Private equity ricoperti d’oro, ma i rendimenti deludono

Ricche commissioni, ma rendimenti scarni. Crescono gli interrogativi intorno ai gestori di private equity. Una ricerca  della Oxford Saïd Business School basata sul database di Burgiss rivela che dal 2006 in avanti i player statunitensi hanno addebitato ai loro clienti commissioni e spese per 400 miliardi di dollari, ma in media hanno reso meno dell’indice S&P 500.

I fondi pensione e altri investitori istituzionali, alla ricerca di rendimenti migliori dopo la crisi finanziaria del 2007-08, hanno aumentato le allocazioni a strategie illiquide di private equity e questo ha generato una corsa all’oro per società come Blackstone, KKR, Apollo, Carlyle e CVC Capital. Gli investitori, tuttavia, hanno difficoltà a valutare il rapporto qualità-prezzo a causa di accordi complessi e opachi che consentono ai gestori di private equity di addebitare più livelli di commissioni nascoste. Tutto questo mentre tra il 2006 e la fine del 2015 circa 2mila di nuova liquidità sono stati raccolti dagli investitori da gestori di private equity statunitensi. Uno squilibrio difficile da sostenere a lungo.

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