Economia, il protagonista dell’anno

di Marcello Gualtieri

Il protagonista economico del 2022 è stato senza dubbio il ritorno dell’inflazione. Al momento di licenziare per la stampa questo numero di PRIVATE, l’accelerazione della crescita dei prezzi è così repentina che diventa difficile fare una previsione per il dato definitivo del 2022, si può solo riportare la stima Ue dell’8,5% annuo, che potrebbe essere pesantemente sottostimato.

Chi ci guadagna

Valori che non si vedevano da decenni e che inquietano risparmiatori, famiglie, imprese.  L’inflazione è difatti, come è noto, una brutta bestia: non solo si autoalimenta, ma addirittura è capace di autogenerarsi: basta che si sia una diffusa aspettativa di inflazione, per creare inflazione. Non solo, è uno die quei fenomeni economici in cui a fronte di qualcuno che perde non c’è qualcun altro che ci guadagna, come in un gioco a somma zero. L’unico che ci guadagna è lo Stato che grazie al fiscal drag incassa maggiori imposte a parità di potere di acquisto dei contribuenti (come è noto l’Irpef è una imposta progressiva). Così come ci guadagnano i grandi debitori (sempre come lo Stato) in quanto si riduce il valore reale del proprio debito (sempre che non sia contratto ad un tasso variabile). Ma non è grande affare per i conti dello Stato, difatti, in attesa di raccogliere i frutti del minor valore reale del debito deve, da subito, iniziare a pagare maggiori interessi passivi sul proprio debito. Nel solo 2022 gli interessi passivi sono passati da 61 miliardi a 77; 15 miliardi sottratti a spese ben più utili per i cittadini. Il fiscal drag riduce poi i profitti reali, con conseguenti riduzioni di progetti di investimenti per imprese e famiglie. Insomma, un grosso guaio per tutti.

Segnali premonitori

Il punto. Era del tutto imprevedibile? Direi proprio di no. Gli alert sugli effetti di un rialzo dei tassi sul nostro debito pubblico sono stati ripetuti nei lungi anni della stagione dei tassi zero, o negativi. E da un punto visto macroeconomico, non si può non rileggere la lettera aperte di Wolfgang Schaeuble a Mario Draghi pubblicata sul Financial Times: “… Prima o poi, l’inflazione incombe. L’offerta monetaria nell’Eurozona è stata massicciamente aumentata, senza essere adeguatamente compensata da un aumento del volume di beni e servizi. Ciò aumenta le aspettative inflazionistiche delle imprese e delle famiglie. L’indice dei prezzi al consumo supera già il benchmark della BCE vicino al 2 per cento. Nel settore immobiliare, azioni e opere d’arte, il pericolo è già grave. L’indice dei prezzi delle attività è aumentato lo scorso anno del 6,3. Una parte significativa dell’eccedenza monetaria creata dalla BCE viene evidentemente investita nei mercati dei capitali o immobiliari e sta alimentando bolle speculative”. La data della lettera? 3 giugno 2021.

 

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