Mercato dell’arte: la qualità paga

Di Alessandro Cuomo – Resp. Dip. Finarte Arte Moderna e Contemporanea

 

Il mercato dell’arte segue logiche precise e definite. Talvolta i parallelismi con i mercati finanziari sono evidenti mentre in altre occasioni i funzionamenti sono estremamente differenti. Nelle ultime tornate di fine anno alle aste italiane abbiamo assistito a un fenomeno differente rispetto alle ultime stagioni: i collezionisti hanno scelto opere di qualità, non di nome.

Per semplificare, per chiarezza, non sono andate vendute opere minori di nomi blasonati e già celebrati dal mercato, bensì hanno trovato il favore dei compratori opere speciali, perfette per provenienza e qualità, anche di artisti considerati “minori”. Questo spiega un’evoluzione del mercato che non possiamo assolutamente ignorare. Non basta più alla casa d’aste, alla galleria, all’art advisor, proporre un’opera di un grande artista. Occorre innanzitutto trovare un grande opera.

 

Nomi storici in vista

Venendo ai dettagli e parlando di casi specifici, le aste autunnali di Finarte del dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea e di Fotografia hanno superato quota 1,5 milioni di euro, con quasi il 60 % di venduto. Il 5 dicembre, l’asta di Arte Moderna e Contemporanea si è caratterizzata per gli ottimi risultati di autori quali: Lucio Fontana, Arturo Martini, Renato Guttuso, Dadamaino, Maria Lai e molti altri, confermando l’interesse del mercato per artisti italiani storici con aggiudicazioni ben oltre la stima massima.

 

Da Boetti a Fontana

Un caso molto particolare, che descrive bene quanto spiegato in apertura, si è verificato con il famoso Manifesto, del 1970, di Alighiero Boetti, lotto 111, 100 x 70 cm, aggiudicato a 32.500 euro. Si tratta di un’idea geniale di Boetti per raccontare il movimento dell’Arte Povera. Un multiplo, 46 di 50 esemplari, proveniente dalla pregiata collezione dell’artista Aldo Mondino. Il risultato di hammer price ha stupito la platea degli addetti ai lavori. I collezionisti hanno voluto darsi battaglia, nonostante si trattasse di un multiplo, proprio per il valore storico e qualitativo dell’opera.

Protagonista di quest’asta autunnale in assoluto la ceramica, che ha realizzato ottimi risultati con tutti i lotti venduti. Da sottolineare le aggiudicazioni di entrambe le opere di Lucio FontanaFarfalla e conchiglia (lotto 73), del 1938, che ha visto raddoppiata la propria stima massima per un valore di 101.400 euro e il lotto successivo, Trasfigurazione (lotto 74), del 1949, battuta a 47.500 euro.

Il lotto 68, la terracotta Kore del 1951, di Fausto Melotti, sottolinea il continuo interesse per questo artista che ha quadruplicato il suo valore a 27.500 euro. Recentemente le sorti di Melotti sono state prese in carico dalla celebre galleria Hauser & Wirth che ne ha sancito una costante e graduale crescita.

 

Oltre le previsioni

Le Cycliste, olio su tavola del 1956 (lotto 24) di Gino Severini, ha raggiunto quota 37.500 euro superando la stima massima.

Stime superate anche da Filippo De Pisis che con Il mercato (lotto 62), del 1938 è stato venduto a 16.250 euro. Notevole interesse per le opere su carta di Renato Guttuso che hanno visto continui rilanci in sala: particolare interesse per il lotto 60, Senza Titolo, del 1964, battuto a 9.750 euro con una stima di partenza di 2.000 euro e Studio per Crocifissione (lotto 75), del 1940, venduto a 18.750 euro.

Protagonista femminile dell’asta l’artista del gruppo cinetico Dadamaino, il suo Volume (lotto 123), del 1959, un’idropittura su tela è stata battuta a 57.500 euro; il suo Volume a moduli sfasati (lotto 124) del 1960 a 31.250 euro.

La Dadamaino fa da apripista per Superficie Bianca (lotto 130), del 1975 di Enrico Castellani, che è stato venduto a 171.000 euro.

Un altro esponente dell’Astrattismo italiano, Achille Perilli, ha registrato ottime performance con Il sacro celibato (lotto 165) tecnica mista su tela del 1967 battuto a 35.000 euro.

Nella seconda parte dell’asta è stata la sarda Maria Lai a dettare il tempo con la vendita di tutte e tre le sue opere proposte: IO, IO, IO (lotto 184) del 2000, a 7.500 euro; Senza Titolo (lotto 185), del 1978 a 8.750 euro ed infine Senza Titolo (lotto 186), del 1980 a 25mila euro.

Paolo Icaro ha convinto con il suo Fregio (lotto 190), opera in gesso del 1981 che da una stima minima di 4.000 euro viene venduto a 13.750 euro.

 

Bene gli italiani

Il giorno precedente, 4 dicembre l’asta di Fotografia, sono stati registrati ottimi risultati per l’artista polacca Natalia LL, per cui il mercato conferma l’interesse già dimostrato lo scorso anno stabilendo il nuovo record italiano per il Senza Titolo, dalla serie Consumer Art”, datato 1974 (lotto 198) con 11.250 euro e il Senza Titolo del 1974-1976  (lotto 200) che ha doppiato la stima in catalogo battendo 6.875 euro.

Tra gli autori internazionali da sottolineare i risultati ottenuti dall’americana Nan Goldin che con David by the pool at the Black Room, Princetown del 1976 (lotto 220) ha fatto 6.875 euro; molto bene anche gli artisti/fotografi come la performer Orlan presente con due light-box, lotti 216 e 217, venduti rispettivamente a 3.125 euro e a 5.000 euro; interessante anche il risultato ottenuto da una cartella di nove stampe del coreano Nam June Paik (lotto 214) a 3.500 euro.

Tra gli autori italiani la scena viene mantenuta da Luigi Ghirri con l’aggiudicazione di ben cinque lotti su sei con particolare attenzione al lotto 242, Analogie, “Portfolio Castelli” del 1982 che dopo una serie di rilanci è stata aggiudicata a 11.250 euro.

Al fianco di Ghirri l’altro maestro che si conferma re del mercato è Mario Giacomelli che vede assegnate ben sue undici fotografie con i suoi soggetti classici: i paesaggi marchigiani ed i “pretini” presenti nel primo lotto dell’asta, lotto 1 e al lotto 233 battuti entrambi  a 5.250.

Tra i fotografi italiani contemporanei spiccano Massimo Vitali con Papeete Beach 2, 2004 (lotto 289), 5.000 euro e Maurizio Galimberti con la vendita di tutte e tre le sue opere proposte con New York, Flat Iron n°5, 2008 (lotto 69) che supera la sua stima massima assestandosi a 2.000 euro.

Infine ottima performance di Fabio Mauri che con Language is war, 1974 (lotto 266) supera di gran lunga la stima massima venendo battuto a 11.250 euro, confermando il particolare interesse del mercato per gli artisti visivi che abbiano utilizzato tra i propri media la fotografia.

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