Schroders e Lloyds: integrazione nel wealth management

L’alleanza tra Schroders e Lloyds Banking Group annunciata un anno fa, con l’obiettivo di diventare grandi nel wealth management nel mercato britannico, è stata perfezionata. E Schroders Personal Wealth (SPW), la realtà che si è costituita lo scorso giugno, ora è finalmente a regime. Schroders ora possiede il 49,9% della società, mentre il rimanente 50,1% è posseduto da Lloyds Banking Group.

 

Riorganizzazione in atto

A ottobre SPW è diventata dunque ufficialmente operativa, ma il processo di roll out proseguirà fino ai primi mesi del 2020 con il trasferimento dei clienti. Mentre più di 500 dipendenti sono già passati nella nuova unit in estate. “Schroders Personal Wealth sta facendo grandi progressi e sta rispettando le tempistiche per il lancio a pieno regime sul mercato britannico. Il business ha superato diverse tappe chiave e intrapreso il trasferimento dei clienti esistenti idonei”, ha commentato un portavoce di Schroders Personal Wealth. È stato inoltre da poco nominato il ceo, previa approvazione delle autorità finanziarie. Si tratta dell’ex capo di IG Group Peter Hetherington. Hetherington va a sostituire James Rainbow, che ha guidato la società nella sua fase di lancio e ora va a fare il capo della distribuzione nel Regno Unito e in America Latina presso Schoders.

A ottobre è stata anche annunciata la composizione del cda: il presidente è Antonio Lorenzo, Peter Hetherington è il ceo, Joel Ripley è il cfo, Dena Brumpton, ex ceo di Barclays Savings, Investments e Wealth Management è independent non-executive director, Adam Seale, prima ceo della piattaforma di investimento Interactive Investor, è l’altro independent non-executive director, Peter Harrison, Peter Hall, Donald MacKechnie e Stuart Sinclair sono i non-executive director.

 

Cosa cambia

L’accordo metto insieme da una parte Schroders, alla ricerca di stabilità e masse, dall’altra Lloyds Banking Group, desiderosa di tornare sul mercato della consulenza. Così è ufficialmente partita una partnership strategica che ha l’obiettivo di creare un polo di primo piano nel mondo del wealth management. L’accordo prevede la gestione da parte di Schroders degli 80 miliardi di masse provenienti da Scottish Widows e gli asset di Lloyds. In una fase di grande rivoluzione per il settore del risparmio gestito, l’asset manager inglese, quotato alla borsa di Londra, ma ancora in mano all’omonima famiglia, ha puntato forte sulla banca britannica per mettere in sicurezza il proprio futuro. Il deal è uno dei più grandi mai siglati finora in un mercato, quello del risparmio gestito, che ha visto operazioni di grossa taglia come, in Italia, l’acquisizione di Pioneer da parte di Amundi o l’integrazione tra l’americana Janus e l’inglese Henderson. Le masse sono cruciali perché permettono di ridurre i costi in un momento in cui l’avanzata degli Etf e dei fondi passivi a basso costo si fa sempre più sentire.

 

Gli step dell’intesa

Sei anni dopo aver abbandonato il mercato della consulenza finanziaria retail in seguito di una serie di scandali di mis-selling, la decisione dei Lloyds di rientrarci, grazie a Schroders, ha diviso l’opinione di analisti e investitori. Sta di fatto che con questa joint venture, le due società hanno fatto sapere di voler entrare “tra i primi tre financial planner globali in cinque anni”. Nel dettaglio, il progetto riguarda la fusione della divisione wealth management di Lloyds, che ha masse per 13 miliardi di sterline (17 miliardi di dollari). Con questo accordo Schroders è dunque gestore degli investimenti attivi dei circa 80 miliardi di sterline delle attività assicurative e patrimoniali di Scottisch Widows e dei Lloyds (che comprende i 13 miliardi di sterline trasferiti alla joint venture e i 400 milioni di sterline trasferiti al business del wealth management britannico di Schroders). I numeri quindi sono interessanti, fanno sapere gli analisti, ma c’è ancora molta strada da fare per raggiungere l’ambizioso obiettivo di masse che gli analisti di Berenberg stimano tra i 50 e i 60 miliardi di sterline nei prossimi cinque anni. Alcuni nel settore sono scettici su questo deal mentre altri pensano che sia invece una “grande idea”. Gli scettici ritengono che i Lloyds siano una banca troppo tradizionale per riuscire a entrare in un mercato tanto competitivo come quello del wm e che  Schroders non abbia (nonostante la unit di wealth management in Cazenove Capital) sufficiente esperienza nei campi della pianificazione finanziaria, pensionistica e fiscale. Mentre un esperto di M&A, Kevin Pakenham, ritiene che la nuova jv sia una buona operazione perché “unisce il mix Cazenove/Schroders su gestione dei clienti e processi di investimento alle esigenze tipiche dei clienti di una banca retail.

Il nodo è la divisione It: dovrà essere all’altezza. Solo in questo caso, il deal potrà essere in grado di offrire un rapporto qualità-prezzo ai clienti interessante”. Altri analisti ritengono che la partnership sia un chiaro esempio dell’integrazione verticale che sta avvenendo nel mondo del wealth ma dicono che la struttura della JV sia “inusuale” nel settore. Aggiungono poi che la forza motrice dietro l’intero deal sia il mandato di 80 miliardi di sterline che Lloyds ha affidato a Schroders, dopo che ha ritirato il contratto originale da Standard Life Aberdeen per le preoccupazioni su potenziali conflitti di interesse con il gruppo allargato quando Aberdeen si è fusa con Standard Life. In cambio, Lloyds ha accesso alla crescente piattaforma di Benchmark Capital di Schroders, alle sue attività di private banking e Cazenove Capital. Niral Parekh, responsabile retail e wealth di Capco, ha detto: “Schroders ha ottenuto il mandato e l’accesso alla rete di distribuzione dei Lloyds. I Lloyds, invece, dando il mandato a Schroders, puntano a eliminare un conflitto di interessi e un rischio reputazionale che tanto ha pesato e ancora pesa sulla banca inglese”, ha concluso.

 

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