Asset allocation: le indicazioni di UBS GWM Italy per i prossimi mesi

Dopo un difficile 2022 per quasi tutte le asset class, l’inizio del 2023 è stato caratterizzato da mercati positivi grazie ai segnali di un calo dell’inflazione, ai consumi superiori al previsto e all’uscita della Cina dalle politiche zero COVID. Se qualche mese fa una recessione a inizio anno veniva considerata inevitabile, oggi gli investitori sperano in una decelerazione controllata per l’economia globale.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS GWM Italy.

I mercati tendono sempre ad anticipare ciò che avverrà nei prossimi mesi e la buona partenza delle Borse riflette l’aspettativa che questo sia un anno di svolta per inflazione, tassi d’interesse e crescita del PIL. Da qualche mese gli indicatori economici suggeriscono come i prezzi al consumo continuino a salire, ma a un ritmo più lento. Negli Stati Uniti il picco sembra essere alle spalle: a dicembre l’inflazione è stata del 6,5%, che si confronta con un massimo del 9,1% raggiunto lo scorso giugno. Forse anche in Europa il peggio è passato, anche grazie alla riduzione dei prezzi del gas. A dicembre l’inflazione era del 9,2%, molto elevata ma in forte calo dopo diversi mesi sopra il 10%.

La domanda e i consumi, sia negli Stati Uniti che in Europa, si sono dimostrati invece superiori alle aspettative. Inoltre, in Europa le temperature elevate hanno consentito di limitare i consumi di gas, il cui prezzo è sceso allontanando qualche nuvola economica.

L’economia è comunque destinata a rallentare

Nonostante la riduzione del potere d’acquisto, le famiglie hanno mantenuto il tenore di vita comprimendo i risparmi, ma ormai il tasso di risparmio è sceso a livelli di guardia (negli Stati Uniti al 2%) e non ci sono ulteriori margini per sostenere questa tendenza. Inoltre, negli Stati Uniti il settore immobiliare risente dei tassi più alti sia in termini di riduzione del numero di compravendite che di rallentamento del settore delle costruzioni e possiamo aspettarci un simile andamento anche in Europa nei prossimi mesi.

D’altra parte, ci sono novità importanti provenienti dall’Asia. L’uscita della Cina dalla strategia zero COVID avrà un impatto modesto a inizio anno, perché il livello dei contagi è molto elevato e potrebbe salire ulteriormente in seguito ai festeggiamenti per il Capodanno lunare. Ci dovrebbe essere però un’accelerazione dalla fine del primo trimestre, con l’economia spinta anche dai risparmi accumulati negli ultimi due anni, come già avvenuto dal 2021 in Occidente.

Un’altra area che si era rivelata problematica per la Cina lo scorso anno è il settore immobiliare, ma di recente le politiche stanno diventando via via più accomodanti. Si stima che il settore immobiliare lo scorso anno abbia rappresentato un freno di oltre 3 punti percentuali per la crescita del PIL, mentre quest’anno dovrebbe stabilizzarsi.

Nel complesso, a livello globale ci aspettiamo un anno di crescita economica contenuta ma comunque positiva. La riapertura della Cina potrebbe avere implicazioni anche per le materie prime e in particolar modo il petrolio. Se l’aumento dei contagi ha un effetto negativo nell’immediato, a medio termine potrebbe enfatizzare gli squilibri sul mercato dell’energia, e in particolare del petrolio, spingendone le valutazioni al rialzo.

Questo quadro è decisamente meno cupo di come ce lo si aspettasse qualche mese fa, ma occorre essere realisti: in termini assoluti l’inflazione è elevata e l’impatto dei tassi d’interesse sull’economia reale si deve ancora manifestare appieno. Inoltre, ci sono ancora molte incertezze a livello geopolitico, dalla guerra in Ucraina alle tensioni tra Stati Uniti e Cina.

L’asset allocation

Sul mercato azionario rimaniamo complessivamente neutrali: nonostante le valutazioni siano scese lo scorso anno, la redditività delle aziende potrebbe risultare inferiore e quindi le Borse potrebbero continuare a essere volatili, con performance molto differenziate tra i diversi settori. La selezione si confermerà quindi molto importante.

In questo contesto continuiamo a preferire i titoli value, cioè quelli di società che producono buoni flussi di cassa e con valutazioni contenute. Inoltre, siamo positivi su settori come la farmaceutica, i beni di prima necessità e l’energia.

Sul mercato azionario americano rimaniamo cauti perché le valutazioni sono ancora elevate. In particolar modo, la tecnologia non offre ancora un punto d’ingresso sufficientemente interessante.

Dalla fine di ottobre i mercati emergenti hanno sovraperformato in modo significativo, ma potrebbero continuare a correre grazie alle riaperture in Cina, che rappresenta circa il 40% dell’indice dei mercati emergenti, e per questo sono tra i nostri preferiti.

Per quanto riguarda il reddito fisso, preferiamo i titoli di buona qualità, soprattutto i corporate investment grade. L’inasprimento degli standard di prestito e il rallentamento della crescita suggeriscono un rischio di default più elevato e, di conseguenza, riteniamo che il segmento high yield sia più vulnerabile.

Ci aspettiamo inoltre un rafforzamento delle materie prime a fronte di un clima economico meno negativo del previsto e della riapertura cinese, che ne aumenterà la domanda.

Veniamo da un periodo caratterizzato da molti colpi di scena sul fronte geopolitico ed economico che hanno obbligato gli investitori a navigare a vista, dando minor enfasi ai cambiamenti strutturali dell’economia. Anche per via dell’aumento dei tassi, i temi d’investimento a più alta crescita non sono stati la strategia di maggior successo in un contesto nel quale i settori più tradizionali e difensivi hanno risentito meno di shock come la guerra e l’inflazione.

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