Banca Finnat, la roadmap della crescita

“In molti casi ci troviamo ad assistere i nipoti dei clienti acquisiti da mio nonno. La fidelizzazione da una generazione all’altra conferma la bontà del nostro lavoro e ci spinge a fare sempre meglio, in modo da offrire soluzioni adeguate a ogni necessità”. Così Arturo Nattino, amministratore delegato del gruppo Banca Finnat, sintetizza l’attività della banca, che ha da poco lasciato Piazza Affari per intraprendere un nuovo step nel suo percorso di crescita.

 

Quali sono oggi le principali preoccupazioni/necessità della clientela private?

Alla luce delle esperienze che hanno contraddistinto gli ultimi anni, dalla pandemia, dai conflitti bellici, da un’improvvisa crisi economica e sociale, i clienti hanno accentuato l’attenzione verso la gestione dei propri patrimoni e attribuiscono un particolare rilievo alla loro resilienza finanziaria, che diventando un elemento fondamentale nelle scelte. Di conseguenza è aumentata la consapevolezza di quanto sia importante affidare la gestione di temi patrimoniali complessi a figure professionali specializzate.

 

Sono cresciute le complessità e anche lo stock dei risparmi, come emerso dalle analisi relative a quanto accaduto dallo scoppio della pandemia in avanti.

Il risparmio delle famiglie è cresciuto, anche se in modo disomogeneo. La struttura demografica della popolazione nel nostro paese è in costante invecchiamento e aumenta così il bisogno di soluzioni di previdenza integrativa. I patrimoni familiari sono particolarmente sbilanciati verso asset non finanziari come immobili e società. Ad esempio, un tema molto sentito dalla clientela del private banking riguarda il passaggio generazionale, con la definizione di tutti gli aspetti che vengono coinvolti in questo processo. Dunque non si tratta più solo di fornire indicazioni per tutelare il patrimonio accumulato a fronte dell’inflazione, e cercare di farlo crescere nel tempo, ma di affrontare esigenze anche di natura extrafinanziaria che riguardano bisogni della famiglia e dell’impresa. Questo porta i risparmiatori a cercare professionisti non solo competenti, ma anche disponibili a supportarli nelle decisioni in un mondo in continuo e veloce mutamento.

 

Detto dei bisogni della domanda, in cosa si caratterizza la vostra offerta anche rispetto ai concorrenti?

Finnat gode di una tradizione storica nella gestione dei patrimoni; quest’anno festeggiamo i 125 anni dall’inizio della nostra attività. Le conoscenze e l’esperienza maturate nel tempo ci mettono nelle condizioni per offrire

le risposte necessarie ai bisogni complessi della clientela. Puntiamo su soluzioni personalizzate in base alle esigenze di ciascun cliente, fornendo

consulenza agli imprenditori nei momenti di maggiore rilevanza per le loro aziende assistendoli sul lato del capitale e del debito.

 

In che modo i bisogni dell’impresa si intrecciano con quelli del patrimonio personale e familiare?

Per citare un esempio, negli ultimi anni abbiamo investito in maniera importante sull’adeguamento dei sistemi informatici e sulla digitalizzazione dei servizi,

in modo da migliorare l’esperienza del cliente, senza che questo abbia comportato la rinuncia alla centralità del rapporto personale, fondamentale per costruire e poi consolidare la relazione di fiducia. Non solo: continuiamo a investire sulle competenze dei nostri consulenti, in modo da fornire risposte adeguate in aree diversificate e multidisciplinari.

 

Come interagiscono le varie controllate di Finnat?

Il nostro modello organizzativo prevede un’interazione quotidiana fra le competenze della banca, della fiduciaria, della consulenza alle imprese, delle società di gestione e del real estate, così che ogni esigenza possa trovare risposte adeguate. Siamo al fianco di ciascun cliente con un contatto costante e personalizzato, in modo da garantire la gestione del patrimonio non solo del singolo, ma di più generazioni delle famiglie nostre clienti.

 

Quali sono i vostri numeri relativi alla gestione dei grandi patrimoni?

Il gruppo Banca Finnat ha chiuso il 2022 con circa 16,3 miliardi di euro di masse tra gestito e amministrato. In particolare, gli asset under management afferenti al private banking sono pari a circa 6 miliardi di Euro. Nei vari team che compongono la rete lavorano complessivamente 50 colleghi tra dipendenti e agenti, in 6 filiali: una a Milano, una a Novi Ligure e quattro a Roma, compresa la sede di Palazzo Altieri. Nel nostro piano industriale prevediamo di ampliare ulteriormente la base clienti grazie all’inserimento di nuovi consulenti principalmente di elevata seniority e di proseguire il rafforzamento dell’area Nord Italia, eventualmente anche attraverso l’apertura di nuove filiali in altri centri considerati strategici.

 

Su quali leve puntate per crescere?

In primis la crescita delle masse gestite dai clienti attuali, facendo leva sulla nostra capacità di assisterli da vicino e sulla loro soddisfazione e dall’altro l’acquisizione di nuovi clienti. Intendiamo crescere nel segmento dei grandi patrimoni, basandoci sugli elementi distintivi della nostra offerta dove un fattore di successo è rappresentato dalla capacità di parlare con gli attuali clienti anche dei bisogni dei propri figli, delle proprie imprese e dei beni familiari.

 

Quanto al new business, invece?

Ci stiamo concentrando sui segmenti degli imprenditori e dei professionisti che li assistono. All’interno del gruppo contiamo su competenze che consentono di fornire soluzioni innovative ed efficienti nella gestione dei patrimoni così come nella consulenza per le operazioni di finanza straordinaria.

Oltre che attraverso la crescita organica, intendiamo anche aumentare il numero dei consulenti attraverso l’assunzione di profili esperti che trovano nel modello di Banca Finnat, un terreno fertile nel quale sviluppare in modo efficiente ed efficace la loro professionalità e il loro network lavorativo. Infine, guardando alla crescita oltre il medio periodo, per garantire il consolidamento e lo sviluppo della nostra banca, stiamo selezionando consulenti più giovani che, affiancandosi ai nostri consulenti più esperti, possano essere i riferimenti futuri delle famiglie dei nostri clienti.

 

Come si inquadra nel vostro percorso di crescita la scelta di delistare la società da Piazza Affari?

La quotazione in borsa risaliva al 1939, eravamo una delle società italiane quotate da più tempo. Per questa ragione la decisione non è stata semplice.

Il motivo principale del delisting è stato la volontà di assicurare alla nostra famiglia una governance stabile e di lungo termine sulla nostra azienda.

La holding creata, che oggi controlla il nostro gruppo, ha delle regole statutarie che garantiscono questo obiettivo ed allo stesso tempo tutelano tutti gli azionisti. Oltretutto il flottante della società quotata era storicamente basso e sul titolo di conseguenza gli scambi erano pochi.

 

Cosa succede ora?

Dopo il delisting la nostra attenzione sarà tutta rivolta alla crescita tracciata dal piano industriale. Sarà prioritario aumentare le masse gestite nel private banking attraverso un rafforzamento della nostra presenza anche al nord Italia.

Un ulteriore focus riguarda l’attività della controllata Investire Sgr, che è uno dei primi operatori in Italia nella gestione e valorizzazione di portafogli immobiliari, con un patrimonio gestito di oltre 7 miliardi di euro.

 

Focalizzandoci sugli investimenti finanziari, lo scenario appare tutt’altro che di facile lettura. Dopo un 2022 molto negativo per le principali asset class, il 2023 è iniziato con un forte rimbalzo, mentre a livello macro restano intatti i fattori di turbolenza e i rischi sistemici. Come riequilibrare i portafogli?

Come già detto, non esistono soluzioni che vanno bene in generale, ma occorre partire dai bisogni del cliente, dalle sue caratteristiche e dagli obiettivi di vita per definire la migliore soluzione.

Il nostro modello prevede due forme essenziali di servizio, la gestione in delega e la consulenza. Entrambe le forme basano la selezione degli strumenti su cui investire su un’analisi attenta al rischio e alla diversificazione del portafoglio utilizzando tutte le asset class disponibili.

Dunque anche il non quotato?

Nell’identificazione delle componenti più confacenti, da un lato ai bisogni del cliente e dall’altro al contingente momento di mercato, affianchiamo alle asset class tradizionali anche asset class alternative che per loro natura, a fronte di un certo livello di illiquidità, offrono rendimenti nel medio lungo periodo e sono sostenibili per l’intero ciclo economico. Riteniamo che queste tipologie di strumenti, nel contesto attuale di mercato, possono offrire evidenti vantaggi in termini di diversificazione per quei clienti che ne evidenziano competenza e interesse.

 

Si spiega così la partnership siglata con Hedge Invest?

Questo accordo ci permette di ampliare la competenza nella selezione di alcune asset class alternative, in ottica di piattaforma aperta. Si affiancano al lavoro che facciamo nel real estate in sinergia con la nostra Investire Sgr.

 

Chiudiamo con qualche nota su di lei. Esponente di punta della quarta generazione della famiglia che ha creato e fatto crescere Finnat, come vive il ruolo e qual è il suo modello di leadership?

Nel lavoro quotidiano sono molto attento alla gestione dei rischi: cerco di trasmettere a tutti i nostri manager la necessità di indentificarli, valutarli e mitigarli in relazione a quella che è la nostra attività. Ritengo fondamentale condividere, non solo con i private banker, ma con tutta l’azienda, una forte attenzione verso i clienti. Alcuni dei nostri attuali clienti sono nipoti dei clienti di mio nonno. Credo che la fidelizzazione sia merito del nostro modo di fare banca con una forte personalizzazione del rapporto e una focalizzazione sulle esigenze del cliente.

Anche l’attenzione alle regole ed alle normative è una priorità che trasmetto ai colleghi ogni giorno. La conformità è un grande impegno, molto oneroso, ma essenziale nella gestione di un istituto bancario.

 

 

Ha degli hobby? Se sì, come incidono sul lavoro quotidiano?

Non è stato facile trovare spazio per attività diverse da quelle lavorative.

Sono però un appassionato runner e ho avuto la fortuna di poter correre molte maratone, tra cui quella di New York per ben 5 volte. La sveglia alle 5 di mattina mi ha accompagnato per molti anni; non l’ho mai considerata un sacrificio ma uno stimolo. Oggi, con il passare degli anni, ho abbassato i ritmi e lasciato le gare, ma continuo a correre con gli amici con grande entusiasmo.

Tutto questo è stato un importante completamento della mia vita familiare e lavorativa.

 

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