La nuova era del capitalismo

Viviamo in un mondo nuovo. L’era dei rendimenti negativi o zero, se non si prendono rischi significativi. Karl Marx aveva predetto che quando i tassi sarebbero scesi a zero il capitalismo sarebbe morto, ma ora che siamo in questa condizione vediamo che, pur con qualche importante problema di disuguaglianza, sembra vivo e vegeto. Almeno in apparenza.

 

Equilibrio da trovare

Ma il problema del mondo bancario e finanziario è lo stesso per tutti: dove trovare un mix virtuoso fra rischio e rendimento che offra un orizzonte di valore che non sia esclusivamente in quel lunghissimo periodo dove, come diceva John Maynard Keynes, saremo tutti morti, almeno in termini di business? Senza dimenticare che il tema centrale non è trovare un un’azienda, un titolo, un settore, un’asset allocation per sopravvivere, ma supportare strategicamente un orizzonte di crescita per tutto il sistema.

 

Paperless decisivo

E’ per questo che bisogna essere pragmatici. Sappiamo che lo sviluppo del paperless banking per ridurre i costi amministrativi, la riprogettazione del modello distributivo e l’ibrido tra fisico e digitale potranno ridurre il cost/income complessivo. Così come è chiaro che una reale qualità del modello di servizio e un concreto approccio in ottica di reputation banking potrà in parte giustificare i costi di gestione fatti emergere dalla Mifid 2. Ma tutto ciò non basterà se i tassi continueranno a mantenersi sui livelli attuali oltre il prossimo quinquennio, generando una vera e propria trappola della liquidità.

In un simile contesto, crediamo che la ricerca della redditività o del rendimento perduto debba passare da uno sforzo straordinario in termini di innovazione. In altre parole, se il capitalismo bancario e finanziario del passato non offre più rendimento perché sono mutati i parametri tecnici e strategici di contesto, è necessario provare ad immaginare qualcosa di nuovo. Se si continuano a fare le stesse cose di prima, la crisi non passerà ma si aggraverà. Senza dimenticare che i processi di innovazione vanno pensati in maniera non uniforme. Usando, cioè, driver diversi per cluster di business diversi.

 

La leva del digital

Partiamo dal primo, quello più difficile perché relativo alla vera leva di cambiamento del presente e del futuro: la digitalizzazione. Una leva che moltiplica gli spazi e le opportunità di business ma abbatte strategicamente l’arca perduta che stiamo cercando: il rendimento e la redditività. Nell’era della sostituzione tecnologica, infatti, la nuova sfida è quella di scoprire come suddividere al meglio il lavoro tra le persone che detengono le conoscenze e le macchine. Un confine si sposta continuamente. Insegniamo ai computer a fare un lavoro delle persone (ad esempio, con il trading algoritmico) ed il prezzo di quella competenza e di quella professionalità diminuisce rapidamente.

Una sola conseguenza: ci sono quelli che imparano a fare qualcosa di più complesso/diversificato e quelli che non lo imparano. Il primo gruppo solitamente viene pagato più di prima, e il secondo gruppo di meno. Il primo rappresenta un’opportunità, il secondo diventa progressivamente un costo.

Le competenze e le idee si pagano e, per quanto esistano i brevetti, non si possono imprigionare per sempre. E più un sistema come quello finanziario è composto di idee, più in fretta può scendere di prezzo a causa della diffusione incontrollata.

 

Accelerazione del business

Ecco il vero problema della digitalizzazione globale. La chiave di volta economica è una sola: quando si combinano innovazione digitale e curve di apprendimento i prezzi calano a un ritmo mai visto. È per questo che c’è un forte incentivo a rendere digitale qualsiasi cosa: perché ciò che diventa digitale entra a far parte di qualcosa di più grande, qualcosa che non solo va più veloce, ma accelera continuamente e permette a ogni cosa di costare meno e fare di più.

E’ per questo che il capitalismo del passato è finito. Ed è per questo che dobbiamo innovare e ibridare per fare business nel sistema bancario e finanziario del futuro.

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