fase delle dismissioni e un altro è in fase di decollo dopo aver completato la raccolta in primavera. Un’operazione che si è rivelata un successo con 215 milioni affidati dalla clientela. “Non avremo difficoltà a trovare aziende target, visto che in questa fase vi sono numerose aziende alle prese con il passaggio di testimone, dato che gli imprenditori hanno in molti casi raggiunto l’età della pensione”.
La politica di Wise è di puntare su realtà con un fatturato compreso tra 25 e 100 milioni di euro, senza particolari distinzioni a livello merceologico. “Se si escludono gioco d’azzardo e pornografia, business nei quali non investiamo per ragioni etiche, per il resto non abbiamo preclusioni”, spiega Gambarini. Spesso i limiti arrivano dal mercato, così è raro che nel mirino della società milanese finiscano aziende dell’energia o delle telecomunicazioni, che hanno generalmente dimensioni più elevate. E il discorso vale anche per il comparto finanziario, che invece negli ultimi tempi è finito nel mirino di alcuni grandi private equity internazionali, alla ricerca di occasioni dati i prezzi di saldo.

Investimento medio di 5 anni
L’approccio all’investimento è in linea con i trend prevalenti oggi nel mercato: l’investimento medio si aggira intorno ai 5 anni e le operazioni preferite sono quelle di leverage buy-out e di capitale di sviluppo. “Scegliamo aziende che, per quanto piccole, hanno posizioni di leadership nei rispettivi ambiti di mercato”, chiarisce il co-fondatore. Una condizione essenziale per garantirsi marginalità elevata e per questa strada iniettare nuova liquidità destinata alla crescita dimensionale.

Multipli in crescita
“In genere quando rivendiamo l’azienda, questa ha raggiunto un giro d’affari tra i 100 e i 150 milioni di euro, in genere anche grazie ad acquisizioni”, aggiunge Gambarini. Una condizione che rende queste realtà appetibili per un eventuale secondo step con altri fondi.
Infatti è in questa fascia di mercato che si concentra la maggiore liquidità sul mercato nazionale, anche per la presenza di investitori internazionali. “La situazione dei tassi ai minimi storici favorisce l’interesse verso le aziende italiane, che in molti casi hanno un know-how, una storia e potenzialità di sviluppo invidiabili a livello internazionale”.
La ripresa dell’economia italiana sta intanto favorendo una crescita dei multipli. “Le ultime acquisizioni nel mercato italiano sono state condotte in porto a prezzi tra sette e dieci volte l’Ebitda dell’esercizio in corso, un paio di punti in più rispetto al picco della crisi”, spiega, “mentre sulle operazioni di piccola taglia si va da cinque a sette volte”.
In pipeline ci sono altre operazioni. “Mediamente realizziamo due investimenti all’anno, ma quest’anno contiamo di arrivare a quattro”, conclude Gambarini, ricordando che a gennaio Wisequity III, ha acquisito Controls Group, leader mondiale nella produzione e distribuzione di apparecchiature di prova per l’ingegneria civile, mentre a maggio è stata la volta di Corob, società di San Felice sul Panaro (Modena), attiva nella produzione di sistemi tintometrici per il mondo delle vernici.

Luigi dell’Olio

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