Il Pnrr trascura il risparmio

di Marcello Gualtieri

 

Il Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza a firma Mario Draghi ha l’indiscusso merito di aver collocato in termini corretti il progetto Next Generation Ue all’interno del sistema paese. Per troppo tempo è stato fatto credere agli italiani di avere a disposizione un tesoretto da spendere, generosamente offerto dall’Europa. Si trattava di una mera illusione, in quanto mai una simile concezione sarebbe stata accolta da Bruxelles.

 

Risorse come mezzo

Per fortuna il Pnrr è stato invece costruito sulla base dell’idea di fondo che le risorse che arrivano dell’Unione Europea non sono il fine, ma un mezzo. Precisamente il mezzo per far convergere la struttura del paese in generale, e quella economica in particolare, verso un modello più simile a quello di paesi più efficienti.

Sul fronte strettamente economico e finanziario si deve però evidenziare un aspetto negativo. Precisamente la mancata attenzione al tema del risparmio privato e della funzione che può (deve) svolgere per spingere la ripresa economica. Scorrendo le 319 pagine del Pnrr il termine “risparmio” (in senso finanziario) non si ritrova neanche una volta, così come non si ritrova il termine “borsa” o “investimento”. Eppure, l’occasione era ghiotta per mettere mano ad un aggiornamento dei mercati regolamentati.

 

Niente palestra per la quotazione

In particolare aveva raccolto un certo consenso la proposta di favorire l’istituzione di un mercato regolamentato di preparazione e transizione verso la quotazione in borsa nel quale far affluire società di medie dimensioni, con l’obiettivo di migliorarne la governance, limitarne la dipendenza dal credito bancario, attraendo con prospettive di reddito parte del risparmio privato. Un numero di mille piccole e medie imprese, attingendo al cospicuo bacino di eccellenze che abbondano nelle nostre filiere produttive e nei distretti industriali da portare su questo mercato nei prossimi 5 anni sembrava un obiettivo ambizioso, ma realizzabile.

In tal modo si sarebbe anche rivitalizzato un mercato borsistico già asfittico di per sé e che negli ultimi tempi registra anche una emorragia a seguito di delisting continui. Infine, ma non per ultimo, la ripresa dell’economia del paese non può che passare dal risparmio privato e sul punto bisogna assolutamente evitare che il risparmio che già esisteva prima del Covid e quello forzatamente accumulato durante il Covid, si trasformi in “risparmio precauzionale” che rimane inattivo, per incertezza sul futuro o per mancanza di investimenti attrattivi.

 

 

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