L’ora della rotazione di portafoglio

Da alcuni mesi Banca Generali può contare sul supporto di una figura d’esperienza come Massimo Donatoni, che supporta i manager di rete e i private banker della banca guidata da Gian Maria Mossa. Al 57enne manager veronese, che a lungo in carriera si è occupato di clienti Ultra High Net Worth Individual, abbiamo chiesto di riflettere sullo scenario attuale e di raccontarci il contributo che una professionalità come la sua ha portato alla Banca del Leone alato

 

L’attività di supporto dei portafogli con la linea dell’advisory è molto complessa in una fase come questa. Come si può intervenire aiutando i consulenti?

Al centro di ogni strategia c’è l’analisi del contesto di mercato che oggi ci obbliga a fare una serie di riflessioni. In primis bisogna prendere atto che il mondo dell’obbligazionario vede tassi di interesse azzerati e quindi bisogna comprendere che l’aspettativa non può essere quella dei ritorni facili e soddisfacenti cui si era abituati in passato. C’è poi il mondo dell’equity, che sta raccogliendo i flussi prima destinati a quello delle obbligazioni. Questo produce l’effetto di gonfiare i prezzi dell’azionario e rendere instabile il mercato. Preso atto di questo scenario, i passaggi successivi sono comprendere e illustrare al cliente cosa possiamo mettere in campo per gestire la situazione attuale.

Per proteggere i portafogli, consulenti e clienti devono essere consapevoli che in questa fase si deve accelerare verso una rotazione degli strumenti finanziari che, da quelli classici, direzionali, long only o con basso grado di flessibilità, conduca verso una pluralità di soluzioni con investimenti diversi e caratteristiche differenti che siano maggiormente flessibili e che, allo stesso tempo, abbiano scarsa correlazione tra di loro preferendo, in particolare, anche investimenti nell’economia reale, alternativi, come Pac e soluzioni illiquide. Soluzioni che consentono al consulente di emergere come il regista di queste rotazioni di portafogli che permetteranno di proteggere tutti gli asset.

 

Come si inserisce la sua esperienza in una rete dal profilo private come Banca Generali?

Sono in questo settore da 37 anni. Nel tempo ho ricoperto diversi ruoli tra commerciali e gestionali, ma accomunati dal fatto di avere come core business la clientela più importante, quella High Net Worth Individual. Un’esperienza che mi ha messo nella condizione di maturare una forte conoscenza di quelle che sono le aspettative di quella fascia di clienti. La conoscenza di questo mondo oggi si sposa perfettamente con gli obiettivi di Banca Generali. Sono sempre più consapevole che le aspettative più importanti dei risparmiatori di alto livello si indirizzano verso la conservazione del capitale come primo obiettivo. Nella maggior parte dei casi, solo in seconda battuta si prova a ottenere una performance coerente con quello che si può fare sul mercato. Queste due istanze sono le stesse della clientela di Banca Generali e il mio impegno è indirizzato a mettere a disposizione la mia esperienza in questo ambito per rendere il miglior servizio possibile ai risparmiatori.

 

In Banca Generali avete avviato una soluzione innovativa per il monitoraggio dei portafoglio con robo for advisory. Come sta andando l’esperienza e come valuta l’interazione tecnologia-uomo in questi ambiti? 

Nel tempo gli strumenti finanziari e gli stessi mercati si sono evoluti sempre di più.       Questo sviluppo tecnologico ha portato alla creazione di un tool operativo chiamato Robo for Advisory, la risposta che la banca ha fornito per permettere in modo chiaro, semplice e preciso l’aspetto più importante, ossia la protezione del capitale dal rischio. Una storia di successo perché a fine settembre sono 8.760 portafogli in consulenza evoluta seguiti da 1.288 consulenti attraverso il Robo for Advisory con oltre 5,3 miliardi in gestione per 0,6 miliardi in più da inizio anno.

È ovviamente un tool che rappresenta un ongoing, un processo che avrà ulteriori sviluppi futuri.

Va sottolineato, in ogni caso, che siamo davanti ad una medaglia con due facce: da una parte c’è questo tipo di strumento, dall’altra parte ci sono i singoli consulenti che, anche attraverso Robo for Advisory, hanno intrapreso un percorso di crescita per essere sempre più competitivi e capaci di avvalersi degli strumenti tecnologici a disposizione. Al centro di tutto, però, resta sempre la fiducia come punto cardine della relazione tra cliente e consulente. In tal senso la tecnologia è un supporto per quest’ultimo che deve essere il regista delle operazioni che vanno verificate puntualmente con il risparmiatore. Questa relazione rimane l’essenza del nostro lavoro.

 

I clienti sono ancora spaventati dagli investimenti come dimostrano i dati sulla liquidità. Incertezza e crisi non aiutano. Quali le prospettive future?

Puntare sulla liquidità è una strategia più legata all’emotività ma di sicuro controproducente. L’andamento della seconda ondata pandemica rischia di bloccare una ripresa che era appena accennata e quindi il primo consiglio è rimanere su un approccio neutrale, puntando su diversificazione geografica e valutaria verso l’obbligazionario che ormai, come dicevamo, presenta rendimenti nulli. Bisogna quindi considerare gli investimenti azionari ma è necessario applicare una forte diversificazione oltre che geografica, settoriale. C’è poi una terza possibilità rappresentata dagli strumenti alternativi. Si tratta di quegli investimenti in illiquidi che potrebbero portare un extra rendimento quanto mai importante in questa fase di crisi legata alla pandemia.

 

Quali sono le sfide che vede davanti a sé?

Vedo la sfida di una professione che deve misurarsi con il contesto in cui viviamo, quello di in un Paese e di un’area geografica con un tasso demografico negativo e con un debito crescente che ci obbliga a pensare che il Pil presente e futuro possa essere modesto. Conseguentemente avremo una crescita della ricchezza dei prossimi anni che potrebbe essere molto diversa da quella che mediamente abbiamo avuto almeno fino al 2008. Andare oltre questa realtà è certamente la sfida più grande per cercare di posizionare Banca Generali come società con un sempre forte tasso di crescita e di evoluzione costante che ci ha fatto primeggiare sin dalla sua fondazione. Oggi la sfida è proprio questa: leggere bene le dinamiche che circondano per cavalcarle in modo vincente.

 

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