La dinasty dei Giuliani

Stefano Fossati

Era il lontano 1889 quando il dottor Germano Giuliani, farmacista e chimico, si trasferì a Milano da Arco di Trento (allora sotto l’Impero austro-ungarico) e acquisì l’Antica Farmacia del Lazzaretto, in via Felice Casati. Iniziava una storia che, poco più di 130 anni dopo, avrebbe portato la famiglia Giuliani – fra le altre cose – a gestire diritti sui farmaci per 25 miliardi di capitalizzazione, a puntare al 5% di Rotschild e a ramificare i propri interessi dal private equity al venture capital, fino all’immobiliare di lusso.

Nelle scorse settimane il nome di Giammaria Giuliani (si veda anche articolo a pagina 18), proprietario col fratello Mario Germano dell’omonimo gruppo farmaceutico, è finito al centro delle cronache finanziarie per essere stato chiamato dalla famiglia Rothschild – insieme con Peugeot, Dassault e i fratelli Wertheimer, proprietari di Chanel – a partecipare all’Offerta Pubblica di Acquisto finalizzata al delisting di Rothschild & Co dalla borsa di Parigi dopo 185 anni. Un’operazione da 3,7 miliardi nel quale ha un ruolo non secondario Paolo Scaroni, vicepresidente di Rothschild nonché presidente di Giuliani Group: se andrà tutto secondo i piani, Giammaria Giuliani e gli altri nuovi soci controlleranno ciascuno il 5% della storica banca specializzata in asset management e investment banking (di cui, per la cronaca, i Giuliani già detengono circa l’1% tramite Nogra, la cassaforte lussemburghese della famiglia), con l’impegno di mantenere la quota per almeno otto anni.

Il passaggio alla grande finanza

Le incursioni in ambito extra-farmaceutico dei Giuliani non sono d’altra parte una novità, almeno da quando Giammaria e Mario Germano, cittadini svizzeri, hanno raccolto dal padre Gian Germano l’eredità del gruppo avviato dal bisnonno partendo dalla piccola farmacia milanese. Non una farmacia qualunque, peraltro: era la più antica della città, attiva dal 1750 proprio accanto a quel Lazzaretto reso famoso dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, costruito nel XV secolo fuori Porta Orientale per il ricovero per i malati durante le epidemie. Anche se nel 1889 la peste era ormai un lontano ricordo e l’antica struttura era in fase di demolizione, dopo avere ospitato per decenni botteghe artigiane e modeste abitazioni: al suo posto, di lì a poco, sarebbero sorti i palazzi della nuova borghesia dei commercianti.

Del resto, a interessare il dottor Giuliani non era la cura delle pestilenze, quanto piuttosto lo studio delle proprietà digestive di erbe come genziana, rabarbaro, boldo e cascara. Lunghi anni di ricerche, di test, di correzioni che portarono a mettere a punto la ricetta di quello che sarebbe passato alla storia come l’Amaro Medicinale Giuliani. Prodotto artigianalmente e venduto nell’antica farmacia al Lazzaretto, fu un successo pressoché immediato: la formula venne brevettata mentre la pubblicità era rappresentata dal passaparola dei sempre più numerosi clienti che ne apprezzavano gli effetti benefici. Fino a giungere alla famiglia reale: in occasione dell’Esposizione Universale di Milano del 1906, che celebrava i successi dell’industria e della tecnica italiana, venne premiato con la medaglia di bronzo dal re Vittorio Emanuele III.

Nel giro di qualche anno le vendite crebbero esponenzialmente: le richieste fioccavano da tutta Italia e il vecchio laboratorio artigianale non era più in grado di farvi fronte. Nel 1937 nacque ufficialmente lo Stabilimento Farmaceutico Chimico-biologico Dott. A&M Giuliani in via Pelagio Palagi, non lontano da Città Studi, dove tuttora si trova la sede della società. L’Amaro Medicinale iniziò a essere prodotto su larga scala e nemmeno la guerra fu in grado di fermarlo, grazie alla realizzazione di un secondo stabilimento a Lora, sul Lago di Como.

L’evoluzione industriale

Ma fu negli anni ’50 che l’azienda si avviò a diventare un vero e proprio gruppo industriale. Con l’ingresso di Gian Germano Giuliani, nipote del fondatore, la linea dei prodotti si ampliò grazie al lancio di Calcio Giuliani (ricostituente vitaminico), Blastoidina (ricostituente), Drogar (antiulcera) e Salisulf (antinfiammatorio intestinale). E per supportare la crescita vennero realizzate le prime campagne pubblicitarie: con l’avvento della televisione, l’Amaro Medicinale Giuliani, ormai divenuto prodotto da banco, fu tra i primi protagonisti del mitico Carosello con lo slogan “Il Digestivo che in più attiva il fegato”, che lo avrebbe accompagnato per molti anni. Nel 1960 comparvero anche le affissioni e negli anni successivi il digestivo milanese si affermò come il prodotto più venduto del mercato farmaceutico italiano. Alla nascita della divisione Pharma, nel 1976, seguì il lancio di ulteriori nuovi prodotti di successo anche sui mercati esteri: da ricordare in particolare l Bioscalin, primo integratore alimentare specificamente formulato per il benessere dei capelli.

Ai vertici della cronaca rosa

Gian Germano, Pippo per gli amici, non è salito agli onori delle cronache solo per i suoi successi imprenditoriali. Personaggio vulcanico, amante delle occasioni mondane, dell’Inter (di cui è stato in passato consigliere e socio di minoranza) e delle belle donne, è stato più volte al centro delle attenzioni dei rotocalchi: negli anni Sessanta sposò una giovanissima Bedy Moratti, non ancora attrice affermata (dall’unione sarebbe nata Maria Sole), nel 1972 le seconde nozze con la famosa modella Isa Stoppi, madre di Giammaria e Mario. Anche se il matrimonio più burrascoso fu li terzo, quello con l’agrigentina Ylenia Iacono. Era il 2008: 70 anni lui, 36 lei, il ricevimento nella villa di famiglia a Brunate, sopra Como, organizzato dalla società di Daniela Santanché. Sarebbe finito un paio di anni dopo, quando a nozze andarono le riviste di gossip: lei fu “pizzicata” con l’ex calciatore Stefano Bettarini, lui le fece causa (finita in nulla di fatto) per un presunto tentativo di raggiro orchestrato per ottenere più soldi dalla separazione. E a farne le spese fu (anche) Emilio Fede, preso a cazzotti da Giuliani all’uscita di un ristorante perché “reo” di avere presentato l’ex moglie a Bettarini.

Nuovo stile imprenditoriale

Decisamente meno amanti dei riflettori sono i due figli, lontani dal modello paterno anche per stile imprenditoriale. Affidata la gestione dell’azienda a manager esterni, Giammaria e Mario Germano hanno puntato sia sulla crescita del gruppo nel farmaceutico per linee esterne (l’ultima operazione, poche settimane fa, ha visto l’acquisizione per 35 milioni del portafoglio prodotti dermatologici Biogena da Valetudo), sia sulla diversificazione spaziando dai mercati azionari all’immobiliare, dal venture capital al private equity. Nel 1996 hanno investito nel fondo britannico Royalty Pharma, specializzato nei diritti sui farmaci: approdato sul Nasdaq a giugno 2020, oggi capitalizza circa 25 miliardi di dollari, con i Giuliani che detengono ancora una quota attorno al 10%.

 

Sviluppo immobiliare

Ma è solo la punta di un (ricco) iceberg: fra i vari investimenti nel real estate in mezzo mondo operati attraverso Nogra, i due fratelli hanno il 5% di Anse du Portier, società che sta costruendo nel Principato di Monaco Mareterra, quartiere di lusso su piattaforme galleggianti progettato dallo studio di Renzo Piano. Mentre non si contano le partecipazioni in aziende startup dei più svariati settori, dal mining di criptovalute al commercio al dettaglio.

Strategie portate avanti per lo più, fino allo scorso anno, dal fondo comune ai due fratelli in pancia a Nogra: decisamente meno rilevanti le attività condotte separatamente da Mario Germano e Gianmaria attraverso i rispettivi portafogli Mgg e Gg Strategic, sempre comunque gestiti da Nogra. Nell’aprile 2022, tuttavia, il forziere lussemburghese è stato diviso fra Gg 1978 e Mgg Strategic. E sarà solo la prima, controllata da Giammaria, a partecipare all’Opa su Rothschild. Segno che in futuro ognuno dei due camminerà sempre più spesso da solo. Almeno al di fuori dell’azienda di famiglia.

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