L’arte sopravvive sul Web

Giacomo Nicolella Maschietti

 

 

Tempo di bilanci per il mercato dell’arte in un 2020 segnato dalla pandemia mondiale, che ha profondamente modificato i tradizionali meccanismi del calendario dei collezionisti d’arte. I soldi non sono scomparsi, semplicemente si sono spostati. Le fiere di cartello sono state cancellate praticamente tutte, quelle che hanno provato un traghettamento del business nel digitale hanno raccolto poche vendite e tanto malcontento. Anche le gallerie hanno sofferto un’annata molto complessa, in cui proporre opere ed esposizioni nei mesi di apertura è diventato quasi un investimento in perdita, senza avere la consueta disponibilità dei compratori internazionali.

Soltanto le case d’asta, che già da anni adoperavano il web per le proprie vendite, sono riuscite ad affrontare il mercato da remoto. Non tutto è andato bene: maggiore attenzione è stata raccolta dai lotti di pregio con provenienza certa e documentazione relativa. Per quanto attiene la fascia media, se è vero che i prezzi particolarmente favorevoli hanno incuriosito una platea ampia di collezionisti, allo stesso modo è da rilevare una certa diffidenza nel proporre in vendita beni importanti. Chi può aspettare e non deve monetizzare immediatamente preferisce attendere tempi migliori.

Private ha voluto fare il punto della situazione nazionale con l’amministratore delegato di Finarte Vincenzo Santelia.

 

Come hanno affrontato il 2020 le case d’asta? Qual è il bilancio

Le case d’asta hanno compensato abbastanza bene sul lato delle uscite, delle vendite;, i problemi sono stati relativi alle acquisizioni specialmente nel periodo che segna il picco nella fase di raccolta. Siamo riusciti a vendere bene, ma le aste programmate per maggio e per giugno hanno patito la prudenza da parte di chi deve consegnare opere importanti. Tutte le opere hanno uguale vendibilità se il canale dominante diventa l’online. Pezzi molto prestigiosi che per essere apprezzati hanno bisogno dell’esposizione e della visita diretta, tendono invece a soffrire.

C’è stato un rimescolamento a favore di pezzi molto conosciuti o supportati da una firma prestigiosa e in parallelo del mercato dell’accessibile, in particolare quello che ha una vocazione verso l’estero. L’online da un lato abbassa il prezzo medio, dall’altro porta a una platea internazionale. Piattaforme diverse ci espongono a mercati di collezionisti come quello russo, francese, israeliano, statunitense. Parliamo di un acquisto a impulso, per un bene che non possono vedere dal vivo. La nostra vocazione è quella di fare aste, ma la gente in questo periodo non viaggia, dunque in presenza facciamo riferimento ad un mercato esclusivamente locale.

 

Quali segmenti hanno dato maggiore soddisfazione?

Noi abbiamo rafforzato l’accessibile, tipologie di lotti che potevano avere un appeal all’estero, pensiamo al design, alle arti decorative, all’antiquariato. Dall’altra sono andati benissimo i gioielli, in questa fase di mercato l’alta quotazione raggiunta dalle materie prime ha spinto molto quel tipo di mercato. Cito anche la fotografia, che sta dalla parte dell’arte ma è facile da vendere via web. Le aste di automobili invece fanno riferimento ad un mercato che senza un’ispezione è più difficile da movimentare.

 

Venendo ai numeri, come si posiziona il 2020 nel bilancio complessivo?

Se parliamo del primo semestre abbiamo fatto circa la metà del fatturato 2019. Non sarà paragonabile a un albergo o a una galleria, ma ha pesato molto. Contiamo di recuperare con questa seconda parte dell’anno. Il calendario in arrivo è molto fitto.

 

Cosa consiglierebbe a un investitore che ha liquidità a disposizione?

Come in tutte le fase di mercato che hanno delle eccezionalità, e questa è una di quelle, all’interno dei nostri cataloghi e di quelli dei colleghi ci sono delle occasioni che in altri tempi vengono scoperte dal mercato. Quindi parliamo di un ottimo momento per comprare. Siamo già a febbraio come calendario aste, la programmazione serrata è uno dei modi che abbiamo a disposizione per recuperare. Come tutti gli shock prevediamo una razionalizzazione del mercato e a un consolidamento.

 

 

 

 

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