La ricerca di nuovi orizzonti

Per garantire il sostegno all’economia e riprendere a svolgere un ruolo determinante nella crescita del nostro Paese, le banche italiane, anche e soprattutto nel private banking, dovranno definire una precisa strategia tecnologica che, pur avendo l’obiettivo intermedio di ottimizzazione dei costi, valorizzi il rapporto con il cliente (privato o azienda che sia), eventualmente entrando nel suo modello di business in ottica di partnership economica e relazionale.

Il ruolo dell’It
In altre parole, le banche vincenti nel futuro dovranno sfruttare l’onda dei trend tecnologici che si stanno imponendo sul mercato per non perdere redditività e annegare nella trappola del rapporto negativo tra ricavi cessanti (o inesistenti) e sofferenze comunque emergenti . Se non ci sono i ricavi (e quelli derivanti dai servizi sono per il momento troppo pochi a sostenere a 360° business e bilanci), la banca, per quanto sia brava, verrà comunque colpita da una percentuale media di sofferenze che ne mineranno, alla luce dei coefficienti di patrimonializzazione imposti da BCE e Basilea 3 e 4, capitale e campo d’azione.
Di qui la necessità di puntare sulle tecnologie di data intelligence che, essendo arrivate a maturazione, saranno essenziali per lo sviluppo di soluzioni specifiche come il wealth risk management e il “time to delivery” che, insieme alla cyber security, sono i più importanti fattori critici nel rapporto con il cliente private nel prossimo futuro. Tra i pochi, cioè, che il cliente sarà disposto a pagare.

Occhio ai rischi
Ecco perché il panorama è chiaro: tutte le banche, ma soprattutto quelle private, avranno sempre più bisogno di proteggere le identità, di monitorare e governare minacce e vulnerabilità. Al contempo dovranno competere in un mercato sempre più rapido e imprevedibile che richiede risposte veloci ma anche riduzione dei costi ed incremento della profittabilità per rimanere solidi e affidabili nel tempo.

Paga il venditore
D’altra parte, come fa notare un osservatore intelligente e acuto come Marco Liera, Barclays ha appena pagato 240 milioni di euro a Mediobanca affinché si prenda la sua rete di filiali in Italia. Non solo retail ma anche premium, una specie di private light: circa 220 mila clienti, di cui oltre 50 mila nella fascia premium con attivi pari a 5,8 miliardi di euro, di cui circa 2,0 miliardi di risparmio gestito e 2,5 miliardi di mutui residenziali in bonis. Senza dimenticare le 85 filiali, 564 dipendenti commerciali e 68 promotori finanziari.
Cosa aggiungere? Poco perché più chiari di così, cifre e trend non potrebbero essere. Fare attività bancaria tradizionale in Italia (private banking compreso) è un business talmente poco redditizio prospetticamente che può costringere a pagare per disfarsene, anche in assenza di non performing loans.
Un orizzonte oscuro per il sistema bancario italiano, a meno di non cambiare completamente strategia di business, soprattutto nel private banking.

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