Arte tra passione e rendimento

Di Giacomo Nicolella Maschietti

 

Il 2020 si è chiuso lasciando un segno indelebile nel mercato dei passion asset, pesantemente colpito dalla pandemia. Fiere rimandate e gallerie d’arte con le serrande abbassate hanno lasciato quel che rimane del settore in mano alle case d’asta. Sia a livello nazionale che internazionale si è assistito a un cambiamento radicale dello scambio verso il digitale, chi si era organizzato per tempo è riuscito a proporre e a vendere. Il segmento che normalmente traina il business di tutte le case d’asta, l’arte moderna e contemporanea, è quello che ha sofferto di più in termini di fatturato. Le vendite ci sono state e non sono andate nemmeno male, ma è divenuto difficile reperire i lotti, specialmente quelli oltre i 500.000 euro, che i collezionisti preferiscono serbare per tempi migliori. Per l’arte antica sembra invece che sopravvivano solamente i lotti di alto pregio, il resto rischia di rimanere al palo. Molto bene sono andati i comparti da fascia media: vini, gioielli e orologi. Complesso infine il mercato dell’automotive di lusso, che resta penalizzato dalla logistica.

Private ha intervistato Fabio Massimo Bertolo, business development e senior specialist di Finarte, per analizzare i diversi comparti del collezionismo. Quando e dove conviene investire.

 

Com’è andato il 2020 delle aste? Quando i lotti sono buoni c’è ancora liquidità  sul mercato, è corretto?

Noi abbiamo iniziato la stagione molto bene con la fotografia, a marzo, stabilendo il record per le nostre vendite di foto con oltre 400.000 euro di fatturato complessivo. In un’altra asta dedicata alla grafica d’autore, a fine aprile, abbiamo avuto un incremento del 49% di nuovi compratori dall’estero. L’ho battuta personalmente da casa durante il lockdown, in remoto. La quarantena ha favorito l’attenzione, molti clienti non facendo null’altro si sono sfogliati con calma e interesse i cataloghi a casa. Per queste categorie particolari il discorso dell’acquisto da remoto vale, basta un’accurata descrizione e un condition report ben fatto, addirittura può essere incentivante. Altra cosa sono state le vendite successive. I dipinti antichi e dell’800 abbiamo dovuti venderli in presenza dal momento della riapertura, contingentando le presenze. Sono opere che è necessario visionare dal vivo. Da maggio a luglio infine abbiamo avuto buone vendite, soprattutto con i gioielli che hanno superato il milione e duecento mila euro a Milano, miglior risultato per il reparto.

 

Il punto quindi non è tanto vendere quanto trovare le opere?

Il nostro più grande problema è il reperimento del materiale. Girare e circolare per l’Italia e avere contatti con i clienti. C’è stata una generale diffidenza ad aprire casa agli esperti. Le modalità di vendita a distanza, come conclusione, sono state un gran beneficio. Hanno aiutato la gente a fare il grande passo di iniziare ad acquistare da casa. Per chi non si sente sicuro con la piattaforma esiste anche il telefono. Si svuota il fascino dell’asta ma non ci sono delle interruzioni.

 

Come sono andate le aste degli altri comparti minori del collezionismo? E per l’arte e i dipinti?

Abbiamo appena svolto un’asta di vini il 4 e 5 novembre che è andata molto bene, con 170mila euro di aggiudicazioni, più di 200mila euro di venduto. È un dipartimento giovane che ha quadruplicato le vendite in un anno. Perché la gente si è abituata e ha riconosciuto la reputazione e la credibilità dell’esperto e della casa d’aste. Pubblico internazionale e nazionale, 70% di venduto.

Numismatica e monete è un settore di nicchia che propone un centinaio di lotti per asta, che danno comunque buoni risultati. Orologi è un settore must del collezionismo moderno, e che ha un appeal molto forte, in grande crescita senza flessioni e apertura internazionale. L’estero è ciò che garantisce la vita di un buon dipartimento oggi.

Anche libri, manoscritti e degli autografi è un altro di quei settori che, seppur attenzionato dalle soprintendenze per le licenze d’esportazione, riesce a offrire soddisfazioni. Un anno fa abbiamo venduto la prima edizione di Luca Pacioli, un libro del 1494, una delle 89 copie esistenti, il primo compendio della matematica e delle scienze economiche moderne. Un testo che formalizza le regole della partita doppia e la gestione economico finanziaria delle società. L’abbiamo venduto a 527.000 euro, l’acquirente era un intermediario italiano ma poi è andato all’estero, prima di andare in asta era stata già stata concessa la licenza d’esportazione.

 

Altre tendenze?

Scorrendo il calendario, il 22 ottobre abbiamo battuto l’arte moderna e contemporanea e siamo andati intorno al milione e seicento mila euro complessivi. È il vero bene per eccellenza, sia per gli italiani che per le gallerie internazionali. Quello che va detto è che la varietà d’espressione è qualcosa che caratterizza questo settore. Abbiamo artisti quotati e ricercati, con respiro internazionale, che vanno dal primo ‘900 ai giorni nostri. Per ogni decade c’è solo da scegliere. La caratteristica del catalogo Finarte è quella di abbracciare tutta la rosa. Tra i top lot abbiamo esitato un capolavoro relativamente giovane di Umberto Boccioni, dal titolo La Madre, che ha raggiunto i 120.000 euro. È un bozzetto di un’opera che si trova alla Gnam. È andato a un collezionista privato. Sull’antico e sull’800 invece l’attenzione è oggi solo su poche opere straordinarie, che raggiungono prezzi notevoli, ma occorre sempre trovare il capolavoro. Con l’arte contemporanea si possono invece accontentare i gusti e le passioni di tanti collezionisti medi, che possono iniziare ad acquistare dai 10.000 euro alle opere da mezzo milione in su, per lavori di un certo livello.

Il mese di settembre, appena terminata la pausa estiva, aveva fatto intendere una piena ripresa dei lavori e degli scambi. Anche l’immobiliare al momento ha tenuto. Lei crede che a pandemia finita ci sarà un effetto rimbalzo e il mercato riprenderà in maniera solida?

Non credo ci saranno grandi contraccolpi. Non appena riusciremo a riaprire confini, fiere e mostre, anche fosse un anno di pausa complessivo come quello che abbiamo passato, non credo si sopiranno gli interessi dei collezionisti. Anzi, probabilmente ci sarà dal giorno uno una voglia sfrenata. Nell’ultima asta di arte contemporanea che abbiamo svolto in presenza contingentata a ottobre abbiamo registrato un interesse straordinario. Era il primo appuntamento di livello dopo mesi di chiusura, la gente attendeva questo momento. Per maggio 2021 ci aspettiamo lo stesso.

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