Successioni più care

In Italia solo il 6% delle successioni avviene per testamento e pertanto la domanda che ci poniamo è perché gli italiani non pianifichino il passaggio generazionale dei loro beni e si attengano alle regole previste dal codice civile per le successioni “legittime”? La risposta è che, probabilmente, le percentuali di ripartizione previste dal nostro codice vengono ritenute eque e quindi non si reputa necessario operare una programmazione anticipata.

I rischi della sottovalutazione
In realtà la successione “legittima” comporta la cointestazione tra gli eredi di tutti i beni del defunto, dalla quale, spesso, conseguono conflitti, con rischio anche della conservazione dei beni. Inoltre, senza pianificazione, non è possibile scegliere la ripartizione dei beni tra i discendenti e si rischia anche di non tutelare a dovere gli eventuali soggetti “deboli” presenti tra gli eredi.
Sul lato fiscale l’Italia un “paradiso” in quanto, non solo le aliquote sono molto basse (dal 4% al 8%), ma vi sono franchigie elevate (un milione di euro per erede), modalità di calcolo della base imponibile convenzionali (valore catastale per gli immobili, patrimonio netto contabile per le aziende) e diverse esenzioni (polizze vita, titoli di stato, quote di società in alcuni casi).
In Europa le aliquote oscillano mediamente tra il 30% e 40% in linea retta e vanno oltre il 50% verso i collaterali.

La simulazione
Ricordiamoci anche quanto è già avvenuto per le aliquote sui capital gain, passate in tre anni (2011-2014) dal 12,50% al 26% e teniamo presente che in Parlamento giace una proposta di legge del 2015 che prevede la riduzione delle franchigie a 250.000 ed un innalzamento delle aliquote con un minimo del 7% ed un massimo del 21%.
Abbiamo operato una simulazione di calcolo per una famiglia composta da padre, madre e due figli, con un patrimonio del valore fiscale di circa 3.500.000 euro (50% immobili e 50% liquidità), considerando il raddoppio delle rendite catastali, la riduzione della franchigia a 250.000 euro e l’aumento dell’aliquota al 7%. Ebbene, il carico fiscale (imposta di successione, ipotecarie e catastali sugli immobili), passa da circa 80.000 a circa 450.000 euro.

Chi sta fermo è perduto
Pertanto rimanere fermi potrebbe rivelarsi deleterio per le proprie finanze, con il rischio che, ereditando patrimoni composti prevalentemente da immobili, non si abbia nemmeno la liquidità per fare fronte al carico fiscale.
Il consiglio è pertanto quello di pianificare la successione quanto prima, valutando quali siano gli atti ed i contratti che consentono, nel rispetto dei diritti degli eredi, di assolvere alle imposte di successione utilizzando le aliquote attuali.
Senza voler entrare nel merito dei singoli istituti, segnaliamo che per il passaggio degli immobili si possono utilizzare le donazioni con riserva di usufrutto e con riserva di disporre, mentre per le imprese, il patto di famiglia è l’unico contratto che permette di derogare al divieto dei patti successori e consente all’imprenditore di passare ai discendenti, quando è ancora in vita ed in esenzione di imposta, l’azienda individuale o la partecipazione di controllo di una società.

La carta del trust
Per la liquidità, il contratto di polizza sulla vita è particolarmente efficiente, mentre, per i titoli, se gestiti attraverso l’utilizzo di una società semplice, diventa possibile scindere la nuda proprietà dall’usufrutto, attraverso la donazione delle quote sociali.
Per tutte le tipologie di asset, uno strumento molto duttile nella pianificazione successoria è il trust, istituto che consente anche di proteggere i beni, attraverso la segregazione degli stessi in un patrimonio separato non aggredibile da eventuali creditori futuri.
In generale tutti gli istituti citati possono essere utilizzati singolarmente o in modo complementare, ma ogni famiglia è diversa dalle altre e pertanto, solo esaminando attentamente la tipologia del patrimonio e lo status dei rapporti famigliari, è possibile scegliere la soluzione più adatta.

Stefano Noro, partner Sala, Noro e Associati

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