Banche, Credit Suisse: gli azionisti non ci stanno

Gli azionisti di Credit Suisse hanno rifiutato di concedere il discarico al consiglio di amministrazione e alla direzione per l’anno 2020 (quello iniziatosi con le dimissioni dell’amministratore delegato Tidjane Thiam). La richiesta è stata respinta dal 59,95% dei voti espressi, come riportato dal sito web della Rsi.

La questione non era  stata esaminata dall’assemblea generale dell’anno scorso a causa del crollo dell’hedge fund Archegos e dei fondi di finanziamento gestiti con la fallita Greensill Capital che avevano costretto la banca ad affrontare ingenti costi e svalutare alcune posizioni con una conseguente contrazione dell’utile a 2,7 miliardi.

Il presidente Axel Lehmann ha reagito “con rammarico” alla decisione. Il consiglio di amministrazione, ha aggiunto, discuterà ora come procedere con il caso. Il mancato discarico significa contro i dirigenti potrebbero essere ancora intentate azioni di responsabilità per quanto hanno fatto durante l’esercizio.

Gli azionisti che nell’ultimo anno hanno visto il valore dei loro titoli calare del 30% a meno di 7 franchi, hanno invece approvato la proposta di archiviare il 2021 (chiusosi con una perdita attorno a 1,5 milliardi) approvando l’operato dei vertici con il 77,5% dei voti a favore. Tuttavia, le questioni relative ai fondi Greensill sono state esplicitamente escluse.

Nessuna inchiesta su Greensill e “Swiss Leaks”

La vicenda riguardante la società di servizi finanziari anglo-australiana così come le fughe di notizie riguardanti 18’000 clienti (vicenda nota come “Swiss Leaks” o “Suisse Secrets”) non saranno però oggetto di un’inchiesta speciale. Gli azionisti di Credit Suisse hanno infatti respinto la richiesta in tal senso presentata dalla fondazione Ethos e sette casse pensioni. Criticavano i vertici della banca in particolare perché non intendono pubblicare i risultati dell’inchiesta interna sulle manchevolezze nel caso Greensill Capital.

Nel suo intervento Alex Lehmann ha garantito che in seno al gruppo vi saranno cambiamenti dopo la serie di problemi emersi nel corso degli ultimi anni. Tra le altre cose, ha confermato che il management e il team dirigenziale saranno ridisegnati in modo sostenibile (11 delle 13 posizioni della direzione generale saranno rinnovate) e rafforzati in modo mirato. “I cambiamenti devono iniziare dall’alto”, ha sottolineato il presidente confermato venerdì dopo essere entrato in carica ad interim lo scorso gennaio in sostituzione di António Horta-Osório costretto a dimettersi dopo neanche un anno per aver violato le regole Covid-19.

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