Private banking, l’era delle super app

Angelo Deiana

 

Le banche italiane, quelle private ma non solo, hanno fatto recentemente bilanci significativi e utili di grande rilevanza. Sicuramente i più importanti degli ultimi 10 anni. Tutto bene, dunque? No, purtroppo, perché che Moody’s ha appena abbassato l’outlook delle banche italiane da stabile a negativo per il 2023 e, per il momento, anche per il 2024. Il tutto a causa delle prospettive economiche del nostro Paese e dell’economia mondiale nel suo complesso.

 

Sfida “trasformativa”

È per questo che non bisogna cullarsi sul presente di bilanci con risultati positivi. Anzi, la vera sfida innovativa per conquistare nuovi clienti o per estrarre più valore da quelli esistenti è quella che possiamo definire trasformativa. Quella cioè che costringe anche le banche che vanno bene a ripensare il loro modo di fare business in un mondo fatto di altri attori, anche non bancari, che usano la tecnologia per conquistare l’attenzione del cliente.

 

Anticipare la svolta

Senza poi dimenticare che la nuova sfida di business è come monetizzare i nuovi fenomeni che stanno per invadere il mercato: le super app. Diffuse, per il momento, prevalentemente del Far East, le super app sono app per smartphone che hanno funzionalità e caratteristiche riguardanti settori diversi (lifestyle, finanza, social media, eccetera), ma tutte all’interno della stessa piattaforma. Il tema è sempre lo stesso: siamo in un mondo in cui vince la platform economy, macro o micro che sia.

Un mondo nuovo che fonda la sua ragione di essere e la sua forza sulla costruzione di un rapporto super diretto col cliente perché le Super App gli forniscono un punto di riferimento nel quale trovare una moltitudine di servizi, esaltando così il modello Dna (Data, Network, Action) su cui si fondano anche le Big Tech. Un unico punto di contatto per tutti i desideri del cliente. Praticamente la concreta realizzazione del “one stop shop” del mondo bancario precedente.

 

Differenza con le fintech

A differenza delle fintech che hanno la caratteristica di essere velocemente scalabili a livello globale senza necessità di grandi cambiamenti, le super app sono app ad alto traffico che sfruttano la loro diffusione sistemica per diventare una sorta di sistema operativo in cui il cliente effettua l’accesso, e da lì accede a tutte le altre app senza ulteriori autenticazioni e complicazioni. La platform economy a dimensione micro ma all’ennesima potenza di sviluppo.

È chiaro allora che, per poter diventare una super app è necessario ottenere la massa critica di clienti e di traffico per cui altre app trovino più conveniente associarsi, pur pagando un costo piuttosto che cercare di sviluppare una piattaforma proprietaria. A questo punto comincia l’effetto network: più app attirano più clienti che attirano ancora più App sulla piattaforma.

Tra le super app, in questo momento, la più importante è WeChat di Tencent, servizio di messaggistica simile a WhatsApp, utilizzato da oltre un miliardo di utenti di cinesi, dove sono state integrate funzioni come social network, news, pagamenti elettronici, bollette, biglietti, giochi, servizi finanziari, consegna di cibo, biglietti per il cinema, hotel, voli, sanità.

 

Realtà emergenti

Nel resto del mondo (Usa e Ur) i mondi a rete (ancora limitati) di Visa e Mastercard rimangono dominanti. In questo contesto, solo pochi soggetti possono avere la base di utenti, il potere del brand e gli ecosistemi digitali necessari per diventare una super app: ad esempio, Paypal è uno dei pochi nomi che spicca nel mondo atlantico con i suoi 350 milioni di clienti.

In ogni caso, nel sistema delle reti, le super app tendono a prosperare dove l’utilizzo degli smartphone è alto e non ci sono infrastrutture legacy, finanziarie o tecnologiche, consolidate. Proprio per questo è chiaro che, nel mondo delle banche occidentali, i limiti allo sviluppo delle super app sono rappresentati dalle leggi sulla privacy che non consentono l’utilizzo indiscriminato dei dati provenienti da applicazioni diverse.

Ne dobbiamo essere consapevoli: la concorrenza generata dalla Psd2 può essere un problema per qualcuno, ma aiuta lo sviluppo dell’innovazione e impedisce a singoli soggetti di avere troppo potere sul mercato e, soprattutto, su di noi. Perché il pensiero strategico che ci deve aiutare è uno soltanto. Quando un servizio o qualsiasi altra cosa è gratis, allora la merce siamo noi. Anzi, sono i nostri dati.

 

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