Gli analisti ritengono che il 2023 sarà un momento di “stop-and-go” per l’economia per il diminuire dell’inflazione e l’allentamento delle politiche monetarie che porteranno a una ripresa nel 2024. Sebbene ci attenda una recessione probabilmente lieve e di breve durata, questa comporterà comunque rischi da non sottovalutare.
“Questo scenario, unito all’inasprimento degli standard di credito su tutte le asset class da parte delle banche e dei mercati pubblici, implicherà nuove opportunità per gli investitori privati, per cui le nostre prospettive sul il mercato del private debt rimangano positive per il 2023“. Ad affermarlo è Altin Kadareja, ad di Cardo AI, che di seguito spiega nei particoli la view.
L’andamento del private debt nel 2022
Nel 2022 il private debt ha registrato una buona performance, con $174 miliardi di investimenti a livello globale nei primi tre trimestri. Questo mercato, per le sue proprie caratteristiche, quali strumenti di durata più breve, tassi variabili, rendimenti più elevati e minore volatilità in tempi di crisi rispetto ai mercati pubblici, ha sempre reagito bene agli shock di mercato (basti pensare alla crisi finanziaria globale, alla crisi dei debiti sovrani in Europa, alla Brexit, ecc). In particolare, nel 2022 l’attenzione degli investitori si è focalizzata sul mercato europeo, con un aumento delle operazioni di private debt in Paesi come Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia, con record di transazioni in Italia e Spagna. Nel complesso, il numero di operazioni è cresciuto del 16% nel primo semestre del 2022 (395 operazioni), rispetto allo stesso periodo del 2021 (340).
Dall’altra parte, le avverse condizioni macroeconomiche, hanno indotto i gestori del credito privato a focalizzarsi maggiormente sulla prevenzione e la riduzione delle perdite, orientando i prestiti verso le imprese meno cicliche, più resilienti e con una maggiore prevedibilità degli utili futuri. Inoltre, l’incremento dei tassi di interesse ha comportato un aumento dei rendimenti delle obbligazioni societarie e governative spingendo gli LP, come i fondi pensione, a investire in questo settore. Tuttavia, riteniamo che un continuativo aumento dei tassi di interesse favorirà il private debt, attraendo nuovi capitali. Crediamo, infatti, che molti investitori stiano ritardando i contributi a nuovi fondi per valutare l’evoluzione del mercato e determinare la migliore allocazione dei propri portafogli.
I trend nel mercato del private debt: cartolarizzazioni, NPL e ESG
I volumi di prodotti cartolarizzati emessi in Europa tra il primo e il terzo trimestre del 2022 (circa 137 miliardi di euro) sono stati significativamente superiori rispetto ai volumi emessi nello stesso periodo nel 2021. Tale risultato è stato determinato, prevalentemente, da un eccezionale primo trimestre del 2022 (+31,6% rispetto al Q1 2021), che è stato in grado di compensare la tendenza al ribasso dei volumi emessi nel resto dell’anno.
Per quanto riguarda gli NPL, le prospettive globali sono sensibilmente peggiorate nel 2022, determinando uno stato di grande fragilità messo in evidenza dall’aumento dei crediti deteriorati di fase 2, che ha raggiunto il 9,5%. Ci aspettiamo quindi una nuova ondata di NPL. Analizzando la performance del mercato degli NPL a livello geografico, in Europa la Francia è diventata il primo paese per NPL (anche se il rapporto NPE rimane basso e stabile) con 110 miliardi di euro, e il mercato spagnolo rimane uno dei più attivi con 79 miliardi di euro di NPL nei bilanci delle banche. Mentre in Italia le banche registrano ad oggi il livello più basso di NPL (68 miliardi di euro) dal 2008. Ciò è attribuibile agli effetti del processo di riduzione della leva finanziaria e delle contromisure di moratoria del debito. Per quanto riguarda i paesi extraeuropei, per la prima volta dal 2009, si sta registrando un aumento impressionante del rapporto NPL. Il nuovo afflusso ha già superato il valore di 500 miliardi di euro e potrebbe raggiungere l’esorbitante cifra di 900 miliardi di euro.
Da ultimo, la sostenibilità è stata indubbiamente un tema caldo nel 2022. Secondo Morningstar, nel secondo trimestre del 2022 i fondi sostenibili globali hanno registrato un calo del 62% di nuovi fondi netti, rispetto agli 87 miliardi di dollari di afflussi del primo trimestre. Tuttavia, in Europa il sentiment negativo del mercato non ha bloccato lo sviluppo normativo relativo alla classificazione dei fondi ESG. Ad oggi, come dimostrato da un’indagine di KPMG del 2022, 3 fondi di private debt su 4 rientrano nell’articolo 6 della SFDR, non integrando alcun tipo di sostenibilità nel processo di investimento, mentre solo il 23% rientrano nell’articolo 8. Per il 2023 ci aspettiamo un aumento dei fondi classificati ai sensi degli articoli 8 e 9, con un obiettivo di investimento sostenibile chiaro e certificato, man mano che gli attori del private debt matureranno le loro strategie di incorporazione ESG.
Il ruolo della tecnologia nel private debt
Alla luce dell’attuale scenario macroeconomico e dei trend di sviluppo del mercato del private debt, il ruolo della tecnologia sarà sempre più cruciale e centrale nel 2023. Possedere strumenti efficaci nella gestione dei dati risulta oggi una componente essenziale per muoversi con successo nel mercato del private debt. Soluzioni tecnologicamente avanzate, infatti, sarebbero in grado di aiutare gli operatori del settore a identificare in maniera precisa e tempestiva le opportunità di investimento, valutare i nuovi asset emergenti, quantificare i rischi pre-investimento e gli impatti del portafoglio, ottenendo maggiori informazioni sui loro portafogli esistenti e potendo di conseguenza strutturare operazioni migliori. Al momento la richiesta di simili soluzioni tecnologiche sta diventando sempre più incalzante e necessaria, e le istituzioni che vorranno reagire al meglio al deterioramento dei mercati dovranno, pertanto, essere in grado di coglierne i primi segnali e adattare il loro business prima di doverne affrontare le conseguenze. Serve dunque una tecnologia in grado di raccogliere i dati da fonti e formati diversi in real-time, attraverso infrastrutture di big data e algoritmi di intelligenza artificiale, e capace di offrire la massima flessibilità, così da poter facilmente incorporare qualsiasi cambiamento delle strategie di investimento dei gestori.