La storia di Banca del Fucino riparte dall’accordo con Igea Banca, presieduta da Mauro Masi (nella foto) e guidata da Francesco Maiolini.
Dopo che nei mesi scorsi sembrava a un passo l’intesa con il gruppo riassicurativo Barents, alla fine la private bank dei principi Torlonia, da tempo in difficoltà (ha archiviato il 2017 con 47,5 milioni di euro di perdite) è finita tra le braccia dell’istituto etneo, forte di 2,6 miliardi di raccolta e circa 650 milioni di impieghi (dopo la cessione di 314 milioni di npl alla Sga)..
L’operazione prevede un’iniezione di capitale da 150 milioni di euro da parte di Igea e la fusione dei due istituti e la nascita di Nuova Banca del Fucino, guidata da Alessandro Poma Murialdo. All’operazione partecipano con quote diverse anche la Fondazione Banca Monte di Lombardia e la Fondazione Pescarabruzzo. La famiglia Torlonia rimarrà nel board, con Poma Murialdo vicepresidente e in tre anni tornerà nell’ azionariato. Perché l’ operazione vada in porto serve l’ intervento, per poco meno di 20 milioni, del sistema bancario attraverso lo Schema Volontario del Fitd.