Private banking: le strategie di Intesa SP in Svizzera

Per completare l’operazione occorrerà attendere i primi mesi del 2020. A quel punto Intesa Sanpaolo potrà aggiungere un nuovo tassello alla sua strategia di rafforzamento internazionale nel mercato del private banking. Nei primi giorni di ottobre, infatti, la controllata Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking ha raggiunto un accordo con Reyl & Cie. per rilevare il 69% del gruppo bancario indipendente con sede a Ginevra, che conta circa 400 collaboratori, masse amministrate per 18 miliardi di franchi svizzeri (poco più di 16,7 miliardi di euro) e un patrimonio netto regolamentare di circa 250 milioni di franchi svizzeri (232 milioni di euro). Oltre che nei Cantoni, la banca sarà presente anche nell’Unione Europea, in America Latina, in Medio Oriente e in Estremo Oriente.

 

Polo elvetico

Una volta ottenute tutte le autorizzazioni, Intesa conferirà in Reyl la controllata Intesa Sanpaolo Private Bank Suisse Morval, hub del private banking creato dopo l’acquisizione di Morval dagli Zanon di Valgiurata, che sono rimasti nel capitale con una quota minoritaria. “La partnership con Reyl conferma la strategia del gruppo Intesa Sanpaolo, che è da lungo tempo orientata verso un modello di business incentrato sul wealth management & protection”, ha spiegato in una nota Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking.

 

Risiko in atto

Questa operazione conferma l’interesse del settore finanziario verso il business del private banking, che rispetto ad altri ambiti come la banca commerciale garantisce un ridotto assorbimento di capitale e non deve fare i conti con il rischio di prestiti che finiscono in malus. Un’eventualità concreta soprattutto alla luce della nuova recessione apertasi con lo scoppio della pandemia di Coronavirus.

Nelle scorse settimane sono emerse nuove voci in merito alla possibile offerta di Mediobanca per acquisire Banca Generali di cui si era vociferato a inizio anno. Stando i rumors Piazzetta Cuccia era pronta ad avanzare un’offerta sulla banca private guidata da Gian Maria Mossa, salvo decidere poi di mettere tutto in stand-by per due ordini di ragioni: l’incertezza causata dalla pandemia e il brusco calo in Borsa del titolo Generali, che controlla poco più del 51% dell’asset manager e di cui Mediobanca possiede circa il 13%. Stando alle ricostruzioni giornalistiche, Mediobanca avrebbe voluto utilizzare in parte proprio le azioni triestine per rilevare la banca del Leone.

 

Scenario in evoluzione

Intanto Mediobanca continua comunque a guardarsi intorno a caccia di possibili prede. “Un’eventuale acquisizione di Banca Generali sarebbe risultata secondo noi coerente con la strategia più volte annunciata dal ceo di Mediobanca che prevede il rafforzamento in business a minor assorbimento di capitale rispetto al corporate/commercial lending, con un revenue model basato prevalentemente su ricavi fee-based ricorrenti”, spiega un report di Equita Sim. Secondo i rumors, Piazzetta Cuccia potrebbe tornare all’attacco quando lo scenario macro di sarà rasserenato. E Banca Generali, con i suoi 70 miliardi di euro di masse in gestione e una redditività attesa da 250 a 280 milioni a livello di utile netto nei prossimi anni, è il boccone perfetto. Ma tra le possibili spose ci sarebbero anche Azimut, Banca Mediolanum e Fineco.

Il risiko non riguarda solo gli operatori italiani. In Svizzera si parla periodicamente della possibile fusione fra Ubs e Credit Suisse, che darebbe vita a un gigante mondiale del settore. Anche in questo caso, si tratta di trovare un’intesa sulle differenti valutazioni fatte dalle due parti.

 

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