Economia e investimenti: le sfide del 2020

di Marcello Gualtieri

 

Cosa ci attende nel 2020? L’evento dell’anno sarà sicuramente l’elezione del nuovo Presidente Usa, fissata per novembre. Ancora non si conosce il nome dello sfidante di Donald Trump, ma si sa di certo che la battaglia sarà decisa dai temi economici perché è sempre stato così.

 

Bilancio dei 4 anni

Il modello economico proposto dal presidente uscente, efficacemente riassunto nello slogan “America first”, nelle precedenti elezioni ha saputo bene interpretare gli umori dell’America più profonda, e ha sicuramente portato alcuni dei risultati promessi: una certa riduzione delle tasse (anche se non nella misura promessa), la prosecuzione di un lunghissimo ciclo economico positivo, una disoccupazione ai minimi storici.

Fa da contraltare a questi risultati una decisa contrazione del commercio internazionale, innescata dalla politica dei dazi unilaterali introdotti dall’amministrazione Trump nei confronti di Cina ed Ue. E proprio questo credo che debba essere il terreno di sfida.

 

Chiusura penalizzante

Le serie storiche dimostrano che a lungo andare le politiche protezionistiche hanno sempre nociuto a tutti, ivi compreso il paese che le ha introdotte, anche se in un primo momento se ne avvantaggia. E ciò avviene per tre ordini di motivi: il primo perché i dazi coprono le inefficienze produttive delle aziende nazionali; il secondo perché innescano misure ritorsive di segno contrario; il terzo perché la conseguente contrazione del commercio internazionale colpisce anche chi ha introdotto per primo i dazi. Credo che il ciclo economico trumpiano si trovi esattamente a questo bivio, fino ad oggi gli Usa hanno goduto di vantaggi concorrenziali e competitivi a seguito dei dazi introdotti, ma entro breve arriveranno gli effetti indesiderati dei dazi.

“America first” ha significato in primo luogo la perdita del ruolo degli Usa quale leader globale dell’economia di mercato, bisognerà spiegare bene agli americani gli effetti economici di questa perdita.

Credo che la sfida debba essere svolta su questo campo, se invece si rincorrerà Trump su temi giudiziari e personalistici, si commetterà lo stesso errore commesso da Ilary Clinton, e si finirà in un campo in cui l’istrionico Donald Trump è molto più abile di qualunque sfidante.

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