Le grandi sfide dei mercati

Nel mondo instabile e super veloce di oggi rischiano di rilevarsi infondate anche le previsioni di brevissimo periodo, a maggior ragione si corrono grossi rischi a lanciarsi su previsioni annuali. Nondimeno è importate provare a indicare tendenze e temi almeno di medio periodo per non perdere il senso della prospettiva, assorbiti come siamo dall’incalzare delle informazioni che rendono obsoleta una notizia già dopo poche ore.

 

Preoccupa il debito pubblico

Credo che ci sia un unico tema che finirà per influenzare le decisioni di investimento nell’anno appena iniziato. E non saranno le elezioni europee di maggio 2019, che non saranno – credo – un punto di svolta, come qualcuno ritiene. Qualunque sia il Parlamento che ne uscirà, i Trattati Europei sono difficilmente modificabili e comunque non lo sono certamente nel breve-medio periodo.

Per questo motivo il punto centrale per gli investitori sarà tutto interno: la credibilità del debito sovrano italiano. La fine degli acquisti netti del programma del QE della Bce, la fine del mandato di Draghi e il rallentamento della congiuntura internazionale faranno da sfondo alla situazione della finanza pubblica italiana, che influenzerà l’intera economia del Paese, come ormai evidente a causa della traslazione del rischio Italia direttamente sul sistema bancario. Come avevamo previsto, anche in regime di tassi bassi nella zona Euro, i rendimenti dei titoli di Stato, senza il cappello protettivo del QE, stanno prezzando in modo spietato il rischio Paese, con ripercussioni sui requisiti patrimoniali delle Banche e sul costo della raccolta.

 

Limiti della politica

La finanza pubblica ha sprecato anni di buona congiuntura e di tassi bassissimi senza mettere in ordine i conti; l’insipienza del nuovo Governo Lega- 5 Stelle ha fatto il resto. Non credo che lo squalificato governo, con i suoi impresentabili pseudo economisti (Borghi, Bagnai, Castelli, Rinaldi) possa recuperare credibilità finanziaria: una volta persa non si recupera più.

Se si vuole evitare la terza recessione in 10 anni, possiamo solo fare affidamento nel Presidente della Repubblica che ha sempre la possibilità (meglio, l’obbligo) di non firmare leggi senza coperture. Da qui potrebbe nascere un governo tecnico che non sprechi la straordinaria forza del nostro sistema produttivo; Mario Draghi, finito il mandato alla BCE, può essere l’ultima risorsa

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