In particolare, il decreto ministeriale consente agli statuti dei fondi alternativi di prevedere la partecipazione anche di investitori non professionali che, nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti, sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioniper un importo iniziale non inferiore a 100mila euro. Questo a condizione che, per effetto della sottoscrizione o dell’acquisto, l’ammontare complessivo degli investimenti in Fia riservati non superi il 10% del proprio portafoglio finanziario.
Una scelta che promette di far affluire capitali all’economia reale e di aprire le porte degli alternativi alla clientela affluent.