Come è nata Milano per La Scala?
Dalla volontà di un gruppo di cittadini privati e di aziende lombarde di sostenere la Scala. Dato che fino a qualche tempo fa l’ente non era una Fondazione, si è dato vita a una struttura che potesse raccogliere donazioni per poi trasferirle alle necessità del teatro.
Di che tipo?
Finanziamo alcune produzioni, collaboriamo alla realizzazione di progetti del Teatro, e supportiamo l’Accademia Teatro alla Scala con borse di studio. In questi 30 anni abbiamo sostenuto i percorsi formativi di decine di artisti e tecnici, con erogazioni complessive per 15 milioni di euro.
I circa 700 soci della Fondazione vi aderiscono per amore della musica e dell’arte e in cambio entrano a far parte di un network esclusivo, che tra le altre cose consente: la prelazione sull’acquisto dei biglietti di opere, balletti e concerti della stagione sinfonica; la partecipazione a prove d’insieme di opere e balletti; le visite alle strutture scaligere; i viaggi musicali-culturali in Italia e all’estero; la partecipazione al coro amatoriale dei sostenitori.
Nell’organigramma della Fondazione figurano nomi come Hélène de Prittwitz Zaleski alla presidenza onoraria, Carla Bossi Comelli, Chiara Lunelli, Dominique Meyer e Francesco Micheli tra i consiglieri. Mentre tra i membri fondatori figurano Alberto Falck, Luca Formenton, Gian Felice Rocca e Cesare Romiti. Possiamo dire che è rimasta una delle poche espressioni di quella borghesia operosa che per il resto ha un po’ abdicato al suo ruolo di guida a Milano?
Ha citato alcune delle persone che maggiormente si sono spese in questi anni, ma ce ne sono molte altre, di tutte le professioni e le fasce d’età.
A proposito di età, la musica lirica non sembra attrarre più attrarre i giovani. È destinata a un ruolo di nicchia nel panorama culturale italiano?
E’ vero che per molti anni ha perso centralità tra le preferenze dei giovani, ma ultimamente si riscontra un ritorno di interesse. Dal canto nostro siamo impegnati in un fitto calendario di incontri con le scuole per sensibilizzare i giovani, far conoscere loro il dietro le quinte del teatro, le persone che ci lavorano, gli artisti che si formano, gli assistenti che fanno andare avanti la macchina. Negli ultimi mesi non siamo stati fermi, ma abbiamo continuato a organizzare presentazioni tramite videoconferenza e il risultato è una crescita dei sostenitori tra i giovanissimi.
Non dimentichiamo che La Scala è un patrimonio mondiale: quando andiamo all’estero per seguire spettacoli e concerti, molti non conoscono Milano, ma il teatro sì. La Scala è il secondo brand italiano più noto dopo la Ferrari, noto ai senior così come ai più giovani.
Come celebrate il traguardo dei 30 anni?
Stiamo realizzando un video di 45 minuti che racconta le attività svolte in questi anni, con la partecipazione straordinaria di Fontana e Meyer, i due sovraintendi di questo lungo arco di tempo. Inoltre in autunno vorremmo organizzare un evento con l’Accademia della Scala, che a sua volta taglia il traguardo dei 20 anni. Per il momento si tratta solo di un desiderio, in attesa di capire come evolverà la situazione sanitaria.