Banche, transizione da completare

Alla luce della rapidissima evoluzione dell’innovazione tecnologica nel sistema bancario e finanziario, l’ambizione teorica di tutte le banche dovrebbe essere quella per cui i nuovi modelli di business siano sviluppati in un’ottica di open innovation, nella quale gli incumbent possano collaborare in ambienti regolati al minimo (ma protetti) con il sistema fintech. E questo perché, pur esposte da collaborazioni tecnologicamente asimmetriche a un rischio di disintermediazione di dati e clienti in favore dei nuovi attori, le banche devono cercare di capire come riconfigurarsi nella catena del valore bancario.

Collaborazione vincente
Questo modus operandi è, come sappiamo tutti ormai, la sintesi del concetto di open banking, ossia un modello in cui la collaborazione tra attori del banking e fintech viene abilitata da sistemi aperti e dalle Api (Application Programming Interface) che collegano questi sistemi ad applicazioni sviluppate da terze parti, senza generare problemi regolamentari o di privacy. Ma quello che dimenticano in molti, affascinati dal mondo fantastico delle nuove tecnologie, è che il concetto strategico di open banking è certamente basato sulla collaborazione, ma in realtà centrato sull’attenzione e sul primato della soddisfazione del cliente.

Premiati i first mover
Gli utenti richiedono, infatti, servizi più facili da usare, flessibili e che possano essere utilizzati da più canali, in particolari da quelli “mobile”. E questo senza dimenticare che la capacità di “creare il cliente”, anticipando più che soddisfacendo i suoi bisogni nelle molteplici e multiformi manifestazioni, è divenuta uno dei driver del successo di un’azienda nel XXI secolo.
Ecco perché, per essere efficaci nel mondo dell’open banking, le organizzazioni bancarie dovranno costruire piattaforme con il ruolo di punto di accesso centrale per il cliente ai vari servizi. Un modello che dovrebbe garantire alla banca una significativa riduzione del rischio di disintermediazione e la possibilità di raccogliere una più ampia quantità di informazioni sui clienti (che poi saranno condivise con gli altri partecipanti alla piattaforma). Senza dimenticare che l’altro elemento cardine di sviluppo del modello open banking è rappresentato dall’identità digitale.
Nella visione delle autorità bancarie Ue, l’identità digitale, che ciascuno di noi utilizza per accedere al proprio conto corrente da remoto, potrà essere utilizzata in futuro come elemento di accesso anche a servizi realizzati da terze parti.

Non solo tecnologie
Crediamo che sia ormai chiaro: per competere efficacemente, tutte le banche dovranno passare dal modello di business tradizionale a quello di piattaforma. In ogni caso, l’adozione del paradigma dell’open banking e la definizione di un nuovo modello anche tecnologico di business e di servizio che le renda ibride comporterà un forte impegno e impiego di risorse per le banche tradizionali. Senza dimenticare che l’avanzamento delle tecnologie dovrà necessariamente andare di pari passo con un aggiornamento delle competenze.
Se questo processo non avrà luogo, le banche rischiamo di trovarsi davanti a uno scenario da mercato maturo: scarsa crescita e mancanza di produttività. E, di conseguenza, minore redditività per azionisti e investitori.

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