A.A.A. Inflazione cercasi

di Marcello Gualtieri

 

Il mistero si fa sempre più fitto e persino le autorità deputate a fornire una chiave di lettura adeguata sembrano brancolare nel buio. Nonostante l’enorme liquidità iniettata nei mercati finanziari, i prezzi stentano a decollare.

 

Visioni differenti

L’emergenza sanitaria ha spinto a dirottare online il tradizionale incontro tra banchieri centrali che si tiene a Jackson Hole (Kansas). L’attesa era grande, per valutare l’atteggiamento dei governatori di fronte alla crisi globale provocata dalla pandemia Covid-19, ma il risultato finale non è stato di particolare valore strategico.

Si sono confrontate sostanzialmente tre visioni: quella della Fed, della Bank of England e della Bce. Grande risalto si è dato sulla stampa alla posizione della Banca centrale Usa, che ha modificato la sua abituale attitudine a considerare il limite puntuale del 2% del tasso di inflazione, come il tasso soglia al cui raggiungimento invertire la politica monetaria da espansiva a restrittiva. La Fed ha dichiarato che il 2% di tasso di inflazione non deve più essere considerato come valore puntuale (raggiunto in un determinato momento), ma come un valore medio calcolato entro un certo lasso di tempo (peraltro non specificato). Cosicché, quando l’inflazione sarà al 2%, bisognerà fare una media, bilanciando gli anni di inflazione bassa con quella di inflazione alta. Il cambiamento è sicuramente di rilievo, tuttavia data la constante tendenza dell’inflazione a valori di gran lunga inferiori al 2%, non sembra che al momento questa variazione di strategia sia destinata a sortire alcun effetto sul mercato. Insomma, tanto rumore per nulla.

 

La manica divide l’Europa

La Bank of England ha invece lanciato l’idea di acquisti massicci non solo di titoli di Stato, ma anche di titoli corporate. E non vi è chi non veda il rischio connesso a tali acquisti, che potrebbero deteriorare la qualità dell’attivo della Banca Centrale. Ma, evidentemente, la Bank of England teme più gli effetti della crisi del Covid (e magari anche quelli di una hard Brexit) rispetto a eventuali default di titoli con scarso rating detenuti nell’attivo. Diciamo che anche questo fa parte del momento a dir poco confuso che vive il Regno Unito sotto vari profili.

La Bce ha da canto suo illustrato il suo Pandemics Emergency Purchase Program da 1.350 miliardi che si affianca agli altri interventi varati in sede Ue, in primis, il Recovery Fund.

Insomma nessuna reale svolta, nessuna idea sulla riforma del sistema finanziario mondiale da troppo tempo privo di un soddisfacente inquadramento, nessuna risposta alle due domande chiave: perché l’immensa liquidità immessa in circolazione dalle Banche Centrali non si è tramutata in inflazione? E, dunque, dove è finita?

 

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