Il nuovo corso di Kairos

“Il nostro è un lavoro ‘semplice’: si tratta di avere la massima cura dei risparmi che ci vengono affidati in gestione in modo da valorizzarli nel medio-lungo periodo, tenendo sotto controllo i rischi. Spesso le complicazioni non aiutano in tal senso e sicuramente non offrono un buon servizio ai clienti”. È la convinzione di Alberto Castelli, da qualche mese amministratore delegato del gruppo Kairos dopo un percorso professionale trentennale iniziato in Fineco e proseguito prima in Lehman Brothers Asset Management, quindi come amministratore delegato di BancoPosta Fondi Sgr (gruppo Poste Italiane).

 

Da quasi sei mesi è alla guida operativa di tutte le società del gruppo Kairos. Probabilmente è presto per fare un primo bilancio, ma sicuramente qualche impressione l’avrà ricavata da questa esperienza.

Indubbiamente. In Kairos ho trovato un modello d’impresa unico nel mercato italiano del risparmio gestito: una struttura capace di combinare la flessibilità garantita dalle limitate dimensioni, con l’eccellenza delle gestioni e l’animal spirit di chi si mette in gioco non solo come gestore o manager, ma investe direttamente nelle soluzioni che propone alla clientela.

 

Lei aveva già maturato esperienza imprenditoriale presso Eidos Partners e ora è anche azionista di Kairos. Cosa cambia nel lavoro quotidiano?

La principale particolarità è il totale allineamento degli interessi tra professionista e risparmiatore/investitore. Per questo a volte dico che il nostro lavoro è tutto sommato semplice. Per misurare la nostra bravura basta guardare alla trasparenza della comunicazione e alle performance che siamo in grado di generare, non in un anno, bensì nel medio/lungo periodo.

Kairos coniuga la solidità e l’approccio istituzionale di una grande realtà finanziaria, con una solida fabbrica prodotti e un laboratorio di ricercatori che si confronta con i grandi cambiamenti economici e di mercato per interpretarli tempestivamente. Così chi fa wealth management sa di poter contare su un’offerta unica nel panorama italiana, con competenze esclusive. Non siamo tuttologi: facciamo poche cose, ma bene.

 

Quali sono le direttrici sulle quali punterà per far crescere Kairos?

Oltre alla già citata estrema attenzione sulle performance, aggiungo la product innovation e lo human touch. Sul primo fronte riteniamo fondamentale cavalcare, se possibile anticipare, i temi di investimento destinati a produrre risultati nel tempo perché legati non a trend passeggeri, ma a cambiamenti decisivi per le nostre vite negli anni a venire. Nell’ultimo biennio la società ha individuato cinque temi innovativi (si veda box nella pagina accanto, ndr) dai quali hanno preso corpo altrettanti fondi affidati ai nostri migliori gestori.

 

A cosa si riferisce, invece, quando parla di human touch?

Al valore delle persone. Anche se oggi si parla molto di tecnologia, in realtà il fattore umano è più importante che nel passato perché nel momento in cui l’innovazione diventa patrimonio comune sono proprio le persone che consentono di fare la differenza. Poter contare sulle migliori risorse significa offrire un ambiente ideale perché tutte le sensibilità e le energie possano essere valorizzate al meglio nell’obiettivo condiviso di far crescere l’impresa, che poi altro non è se non una comunità di persone.

 

Ha anticipato un tema che di solito teniamo per ultimo nelle interviste, cioè qual è il suo stile manageriale?

Alla luce di quanto detto, preferisco un approccio partecipativo, con l’impegno da parte mia a cercare di volta in volta la sintesi. Il manager deve avere visione e capacità decisionale, ma in uno scenario di forte cambiamento e discontinuità, che passa da un sistema basato su regole e controlli a uno flessibile, la responsabilità nella definizione delle strategie e l’esecuzione delle stesse non possono essere confinate al top management, ma occorre che siano un patrimonio condiviso da tutti i colleghi. Così si raggiungono gli obiettivi e si ispirano le persone.

 

Quali sono i suoi hobby? In caso di risposta positiva, come incidono sul lavoro quotidiano?

Sono appassionato di sport all’aria aperta, anche se ora il tempo libero è davvero poco. In particolare mi piacciono la vela, la corsa e il triathlon. Si tratta di sport di fatica, che richiedono impegno e determinazione, qualità che consentono di fare differenza in ogni campo della vita.

 

Torniamo al mercato. Cosa dobbiamo attenderci una volta che sarà terminata la stagione pandemica?

Probabilmente la domanda di asset protection resterà a lungo sostenuta, dato che l’incertezza creata da questa situazione e le incognite sul futuro restano pressanti. Questo a fronte di una situazione di tassi di interesse nulli o negativi destinata a permanere a lungo, con ricadute pesanti sulle performance degli investimenti obbligazionari. La crisi sanitaria ed economica agisce inoltre da acceleratore per la rivoluzione ESG, che sta attraversando tutto il mondo degli investimenti e del risparmio. Tutti questi fattori fanno crescere il bisogno di consulenza professionale, con i clienti sempre più attenti alla qualità del servizio ricevuto.

 

Detto dei bond, anche le prospettive dell’equity non sembrano così semplici, considerato che i listini arrivano da dodici anni di crescita quasi ininterrotta. Dove trovare allora valore?

Il contesto attuale è ideale per chi fa gestione attiva come noi. Si tratta di fare un’analisi su un doppio livello: comprendere quali saranno i motori della crescita nel medio-lungo termine e cercare i titoli con un potenziale ancora non adeguatamente valorizzato dal mercato.

Dal canto nostro siamo sempre pronti a cogliere le nuove tendenze: abbiamo da poco siglato un accordo con Angel & Partner, società londinese specializzata nelle strategie long/short equity, in quanto apporta competenze complementari alle nostre per investire nel settore italiano degli asset illiquidi. Inoltre abbiamo dato vita a una partnership con Electa per effettuare investimenti nel private equity e da poco abbiamo completato la raccolta del nostro primo Eltif, raggiungendo il traguardo dei 50 milioni di euro.

 

Il primo trimestre di Kairos si è concluso con una raccolta negativa di 400 milioni. Ritiene che sia necessario un cambio di rotta nella strategia?

L’andamento è dovuto alle scelte di alcuni investitori istituzionali conseguenti al ridimensionamento degli asset societari nello scorso biennio, ma la tendenza di medio termine resta orientata alla crescita. Del resto abbiamo chiuso il 2020 con risultati molto lusinghieri per i nostri fondi. Basti pensare al KIS-Millennials ESG che ha guadagnato quasi il 48% o al KIS-Active ESG che ha fatto +13,7%. Stiamo convinti che questo sia il miglior viatico per conquistare nuovi clienti e in questa direzione vanno anche gli investimenti e i piani di reclutamento.

 

Quanti e quali profili cercate?

Entro la fine del 2023 assumeremo una trentina di persone tra specialisti degli investimenti e figure commerciali: non rinunciamo al modello di boutique, ma intendiamo valorizzarlo rafforzando gli organici. Cerchiamo persone con grandi competenze e dagli altrettanto elevati valori umani. L’obiettivo è raddoppiare le masse in gestione per arrivare tra due anni e mezzo a quota 9 miliardi di euro. Abbiamo obiettivi ambiziosi sul fronte della sostenibilità: in questo arco di tempo vogliamo arrivare al 90% di aum a impronta ESG.

 

Per chiudere, quali sono i rapporti con la controllante Julius Baer?

Lavoriamo in una logica bidirezionale per rafforzare la partnership strategica. Loro sono sono una best practice internazionale del wealth management, noi una boutique storica che può mettere sul piatto una conoscenza approfondita del mercato italiano.

 

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