Roche, dinasty imprenditoriale da oltre un secolo

Roberta Maddalena e Antonio Potenza

 

Una storia imprenditoriale nata da un’intuizione e poi sviluppatasi nei decenni con una propensione crescente all’internazionalizzazione. Quella degli Hoffmann-La Roche è una delle dinastie imprenditoriali più famose della Svizzera, passata attraverso diverse ere non senza inciampi e dissidi, ma sempre alla guida del gruppo farmaceutico, che oggi vede sulla tolda di comando la quinta generazione.

 

Le origini
Fritz Hoffmann-La Roche è stato quello che oggi si potrebbe definire uno startupper. Sicuramente un lungimirante imprenditore convinto che i prodotti farmaceutici avrebbero potuto cambiare il futuro della medicina. Tra i primi a riconoscere l’importanza della produzione dei farmaci nella lotta alle malattie, nel 1896 – proprio mentre la rivoluzione industriale stava trasformando il volto dell’Europa -, all’età di soli 28 anni decise di fondare a Basilea la F. Hoffmann-La Roche & Co, che diventò ben presto una delle più importanti aziende farmaceutiche al mondo soprattutto per la produzione di vari preparati e derivati vitaminici. Siamo nel 1896. L’azienda nacque infatti con l’obiettivo di sviluppare e produrre medicinali innovativi, efficaci e di qualità da commercializzare sui mercati di tutto il mondo. Arrivarono così nuove filiali in Germania, Francia, Italia, Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna e, in quegli stessi anni, la medicina si aggiudicò il primato di importanti scoperte come la dimostrazione della presenza di iodio negli estratti tiroidei da parte del farmacista Carl Schaergens e del chimico Emil Christoph Barell. Scoperte che diedero all’azienda farmaceutica la possibilità di conquistare diversi brevetti come, in questo caso, quello di una serie di preparati tiroidei a marchio Roche. Nel 1934 fu la prima società a produrre in serie vitamina C sintetica con il marchio Redoxon mentre nel 1957 fu il turno della classe dei tranquillanti noti come benzodiazepine (con Valium e Rohypnol tra i più noti), ritirato dal mercato nei primi anni ‘60 a causa di effetti collaterali tossici.

 

GLI ANNI DEL CAMBIAMENTO
Tra il 1897 e il 1914 la società conobbe una prima espansione internazionale con l’ampliamento dello stabilimento di Grenzach. In questo lasso di tempo Fritz e il nuovo partner Carl Meerwein iniziarono a sviluppare una rete di agenzie e di filiali sia in Europa sia oltreoceano aprendo diverse sedi tra Milano, New York, San Pietroburgo e Londra. Dopo aver lanciato sul mercato un farmaco per il cuore nel 1904, Roche continuò ad ampliare il suo portafoglio di prodotti: prima nel 1909 con un analgesico e ipnotico, poi nel 1912 con un medicinale per l’epilessia e le malattie nervose. Nel 1914 il numero dei dipendenti di Roche era pari a oltre 700 nella sede di Basilea e nelle filiali di Grenzach, Milano, Parigi, Berlino, Vienna, San Pietroburgo, Londra, New York e Yokohama. Tra il 1915 e il 1927, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il fatturato della società svizzera subì però un duro colpo. E questo soprattutto a causa del boicottaggio dei prodotti dell’azienda da parte dei tedeschi e della perdita dei contatti con il mercato russo, in seguito alla Rivoluzione d’ottobre del 1917, che portarono l’azienda alla trasformazione in una società a responsabilità limitata. Sulla scia di questi eventi, Roche venne trasformata in una società a responsabilità limitata. Il 1920 fu anche l’anno della morte del fondatore Fritz Hoffmann, scomparso per una malattia ai reni nel 1920. Tra il 1828 e il 1944 Roche cercò di uscire dalla crisi sotto la guida del presidente Christoph Barell con la produzione di vitamine e l’espansione mirata nel mercato statunitense.

 

IL BUSINESS DELLE VITAMINE E IL BEAUTY

Nel 1950 Tadeusz Reichstein, vincitore del premio Nobel per la medicina, realizzò un metodo di sintesi della vitamina C e lo propose a Roche. Grazie ai primi successi commerciali della vitamina C, il processo di sintesi totale venne avviato su larga scala e, un anno dopo, si iniziarono i primi 50 kg di vitamina C.  Proprio in questo momento prese il via la produzione di vitamine in Roche e venne lanciato il primo preparato vitaminico. In poco tempo, Roche diventò leader nella fornitura di questi prodotti. Se poi il 1945 sarà la volta dell’ingresso del settore della cosmesi, con l’ingresso sul mercato nel 1962 del primo farmaco contro i tumori, per Roche si cominciò ad aprire la strada nel campo della chemioterapia tumorale. Un primato destinato a non rimanere isolato: nel 1963 venne lanciato un farmaco sedativo e ansiolitico della famiglia delle benzodiazepine che, reduce del grande successo terapeutico, permise a Roche di posizionarsi come un marchio noto in tutto il mondo nel campo dei trattamenti psicotropi. Sono anni che regalano nuova linfa al processo di crescita dell’azienda che, con un totale di 19.000 dipendenti a livello mondiale (12.000 in più rispetto al 1953), decise di aprirsi anche a mercati esteri come India e Messico e completare importanti acquisizioni come la Givaudan, azienda svizzera che produce fragranze e profumi.

 

IL DISASTRO DEL SEVESO

Sulla scia del successo delle benzodiazepine, le attività dell’azienda svizzera si ramificarono in ulteriori fasce di mercato fino all’atterraggio in nuove piazze: nell’editoria medica con Rocom e Medicovision, nell’agrochimico con Dr. R. Maag AG. L’apertura nel 1971 in Italia della divisione diagnostics per la ricerca contro il morbo di Parkinson portò il primo premio in casa Roche: il Prix Galien per la ricerca farmaceutica. Tuttavia l’impegno profuso nella ricerca si macchia con il Disastro del Seveso nel 1976. La reazione chimica incontrollata, presso lo stabilimento Icmesa, causò la fuoriuscita di una nube tossica carica di diossina, contaminando il Seveso e i comuni circostanti. Al netto dei danni subiti dalla popolazione e dall’ambiente, La Roche ne uscì quasi indenne risolvendo il processo per via bonaria con il pagamento di 103 miliardi e 603 milioni. Con buona pace dei dipendenti coinvolti condannati a scontare cinque anni di carcere.

 

 

LE LITI FAMILIARI E NOVARTIS

I successi nelle dinastie sono spesso accompagnati da tensioni familiari. Il contratto che regola il gruppo di azionisti risale al 1948 e da allora rimane invariato, se non per i componenti. Nel 2009 su rinnovato a tempo indeterminato e ora al comando dell’azionariato c’è la quinta generazione familiare. Il secondo principale proprietario di Roche è il concorrente Novartis, che detiene una quota del 33,33%: Daniel Vasella (ceo di Novartis fra il 1996 e il 2010) aveva provato una fusione fra i due gruppi, senza risultato per esplicito blocco da parte dei componenti della famiglia. Nel 2016 si era anche paventata la possibilità di vendita della quota di Novartis, eventualità di nuovo sfumata. Negli ultimi dieci anni il controllo familiare di Roche non è apparso quindi così solido, l’acme di tale disequilibrio è arrivato nel 2011 quando Maja Oeri, cugina di Andrè Hoffman e attuale vicepresidente del gruppo ha voluto staccare il proprio voto da quello unificato della famiglia, abbassando la quota di controllo effettivo. Secondo le ultime stime di Forbes, Oeri avrebbe un patrimonio netto superiore a 3 miliardi di dollari. Malgrado la scissione, al 31 dicembre 2020 la situazione degli azionisti in casa Roche rimane invariata: la famiglia detiene poco più del 45% delle azioni (dopo aver annunciato a fine 2019 di voler portare avanti il patto del ’48), il 33% è ancora in mano a Novartis e il 5,9% a Maja Oeri che detiene 8 milioni di azioni con l’opzione di diritto indipendente dal pool.

 

IL PRESENTE DI ROCHE

Dopo la formazione nel 1989 di una holding, la Roche ebbe così modi di accedere ai mercati finanziari internazionali. La ricerca dell’azienda portò nel 1996 a commercializzare il primo inibitore della proteasi dell’Hiv, anch’esso insignito al Prix Gallien nel ’99. La capillarità dell’offerta e della presenza nel mercato fu il fulcro della strategia aziendale anche all’inizio del nuovo millennio. Il fil rouge di ricerca e posizionamento sul mercato passa dal test cobas per la diagnosi dell’Hpv, al primo farmaco specifico contro i melanomi metastatici, fino alla vincita della gara da 2 milioni di euro indetta dalla regione Lombardia per l’approvvigionamento dei test sierologici durante la pandemia da Covid-19.

Nel 2020 la società ha toccato i 58,32 miliardi di franchi svizzeri di fatturato, in calo del 5% rispetto al 2019. L’utile netto è invece progredito del 7% (+17% a cambi costanti) a 15,07 miliardi.

 

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!