La sfida globale dei dati

Di seguito un intervento di Paolo Ghezzi (nella foto), direttore generale di Infocamere
La sfida globale dell’informazione oggi si gioca a livello di zettabyte (ZB), termine particolare che si riferisce al triliardo di byte. L’esplosione informativa, frutto della rivoluzione digitale in corso, ci ha condotto infatti alla produzione di 33ZB nel 2018, un valore che ci si aspetta possa raggiungere i 175ZB entro il 2025. Questa crescita esponenziale nella quantità di dati prodotti sottolinea il ruolo centrale dei Big Data nelle nostre vite. 
Cambio di paradigma
L’affermarsi dei Big Data rappresenta infatti un vero e proprio cambio di paradigma che impatta sia i modelli di business, che la società nel suo insieme e che ci sta portando a essere più che mai data driven. Se l’informazione era prima diritto di pochi, oggi è diventata un bene
diffuso e pervasivo in ogni campo. L’essere data driven non vuol dire soltanto che oggi sono i dati a guidare le nostre azioni, siano queste legate alla strada più veloce da percorrere in auto o alla gestione più efficiente di un pozzo di petrolio: il ruolo emergente dei dati ha implicazioni ben più profonde.
Questa evoluzione ci impone di riconoscere che il dato preso individualmente assume un valore limitato. È guardando ai dati nel loro complesso che riusciamo a scoprirne il valore. Parafrasando le parole del prof. Luciano Floridi, dobbiamo passare dal guardare il singolo granello di sabbia ad osservare la spiaggia. Solo così i dati passano da strumento per registrare fatti accaduti a elemento chiave per la comprensione dei fenomeni. Questo cambiamento coinvolge necessariamente anche il Sistema Camerale. Dove i dati delle imprese in passato venivano registrati principalmente per finalità burocratiche, oggi sono in grado di raccontarci l’evoluzione del sistema imprenditoriale italiano.
Per comprendere l’impatto dei Big Data è utile richiamare il loro utilizzo nelle principali industries e come i maggiori player mondiali si stanno muovendo.
I principali ambiti di applicazione dei Big Data
Un primo esempio di applicazione dei Big Data è dato dal sistema dell’healthcare, un campo nel quale si prevedono investimenti a livello mondiale pari a 6.6 miliardi di dollari nel 2021. In questo ambito la disponibilità di dati relativi ai test clinici delle molecole farmaceutiche, come quelle fornite dall’americana Food and Drug Administration, sta permettendo di applicare metodi di intelligenza artificiale per automatizzare il processo di scoperta di nuovi farmaci . Similmente, l’utilizzo di immagini legate ai tumori della pelle ha permesso agli algoritmi di superare la capacità diagnostica dei dottori.
I Big Data stanno rivoluzionando anche il campo dell’energia; con un investimento globale pari a 2.85 trilioni di dollari entro il 2022, i dati stanno diventando un vero e proprio game changer, permettendo di prevedere errori nelle pipeline di gas e petrolio, fornendo mappature “smart” del terreno ed aiutando le imprese ad estrarre le materie prime in con processi più efficienti .
Anche settori tradizionalmente labour intensive come l’agricoltura hanno visto un forte impatto dell’utilizzo dei dati. Il mercato mondiale dell’agricoltura smart ha toccato i 7 miliardi di dollari nel 2018 e si stima possa raggiungere i 13,5 nel 2023. Non c’è da stupirsi quindi se, come rilevato dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, “il 71% delle soluzioni di agricoltura 4.0 oggi è in grado di supportare le decisioni facendo leva sui dati ottenuti con sistemi di analytics avanzati”.
Big data e nuovi scenari competitivi 
La ricerca di una leadership dei Big Data si gioca tra due pesi massimi: gli Usa e la Cina. L’Europa, che aveva occupato un posto di rilevanza, deve prendere consapevolezza e tornare ad investire per recuperare terreno.
Gli Stati Uniti hanno tradizionalmente operato in un regime di deregulation, dato che nella Federazione non esiste una legislazione unitaria nella protezione dei dati, bensì un insieme leggi federali e dei singoli stati. Questo approccio ha permesso di ottenere dei vantaggi, come ad esempio una maggiore presenza di venture capital e un ampio sistema di imprese innovative, al costo però di una ridotta possibilità da parte dei consumatori di avere controllo sui propri dati.
La Cina, invece, ha operato in un contesto di dirigismo statale sia per quanto riguarda le prassi di utilizzo del dato, sia per i forti investimenti a trazione pubblica in capitale umano ed infrastrutture. È così che gli interventi pubblici hanno facilitato l’accumularsi di ampie disponibilità di dati, a cui si abbina una estesa consumer base di utilizzatori di servizi digitali.
La variabile etica
In questa partita globale l’Europa ha l’occasione di essere l’ago della bilancia sul fronte fondamentale dell’etica. Grazie ad una solida visione unitaria l’Ue è infatti il modello di riferimento per una gestione chiara e trasparente dei Big Data. Questa visione, che trova una importante sintesi nel Gdpr – il primo esempio mondiale di legislazione unitaria dei principi di trattamento dei dati – ha la capacità di imporsi come riferimento per gli altri Paesi, che dovrebbero seguirne le orme.
L’impegno di Infocamere
Non esiste un modello di business unico per sfruttare al meglio le potenzialità dei Big Data. Le imprese che si stanno cimentando nell’estrazione di valore dai dati affrontano curve di apprendimento elevate che richiedono il giusto mix di talento e tecnologie.
L’Europa ha l’opportunità di guidare questa rivoluzione digitale imponendosi come modello di regolamentazione. L’Ue deve inoltre persistere nei suoi sforzi sull’integrazione del mercato unico digitale, evitando frammentazioni. Infine l’Europa deve proseguire nel facilitare l’accesso al credito per le startup innovative che si basano sui Big Data, sia tramite meccanismi di finanziamento, sia favorendo l’ecosistema del corporate venture capital.
InfoCamere, forte della sua esperienza nella gestione del Registro Imprese, che contiene le informazioni di oltre 6 milioni di aziende, rappresenta un modello nell’implementazione della norma. Modalità e processi di gestione del dato camerale si traducono in migliaia di operazioni automatizzate e giornaliere, nella direzione della trasparenza e della certezza del dato. Questa capacità e competenza operativa rappresenta una best practice, che si propone come riferimento per una gestione efficiente per la valorizzazione degli asset informativi nazionali ed europei.

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