Il private equity tiene botta alla crisi

Luigi dell’Olio

 

Un pareggio che sa di vittoria. Secondo il dodicesimo report annuale Global Private Equity curato da Bain & Company, nel 2020 il settore si è mostrato particolarmente resiliente nonostante lo shock dovuto al Covid-19.

 

Deal più grandi

Il valore delle operazioni è cresciuto nell’ordine dell’8% a livello globale, arrivando a quota 592 miliardi di dollari. Un valore del 7% superiore alla media a cinque anni. Questo a fronte di un numero di operazioni sceso del 24% (quasi mille deal in meno rispetto al 2019). Dunque, il mercato è stato trainato da una maggiore presenza di grandi investimenti. Nonostante il contesto difficile, i multipli dei buyout si sono mantenuti elevati, con una media di 11,4 volte l’Ebitda negli Stati Uniti e di 12,6 volte in Europa – quest’ultimo, un record.  I multipli sono aumentati in tutti i settori nel 2020, ma sono stati particolarmente vivaci nei comparti più immuni al Covid-19 (come quello dei pagamenti) o quelli che hanno beneficiato della pandemia (come la tecnologia).

“Il private equity ha tenuto bene in un contesto nuovo e burrascoso”, commenta commentato Hugh MacArthur, responsabile a livello globale dell’attività di private equity di Bain & Company. “Il mercato ha assorbito i cali del secondo trimestre, chiudendo l’anno su livelli complessivamente elevati, con i dealmakers che si sono adattati rapidamente a operare da remoto”.

Secondo il report, i settori che si sono dimostrati più resistenti durante la crisi pandemica – tech, beni industriali, servizi finanziari e sanitari – hanno rappresentato oltre il 65% delle operazioni chiuse nel 2020.

 

Il traino di tech e industria

Quanto all’Italia, il responsabile della practice Roberto Fiorello segnala che, “dopo il calo del secondo trimestre, il numero di deal è tornato a crescere e ha chiuso l’anno in linea con il 2019 con un buon bilanciamento degli investimenti da parte di fondi internazionali e locali”. A livello settoriale c’è stata una prevalenza di investimenti nel settore tecnologico, sanitario, dei beni industriali e dei servizi finanziari, che in totale hanno totalizzato quasi due-terzi delle transazioni.

“Riscontriamo una crescente attenzione da parte dei principali investitori nazionali e internazionali a implementare azioni codificate e strutturali per la creazione di valore delle società in portafoglio, elemento chiave per la massimizzazione dei ritorni nel contesto di mercato attuale”, aggiunge Fiorello.

 

Torna la crescita

Guardando in prospettiva, gli analisti si aspettano che la domanda repressa degli investitori avrà un impatto significativo sul settore nell’anno in corso, come dimostrato dall’attività già delle ultime settimane. Guardando infatti i dati del 2021 di gennaio e febbraio, il valore globale dei deal di buyout è del 60% superiore alla media dei primi due mesi dell’anno dell’ultimo quinquennio.

Quanto ai trend emergenti, Bain segnala che gli operatori leader nel settore del si stanno muovendo rapidamente per includere sostenibilità e responsabilità nelle proprie attività. Gli autori del report ritengono che i criteri Esg non siano più un “nice to have”, ma un “must have” per le società di private equity a livello globale.

 

 

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