Fondi alternativi per l’economia reale

I fondi alternativi possono svolgere un ruolo decisivo per sostenere l’economia reale, soprattutto in una fase come questa caratterizzata da crescenti difficoltà di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese italiane.

Maria Antonella MassariÈ il messaggio emerso nel corso di un evento organizzato da Aipb presso Villa Necchi Campiglio a Milano. La politica monetaria espansiva messa in atto dalla Bce, i bassi tassi di interesse e i fenomeni ricorrenti di alta volatilità sui mercati azionari negli ultimi tempi hanno contribuito a rendere difficile la realizzazione di performance soddisfacenti per gli investitori. La fine del Qe probabilmente renderà ancora più incerto lo scenario. Se a tale quadro si aggiungono le ripercussioni derivanti dalla crisi iniziata dieci anni fa, hanno spiegato gli esperti intervenuti all’evento, si comprende come sia necessario ricercare nuove fonti di investimento che possano garantire un rendimento interessante. In questo ambito, assumono grande interesse i cosiddetti fondi alternativi che investono in economia reale.

Certo, resta il problema della illiquidità di questi investimenti che tuttavia, se inseriti nel portafoglio con il giusto peso e in linea con gli obiettivi di medio lungo termine dell’investitore, possono portare a risultati migliori nel medio e lungo periodo. Da queste considerazioni nasce la convinzione che i clienti private, in ragione del livello di servizio e della dimensione dei patrimoni investibili, possano ottenere un duplice scopo: stabilizzare le performance degli investimenti nel medio periodo e contemporaneamente alimentare il finanziamento della crescita delle Pmi riducendone la dipendenza dal credito bancario.

 “ Il mercato del private banking si caratterizza per un’ampia diversificazione dei portafogli e una marcata specializzazione verso servizi di investimento ad alto valore aggiunto, ma la quota di investimenti in economia reale risulta ancora molto contenuta”, ha sottolineato Antonella Massari (nella foto), segretario generale di Aipb. “La crescita del loro peso verrebbe facilitata dalla rimozione di alcune barriere che oggi ne ostacolano lo sviluppo e da una più diffusa educazione della clientela e dei consulenti su questa tipologia di investimenti. Le barriere dipendono ad esempio da limiti di investimento piuttosto elevati per la clientela non professionale, limiti che permangono anche nel caso in cui venga assistita da un servizio di consulenza evoluta. Il riconoscimento di una categoria di “well informed investors” che possano sottoscrivere quote di Fia riservati rappresenterebbe un elemento fondamentale per la crescita del peso degli investimenti in economia reale nei portafogli della clientela private”, ha concluso.

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