Il private equity punta sui poli industriali

 

“I fondi di private equity continuano a guardare con grande attenzione alle aziende sane del made in Italy, ma rispetto al passato hanno assunto un atteggiamento più paziente, di lunga durata”. Andrea Giardino, socio dello studio legale Gatti Pavesi Bianchi, è uno dei maggiori conoscitori del settore, che segue insieme all’ambito m&a e del diritto societario.

 

Avvocato, negli ultimi anni l’interesse dei fondi verso il mercato italiano è risultato in continua crescita, ma oggi i multipli non sono più così a sconto rispetto agli altri paesi europei. Vede una frenata all’orizzonte?

Non credo. I private equity guardano alle aziende sane, già internazionalizzate, ma con un ampio potenziale inespresso su questo fronte e in Italia sono tante le realtà che rispondono a questo identikit. Certo, oggi il rischio Italia è meno percepito dal mercato, per cui le acquisizioni viaggiano intorno a 5-6 volte l’Ebitda come media, ma salgono a 7 nel pharma e nella moda si va anche oltre il 10. Quindi chi investe in questi settori è consapevole di non poter valorizzare l’investimento e uscire dopo pochi anni. Dovrà affiancare la crescita aziendale per un periodo medio-lungo.

 

Quelli che ha citato sono anche i settori oggi più caldi?

L’Italia è ricca di aziende farmaceutiche terziste di limitate dimensioni, che nei fondi possono trovare una leva per accelerare la propria crescita. Lo stesso vale per la moda: personalmente ho seguito tra gli altri la cessione di Ngg, nota soprattutto per il marchio di streetwear Off-White al gigante americano

dell’e-fashion Fairfetech, che a Wall Street capitalizza 5 miliardi di dollari. È stata un’esperienza molto formativa anche perché, avendo condotto in prima persona le trattative con il numero uno del gruppo Usa, José Neves, per creare la struttura finanziaria più adatta a questo tipo di operazione.

 

Questo ci porta a concludere che anche il ruolo dell’avvocato d’affari è in evoluzione: non solo consulenza legale, ma affiancamento nel business?

Fermo restando che le nostre competenze restano quelle legali, siamo sempre più portati ad avere un ruolo attivo nell’affiancare i nostri clienti imprenditori.

 

Torniamo al private equity: quali sono i trend emergenti?

I fondi oggi sono interessati a creare poli industriali per generare economie di scala. Lo vediamo ad esempio nei settori dell’alimentare e della plastica: entrano nel capitale di un’azienda e poi tendono ad acquisirne altre per dar vita a realtà più grandi.

 

Chiudiamo con una curiosità. Tra le operazioni più recenti che ha seguito vi è stata l’acquisizione della Fiorentina da parte del magnate americano Rocco Commisso, che poi l’ha voluta come membro del collegio sindacale. Se consideriamo che anche il Milan e la Roma sono nelle mani di investitori internazionali, possiamo dire che il calcio italiano è un altro target di grande interesse per chi gestisce fondi?

Commisso ha investito con una logica puramente imprenditoriale e non finanziaria. Quanto alla sua domanda, i private equity stanno guardando alle società di calcio perché oggi molte di loro presentano un enorme potenziale inespresso. Tuttavia, è un settore nel quale è difficile fare stime legate alla redditività. Non è un caso se chi vi investe cerca garanzie sulla possibilità di costruire gli stadi, in modo da avere altre fonti di entrate.

 

 

 

 

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