Family office, le economie di scala fanno la differenza

 

“Ci sono business che le banche hanno smesso di presidiare in maniera puntuale, lasciando così spazi per i family office con know-how specialistico. Vogliamo puntare su questi spazi di mercato e per farlo è utile crescere anche per linee esterne”. Andrea Caraceni, amministratore delegato di Cfo Sim vede così l’evoluzione in atto nel mercato, che ha spinto la società milanese a rilevare Alpe Adria Gestioni Sim.

 

Costi di compliance, investimenti in tecnologia e tassi bassi. Sono le sfide con le quali deve fare i conti chi opera nella gestione dei risparmi e il discorso vale a maggior ragione per i family office, tradizionalmente strutture di dimensioni ridotte. Come si fa a generare margini in questo contesto, anche alla luce della crisi economica generata dal Covid-19?

Quello che ha descritto è uno scenario che chiama tutto il settore a interrogarsi sulla sostenibilità del business. Con i tassi d’interesse destinati a restare molto bassi a lungo, generare rendimento al netto delle commissioni non è facile. Non è un caso se in sette anni le Sim in Italia sono crollate da 600 a 200 circa. Così non basta più essere bravi: bisogna anche ricercare le economie di scala.

 

Da qui la vostra scelta di rilevare Alpe Adria Gestioni?

“Sì, parliamo di una Sim radicata da 35 anni in un territorio ricco come il Nord-Est Italia, che può contare su clienti come le famiglie Zanussi e Zoppas. Una realtà che offre analisi, scelte di indirizzo e servizi per la conservazione e la crescita dei patrimoni delle famiglie clienti.

Cfo Sim ha rilevato il 52% del capitale, mentre il restante 48% rimane in capo alle famiglie fondatrici, a cominciare dal presidente Michelangelo Canova, per cui lavoreremo insieme, affiancando ai consolidati servizi di gestione e consulenza patrimoniale, nuove proposte personalizzate nell’ambito del family office, nelle due anime di private banking e corporate finance.

 

Come cambia Cfo dopo questa operazione?

Rafforziamo la formula glocal: l’intelligence e l’analisi dei mercati è centralizzata, mentre di pari passo rafforziamo il radicamento nei territori più interessanti. Questo significa che abbiamo sempre necessità di nuovi professionisti insieme ai quali sviluppare la presenza commerciale in Italia e all’estero: ricordo che siamo l’unico intermediario abilitato in libera prestazione di tutti i servizi di investimento in tutti i paesi europei. A chi sceglie di venire con noi possiamo offrire di lavorare nel più grande family office italiano indipendente, dato che è completamente autonomo da gruppi bancari, assicurativi e finanziari.

 

Quali sono gli altri filoni sui quali puntate per crescere?

Negli ultimi anni le banche, impegnate in primo luogo nella riduzione dei costi, si sono ritirate quasi del tutto da alcune attività un tempo importanti come il trading per la clientela. Hanno chiuso i desk proprietari e abbiamo visto ampliarsi gli spread. Si è così creato uno spazio di mercato in cui chi come noi ha competenze specifiche può crescere. Vediamo opportunità anche alla luce del nostro modello organizzativo: non vendiamo prodotti, guadagniamo solo per la consulenza offerta, che è davvero indipendente dagli interessi delle fabbriche di settore. La nostra offerta è a 360 gradi: non solo gestioni private ma anche assistenza corporate al cliente, che oltre al patrimonio, necessita di supporto alla gestione della propria azienda.

Attualmente il gruppo Cfo conta 2,1 miliardi di euro di masse tra amministrato e gestito e l’ultimo bilancio ha evidenziato un utile consolidato di un milione di 12 milioni aggregati.

 

Un gruppo in salute, dunque, che però ora deve fare i conti con l’ulteriore complicazione di una profonda recessione. Cosa cambierà a suo avviso?

Lo scenario si è fatto ancora più complesso, ma il Covid-19 costringe l’intero settore a compiere scelte definitive che potranno portare benefici. Penso alla

Digitalizzazione, ormai diventata un must, che può aiutare a generare efficienza. Le videoconferenze con i clienti probabilmente diventeranno molto più frequenti che in passato, così come l’utilizzo delle app. La corsa alla solidarietà di queste settimane farà inoltre crescere il filone della filantropia. Insomma, guardiamo al futuro con ottimismo.

 

 

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