Il vino entra negli investimenti del private banking

di Giacomo Nicolella Maschietti

Si va dalle poche centinaia alle decine di migliaia di euro. Il mercato dei vini alle aste sta conquistando anche il nostro paese; ne è una dimostrazione l’attenzione delle maggiori case d’asta che stanno aprendo dipartimenti dedicati al settore. Tra le bottiglie più apprezzate da collezionisti e amatori si confermano i Supertuscan – come Sassicaia, Masseto, Solaia, Ornellaia – e vini come l’Amarone di Quintarelli e Dal Forno, il Barolo Monfortino di Giacomo Conterno o di Mascarello e molti altri. L’obiettivo è raggiungere o quanto meno avvicinarsi ai risultati straordinari dei francesi: tra i più importanti Châteaux di Bordeaux, i famosi Domains di Borgogna e i prestigiosi champagne, come Dom perignon, Cristal e Salon. Per gli appassionati di distillati infine c’è ampia scelta tra Whisky, Cognac, Rum e Armagnac pregiati.

Abbiamo intervistato il responsabile de dipartimento Vini e Distillati di Finarte Guido Groppi.

 

Iniziamo da una nota personale: quando nasce la sua passione per il mondo del vino e come è diventata il suo mestiere?

Ho sempre amato il vino, anche se da ragazzo bevevo in modo naive, affascinato dall’aspetto conviviale. Senza premeditazione sposai la figlia della produttrice di uno dei grandi rossi italiani, Montevetrano, un originale e celebrato blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Aglianico prodotto nei Colli di Salerno da Silvia Imparato con il supporto dell’enologo Riccardo Cotarella. La frequentazione assidua con un grande vino ha stimolato la curiosità e affinato il palato, spingendomi ad approfondire le mie conoscenze e diventare sommelier Ais, per poi lasciare il lavoro in azienda e dedicarmi interamente al mondo del vino nella sua dimensione commerciale, italiana e internazionale, online e offline.

 

Da alcuni anni i grandi vini sono arrivati alle aste e competono a pieno regime con tutti gli altri dipartimenti. Esiste un vademecum per il collezionista che si approccia a questo tipo di investimento?

I collezionisti sono in primo luogo appassionati, quindi competenti ma non necessariamente oggettivi nel valutare i limiti di un investimento: il primo consiglio per chi affronta un investimento in vini pregiati è quello di valutare con attenzione i valori di mercato, in particolare in relazione alle potenzialità di invecchiamento del singolo vino, per evitare di farsi portare più lontano del dovuto dal nome dell’etichetta. In secondo luogo considerare con attenzione, prima ancora del valore assoluto della singola bottiglia, i tassi di rivalutazione medi della singola etichetta: se l’investimento è fatto con lo scopo di accrescere il valore della propria collezione, un’etichetta meno famosa di altre può a volte riservare grandi soddisfazioni nelle crescite percentuali del valore. Infine, non disdegnare i vini giovani, sono quelli che hanno davanti a sé un tempo più lungo per rivalutarsi.

 

 

 

Quali sono le bottiglie italiane più apprezzate dai collezionisti? Quelle che negli ultimi 5 anni si sono rivalutate?

In Italia abbiamo alcuni fra i vini con le migliori performance di rivalutazione al mondo, primo nome fra tutti Sassicaia, che negli ultimi anni ha fatto registrare tassi di crescita del valore straordinari; completano il gruppo dei Supertuscan dalle ottime performance i celebri Masseto, Solaia, Ornellaia e Tignanello; il panorama della Toscana vede naturalmente alcuni rinomati Brunello, come Biondi Santi e Soldera, per citare i principali. Dal Piemonte primi fra tutti alcuni Barolo e Barbaresco, fra i quali spiccano i vini di Giacomo Conterno, Gaja, Bartolo Mascarello, Roagna; dal Veneto i più celebri produttori di Amarone, Quintarelli e Dal Forno. Poi ci sono fenomeni straordinari in molte Regioni, eccellenze che spiccano quali San Leonardo in Trentino e Terra di Lavoro e il già citato Montevetrano in Campania, presenti in aste prestigiose in Italia e in tutto il mondo.

 

 

Quanto tempo occorre aspettare per realizzare un investimento in vino pregiato?

Naturalmente dipende dal tipo di acquisto fatto: un acquisto en primeur di grandi vini permette di accedere a sconti importanti rispetto ai prezzi di mercato, poi però sarà necessario aspettarne l’uscita e, quasi sempre, l’affinamento in bottiglia necessario a renderli davvero grandi per ottenere le migliori quotazioni; più difficile spuntare un buon affare con i fine wines merchants, abilissimi nel tenere per sé il massimo della rivalutazione; in questo senso le aste costituiscono invece un’ottima opportunità per investimenti ad alta resa, fatte salve le considerazioni iniziali su come avvicinarcisi.

 

Parliamo di fondi: ne esistono di legati al mondo del vino? Come si costruisce il portafoglio giusto?

I prodotti di questo tipo sono tanti e la maggior parte di essi ha avuto ottime performance di rendimento nel tempo. Non mancano eccezioni, con alcuni fondi che nel periodo 2013-2014 hanno chiuso in seguito a preformance negative. Il principale indice di valutazione dei fine wines è il Liv-Ex 100, vero e proprio punto di riferimento per il valore dei più importanti vini del mondo. Nel vasto panorama internazionale dei fondi di investimento sul vino mi sembra importante segnalare Vinthedge, il primo fondo di investimento basato esclusivamente su vini italiani, presente sul mercato da quasi 10 anni e con performance di tutto rispetto.

 

Quando è in programma il prossimo appuntamento di Finarte legato al vino di pregio?

Negli ultimi due anni la società ha aperto molti nuovi dipartimenti e acquisito la casa d’aste romana Minerva Auctions; in questo programma di sviluppo si inserisce l’apertura al mondo del vino con una prima asta che prevediamo di tenere in novembre e per la quale è già partita la fase di raccolta, alla quale sono invitati a partecipare i collezionisti desiderosi di rinnovare la propria cantina con cessioni e nuovi acquisti. Il primo passo per sottoporre la propria collezione di vini è scriverci all’indirizzo [email protected]: siamo a disposizione per fornire delle valutazioni professionali e riservate.

 

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