Credit Suisse-Ubs, prove di fusione

Tornano prepotenti i rumors di una possibile fusione tra Ubs e Credit Suisse, rispettivamente prima e seconda banca svizzera. Come riporta Il Sole 24 Ore, tra il presidente del cda di Ubs, il tedesco Axel Weber, e il suo omologo in Credit Suisse, Urs Rohner, ci sarebbero colloqui in corso per arrivare a un accordo. Il progetto, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe già un nome: Signal. E dovrebbe essere svelato all’inizio del 2021, per poi concretizzarsi alla fine del prossimo anno. La notizia era rimbalzata sul sito elvetico di informazione finanziaria Inside Paradeplatz, innescando diversi movimenti di Borsa sui titoli dei due istituti, tanto che nella giornata di lunedì Ubs ha terminato con un rialzo del 2,5% e Credit Suisse con un progresso del 4,3%. I movimenti sui titoli non sono la prova dell’esistenza di trattative, ma sicuramente sta a significare che gli operatori finanziari giudicano la notizia molto verosimile.

Sta di fatto che, secondo la testata elvetica, Axel Weber avrebbe già informato delle sue intenzioni il ministro delle Finanze Ueli Maurer e la Finma, l’autorità di vigilanza sui mercati. Addirittura, ci sarebbero già ipotesi sulla governance: Weber sarebbe presidente del cda del nuovo gruppo e rimarrebbe così al vertice oltre il 2022. Il ceo del nuovo gruppo, invece, potrebbe essere lo svizzero Thomas Gottstein, attuale timoniere di Credit Suisse. In caso di fusione, sempre secondo Inside Paradeplatz, i tagli al personale sarebbero in evitabili. Il nuovo gruppo, infatti, potrebbe vedere una sforbiciata del 13% dei posti, considerando gli attuali 48 mila dipendenti di Credit Suisse e i 70 mila di Ubs, per un totale di circa 15 mila addetti.

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