L’ora degli artisti Bipoc

Alessia Zorloni e Elvira Perlingeri

 

La crescita dell’interesse per gli artisti Bipoc (black, indigenous, and people of color) è in corso già da qualche anno, soprattutto a partire dal 2020, quando la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19 ha spostato l’attenzione sulle tematiche di inclusione e diversità. Molti musei americani hanno implementato l’assunzione di uomini e donne di colore nei loro consigli di amministrazione, dando vita a una serie di iniziative volte a far crescere il numero di artisti di colore all’interno delle loro collezioni. Il Baltimore Museum of Art ha venduto tre opere di Andy Warhol, Brice Marden e Clyfford Still e con il ricavato di 56 milioni di dollari ha finanziato l’acquisto di nuovi lavori a favore della diversità e dell’equità. Ancora, l’Everson Museum of Art ha messo all’asta Red Composition (1946) di Jackson Pollock e i 13 milioni di dollari raccolti li ha destinati ad acquisizioni di opere di artisti di colore o appartenenti ad altre minoranze.

 

Attenzione alla diversity

 

Gli artisti Bipoc sono ormai protagonisti di biennali e fiere d’arte in tutto il mondo. Proprio febbraio è stato un mese importante per questo settore grazie alla 1-54 Contemporary African Art Fair di Marrakech, la prima fiera d’arte internazionale dedicata all’arte contemporanea africana. Fondata da Touria El Glaoui nel 2013 a Londra, la fiera è approdata poi anche a New York nel 2015, a Marrakech nel 2018 e a Parigi nel 2021.

 

Il podio

Sotto il martello il valore dell’arte moderna e contemporanea africana è cresciuto costantemente dal 2016 segnando un lieve calo nel 2022. Con l’aiuto della banca dati Artprice, abbiamo stilato una classifica degli artisti che hanno ottenuto il fatturato più alto nel 2022. Al primo posto troviamo Kerry James Marshall (Birmingham, Stati Uniti, 1955) vera e propria icona della pittura americana. Il mercato di Marshall domina il segmento dell’arte contemporanea africana da diversi anni, da quando nel 2018 il suo fatturato ha toccato i 32,4 milioni di dollari grazie alla vendita di 14 lotti, conquistando il titolo di artista nero americano vivente più costoso. Il 2022 è stato un anno proficuo anche per Rashid Johnson (Chicago, 1977), artista multidisciplinare noto per l’incorporazione di una vasta gamma di materiali e oggetti nelle sue opere. Al terzo posto troviamo Amoako Boafo (Accra, 1984), artista ghanese che vive e lavora a Vienna. Ispirandosi alla pittura di Egon Schiele, Amoako Boafo realizza ritratti di figure africane dipingendo con le dita direttamente sulla tela. I soggetti delle sue opere, spesso rappresentati su sfondi monocromatici, sono colti in toni intimi e personali. Sul mercato secondario Boafo registra un’ascesa rapidissima: debutta in asta nel 2020 e in un solo anno raggiunge un fatturato di 6,62 milioni di dollari. Il suo toplot, Hands Up (2018), è una tela battuta da Christie’s per 2,82 milioni (stima: 256.688 – 385.032 dollari) a Hong Kong nel 2021.

Gli emergenti

Al quarto posto troviamo Mark Bradford (Los Angeles, 1961), anche se il suo fatturato ha subito un calo significativo rispetto al 2021 passando da 26,74 a 5,87 milioni. Più freschi e sbalorditivi sono, invece, i risultati ottenuti delle giovani artiste della classifica nate dopo gli anni ’80. Tra queste Njideka Akunyili Crosby (Enugu, 1983) artista nigeriana trapiantata a Los Angeles. La sua prima aggiudicazione in asta è avvenuta nel novembre 2016, dopo la sua prima mostra personale presso la galleria Victoria Miro di Londra. Nello stesso anno ha esposto le sue opere al Whitney Museum e ha ricevuto il premio Canson dal Drawing Center di New York. Tutti questi successi hanno permesso alla Crosby di vendere Drown (2012) a 900 mila l’anno del suo ingresso nel mercato secondario, raggiungendo nel 2017 il suo fatturato più alto (7,90 milioni). Nello stesso anno l’artista è entrata a far parte della scuderia di David Zwirner.

 

L’ascesa del secondario

Al settimo posto troviamo Toyin Ojih Odutola (Ilé-Ifẹ̀, 1985), nigeriana trapiantata a New York, rappresentata dalla Stephen Friedman Gallery. Infine merita un cenno Kudzanai-Violet Hwami (Gutu, 1993), l’artista più giovane della classifica. Entrata nella scuderia di Victoria Miro nel 2020, Hwami ha rappresentato lo Zimbabwe alla 58ª Biennale di Venezia. Questi successi hanno portato ad una rapida ascesa nel mercato secondario, anche se quest’anno, nonostante la partecipazione alla 59ª Biennale di Venezia, il suo mercato sembra essersi un po’ raffreddato. Nel complesso dobbiamo evidenziare segni di rallentamento per tutto il segmento. Dopo aver registrato la più forte crescita delle vendite nel 2021 con aggiudicazioni e fatturati importanti, il mercato dell’arte africana sembra essersi ridimensionato e il diffuso calo dei valori in asta lo dimostra.

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