Le strategie di UniCredit per crescere nel private banking

Luigi dell’Olio

 

 

Con il 2022 si è chiuso un anno di forte discontinuità sui mercati, con riflessi conseguenti sull’industria del private banking e della consulenza per i patrimoni privati, in gran parte collegata al cambiamento che ip netto cambio di regime sui tassi di interesse nelle principali economie ha comportato e comporterà. Abbiamo chiesto a Renato Miraglia, responsabile wealth management e private Banking Italy di UniCredit, quali sono i principali temi in agenda per il 2023.

 

Che effetti sta avendo l’aumento dei tassi di interesse sulle decisioni dei clienti private?

L’aumento dei tassi legati all’incertezza sulla traiettoria dell’inflazione sulle principali economie è stato certo l’elemento che ha colto di sorpresa gli investitori l’anno scorso, specie in Europa, non tanto perché, dopo un lungo periodo di tassi contenuti o addirittura negativi, questi sarebbero saliti ma per la rapidità con cui si sono mossi. Questo ha avuto ricadute sul valore di azioni e obbligazioni nell’immediato ma, come tutti i movimenti repentini, ci ha lasciato per il 2023 diverse opportunità di investimento, riportando grande interesse sulle obbligazioni e su una serie di segmenti dei mercati azionari che trattano a multipli bassi anche rispetto alla più o meno marcata contrazione degli utili legata al rallentamento del contesto economico. I tassi sono un parametro di riferimento sull’aspettativa di rendimento di qualsiasi operazione finanziaria. Una volta quantificato di quanto cambia, tutte le operazioni, sia di investimento che di lending, si adattano al nuovo livello e si valutano le conseguenti opportunità.

 

Quindi un contesto in cui la prudenza è ancora al centro delle decisioni dei clienti?

In questo avvio di 2023 vediamo che il numero di clienti che rimandano decisioni nel fare operazioni è in netto calo. Quelli magari rimasti più liquidi nel corso del 2022 si stanno ora orientando a usare questa liquidità per investire in modo più strutturale sia su public che su private markets, sia anche nel real estate. Un po’ più ragionato è l’utilizzo della leva del lending in certe operazioni, per i maggiori costi di finanziamento, ma spesso i ritorni delle operazioni sono saliti tanto da rendere comunque interessante questa soluzione. Quindi siamo in un contesto in cui c’è ancora prudenza, ma l’attendismo legato all’incertezza sembra meno rilevante.

 

Qual è il tema su cui state ragionando di più in questa fase?

Di sicuro le novità introdotte nell’ultima finanziaria ci hanno portato ad analizzare più a fondo alcuni ambiti.  Altro tema su cui abbiamo rilevato un certo interesse riguarda le norme sui cripto-asset che hanno iniziato a chiarire il loro trattamento fiscale.

Più in generale, in UniCredit pensiamo che, come private e wealth management, abbiamo un ruolo importante nell’aiutare i clienti a comprendere bene il contesto anche dal punto di vista legale e fiscale. Operiamo quindi in tal senso, al fianco dei clienti e con il supporto dei tanti studi professionali con cui collaboriamo, valutando bene, caso per caso, le reali e più vantaggiose opportunità per la nostra clientela.

 

Il modello di UniCredit per servire i clienti del segmento wealth è cambiato l’anno scorso con la chiusura di Cordusio Sim?

Dopo diversi anni nell’industria, devo dire che i cambiamenti che si percepiscono da decisioni organizzative sono meno netti quando guardiamo ai contenuti e al servizio in concreto offerto ai clienti. In UniCredit abbiamo un coverage dedicato e distinto ai vari segmenti private, wealth e Uhnwi che segue i clienti su tutte le tematiche. Lo fa personalizzando l’individuazione delle soluzioni in funzione della complessità delle esigenze e integrando le competenze del nostro wealth advisory con team di specialisti sul lending strutturato, financial e investment planning, business, art e real estate advisory. In generale, per la clientela private consideriamo un valore il radicamento territoriale e la nostra presenza in più di 130 città in Italia, valorizzando anche la prossimità dei rapporti che, come banca, abbiamo con il territorio. Per questo il Private banking è integrato nelle nostre 7 region, mantenendo una forte identità legata ai contenuti e al servizio. Per il wealth management consideriamo un valore l’approccio sinergico con il large corporate, estendendo alla clientela tutte le potenzialità che possono arrivare da un rapporto più stretto con i team dell’investment bank, come quelli di advisory e di capital markets (ad esempio i team equity o alternative). Questo ci consente di tradurre in fatti la vocazione di UniCredit: essere al fianco delle famiglie imprenditoriali italiane in modo integrato, sfruttando le leve che il nostro grande network offre termini di competenze   e risorse.

 

 

E sulla clientela ultra high?

Nel wealth management abbiamo consolidato la squadra ultra-high, costituita per servire le famiglie imprenditoriali con grandi patrimoni, affiancando su ogni famiglia un key senior banker ad uno strategic advisor di estrazione dal mondo dell’investment bank. Lavorando insieme, pensiamo di essere in grado anche di anticipare le esigenze dei clienti. Costruire soluzioni proattivamente e in modo dinamico, in aggiunta a relazioni consolidate, riteniamo sia un rilevante fattore di successo con questo tipo di interlocutori.

 

E, guardando in prospettiva, uno dei temi che sembra preoccupare l’industria è come l’industria farà fronte alla formazione dei banker del futuro. Come state impostando questo tema in UniCredit?

Il 2022 è stato dedicato a un’attività di recruiting che ci ha permesso di inserire poco più di 60 nuovi professionisti all’interno della rete di banker e specialisti di UniCredit, alcuni più esperti, altri più giovani con cui abbiamo iniziato un percorso di sviluppo all’interno del nostro modello di business. Come i clienti devono affrontare il passaggio generazionale, anche il nostro settore deve pensare a come accompagnare la futura evoluzione generazionale di banker. Va in questa direzione l’iniziativa executive master in wealth management e private banking portata avanti con l’Università Bocconi, percorso su cui vogliamo continuare a investire per formare i nostri senior banker di domani.

 

In conclusione, quali prospettive vi aspettano per il 2023?

La specializzazione e la professionalità dei nostri banker saranno gli elementi chiave per riprendere un percorso di crescita sostenuta, per ripresentare nel nuovo contesto le opportunità offerte dai mercati e il valore dell’asset allocation; e, soprattutto, per ampliare il dialogo strategico con i diversi segmenti di clientela sui tanti aspetti al centro di un percorso di protezione e indirizzo del patrimonio della famiglia.

 

 

 

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