Tra ragione e sentimento

Francesca Vercesi

 

Banca Leonardo è passata definitivamente a Indosuez Wealth Management, brand globale specializzato nel wealth management del Gruppo Crédit Agricole. L’acquisizione (i francesi hanno rilevato il 94,1%), annunciata a novembre scorso, ha rafforzato la presenza del gruppo in Italia: 230 collaboratori in sei città diverse (Milano, Roma, Torino, Firenze, Padova, Lecco) per un totale delle masse in gestione che arriva così a circa 6 miliardi di euro. Nel breve termine i due brand restano separati sotto il cappello di Indosuez Wealth Management Europe in vista di un ulteriore possibile sviluppo. Banca Leonardo intanto si sta internazionalizzando e vuole incrementare i servizi del mondo private. Parla Mario Spreafico, direttore degli investimenti di Banca Leonardo.

Come sta andando l’integrazione?

Molto bene. Banca Leonardo è sempre stata forte nei servizi alla clientela private e ora lo è ancora di più essendosi unita a un brand storico. L’aspetto più interessante è che stiamo sviluppando una cultura internazionale. Integriamo la nostra piattaforma di investimento con quella europea, soprattutto nel mondo della gestioni discrezionali. In banca Leonardo abbiamo di certo avuto una pausa di riflessione logica e fisiologica nell’assestamento del passaggio di proprietà. Ma a livello di investimento le performance sono buone e questo aiuta la stabilità della clientela.

Come sono i pesi?

A livello di masse, Banca Leonardo pesa il 20% di Indosuez Europa. Il primo mercato è il Lussemburgo, poi ci siamo noi.

Come funzionano le politiche di decisione sul tema degli investimenti?

Noi dell’ambito wealth management abbiamo un comitato di investimento globale che si tiene mensilmente a Ginevra. In questa sede decidiamo la strategia di investimento. Al tavolo ci sono i paesi di riferimento: Ginevra, Lussemburgo, Sud Europa (di cui sono responsabile), Nord Europa e il capo globale (Frédéric Lamotte, chief investment officer del Gruppo Indosuez Wealth Management, ndr).

Sotto la voce Brexit, cosa si legge oggi in relazione al mondo del private banking?

Con la Brexit, molti player internazionali rientreranno in Italia a mio avviso. Se ci dovesse essere una hard Brexit, i professionisti che hanno delocalizzato gli hub a Londra potrebbero tornare in Italia. Ora lavorano col passporting ma le cose potrebbero cambiare. In questo caso, l’Italia si potrebbe candidare come un paese di riferimento dato che la ricchezza procapite è ancora altissima, è meno concentrata rispetto ad altri mercati e resta una piazza fondamentale per il wealth management.

Qual è il portafoglio minimo da voi?

Un milione di euro.

Tipologia di clienti e servizi. Cosa ci racconta?

Storicamente abbiamo sempre avuto una clientela fatta da imprenditori tradizionali. Oggi la maggior parte sono imprenditori professionisti e con loro si fa una vera e propria attività di wealth management. Possiamo fare cross selling con Crédit Agricole e servizi internazionali che hanno completato la nostra offerta. Lavoriamo bene sul mondo del real estate finance, usiamo inoltre molto i prodotti assicurativi. Inoltre mettiamo a disposizione l’attività di consulenza per l’investment banking facendo da tramite con altre società del gruppo.

Quanto pesa il fatturato delle gestioni discrezionali?

Oltre il 60% ed è ancora in fase di sviluppo. La sfida ora è usare il risparmio gestito come leva di crescita. In Banca Leonardo tra promotori finanziari e banker ci sono 85 persone divise in sei location.

Passiamo alla strategia di investimento. Siete preoccupati per l’Italia?

No. Quello dello spread è un rialzo fisiologico in relazione a un cambio di governo. È l’incertezza della politica che gioca un ruolo forte. A preoccupare, piuttosto, è la guerra dei dazi sull’economia globale e, di conseguenza, su quella europea. L’Italia, quindi, essendo il fanalino di coda in Europa, potrebbe subire ulteriori scossoni.

In generale come vedete il contesto dal punto di vista dei portafogli?

Restiamo positivi sulle azioni a livello mondiale. Abbiamo deciso un lieve sovrappeso su quelle americane e europee- Le banche hanno i multipli ai minimi storici e quindi è un buon momento per entrare. Nel mondo dei governativi, meglio stare su duration medio corte. Nell’investment grade conviene comprare più Usa che Europa (qui ci sono buone occasioni ma occorre essere molto selettivi).

Parliamo di lei…

Da buon capricorno non sono mai le emozioni a prendere il sopravvento. Lavorare nei mercati finanziari significa dosare al meglio ragione e sentimento, sia per decidere tutti i giorni sia  per creare armonia tra colleghi. Faccio il possibile per non trasferire nella mia vita privata le ansie e attese di un lavoro che coinvolge la giornata nella sua totalità…fortunatamente sono circondato da affetti e persone più comprensive di me. Sono appassionato di storia, soprattutto di quella italiana del 900, credo sia stato uno dei periodi più complessi e ancora di difficile interpretazione ma certo un secolo che, nonostante le tragedie, ci ha resi migliori.

 

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