Opportunità d’Elite per le imprese

Simona Maggi

 

 

Il contesto attuale genera una certa difficoltà nel prevedere le scelte migliori per investire il proprio patrimonio. Infatti se oggi le famiglie benestanti avessero la possibilità di riallocare l’intero patrimonio finanziario, la scelta di investire a breve termine peserebbe in misura maggiore di quanto non emerga oggi dalla composizione dei portafogli del private banking. Mediamente desinerebbero il 27% del proprio patrimonio a liquidità e altrettanto in investimenti a breve con un orizzonte di 1-2 anni, ma un terzo sarebbe comunque destinato a investimenti di medio periodo e il 15% a investimenti nel lungo periodo.

 

Protezione prioritaria

L’incertezza che caratterizza l’attuale contesto, sia italiano, sia internazionale fa sì che l’obiettivo principale dell’investimento per la maggioranza relativa (41%) delle famiglie private sia di proteggere il patrimonio per poterlo trasmettere, mentre il 33% mira a mantenere l’attuale tenore di vita e un quarto circa si pone come priorità quella di vedere crescere il patrimonio. Se però si indaga l’opinione sulle prospettive del Paese a medio termine (che cosa succederà all’economia italiana tra tre anni?) prevale nettamente l’ottimismo: la metà esatta delle famiglie benestanti pensa che le cose miglioreranno e solo meno di un quinto pensa che andremo incontro ad un peggioramento.

Nonostante tutto ce la faremo, quindi. Ma le famiglie private mantengono un giudizio complessivo critico sull’Italia: il 55% si pronuncia negativamente e solo il 39% esprime una valutazione positiva. Tra le élite economiche, le famiglie abbienti e gli imprenditori permane quindi un atteggiamento critico che sembra avere a che fare con le note difficoltà del nostro Paese nel fare sistema. Infatti, queste valutazioni negative rientrano quando da una visione generale si chiede un giudizio sulle aziende e prodotti italiani: i giudizi diventano nettamente positivi. Come per gli stranieri, che guardano all’Italia con spirito critico ma le riconoscono grandi potenzialità, anche le élite economiche italiane avrebbero pochi dubbi nel consigliare agli amici investimenti in aziende nazionali: quasi due terzi lo farebbero. La spinta ad investire è dettata principalmente, e nettamente, dal livello di qualità che caratterizza il nostro sistema produttivo. Molto distanti invece le motivazioni relative al dinamismo e all’affidabilità. D’altronde il tema della qualità è il tratto caratterizzante il Paese, accompagnato alla creatività ed inventività che ci distingue e ci viene riconosciuto a livello internazionale.

 

Cresce il peso dell’economia reale

Oggi l’investimento delle famiglie servite dal private banking nell’economia reale italiana è ancora contenuto ma significativo: 125 miliardi di euro investiti direttamente e indirettamente nelle imprese produttive italiane non finanziarie. Buona parte di questo ammontare è frutto delle scelte dirette e consapevoli di investimento (23miliardi di euro, più del doppio del finanziamento diretto delle famiglie retail di 10 miliardi). Le famiglie private, tra le finalità dei loro investimenti, dichiarano un interesse esplicito verso temi riguardanti lo sviluppo del Paese, riconoscono che il benessere della loro famiglia beneficia della crescita del Paese e del benessere della collettività e sono convinte che per accrescere la competitività dell’Italia sia prioritario incentivare lo sviluppo delle imprese e favorire gli investimenti privati.

 

Ponte tra due mondi

Senza dubbio il Private Banking ha oggi l’opportunità di ricoprire un ruolo importante, anello di congiunzione tra investitori individuali che sempre più frequentemente guardano verso asset class alternative per cercare performance che oggi non si trovano negli investimenti tradizionali, e la rilevanza della “fisicità” dell’investimento che deriva dalla conoscenza diretta delle storie imprenditoriali che producono valore, frutto di un processo di selezione che dedica una particolare attenzione anche all’aspetto emozionale degli investimenti.

 

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