Vito Andreola
I family office si preparano a ridurre ulteriormente le posizioni sul cash per il timore di non riuscire a proteggere il capitale dei propri investitori a fronte dell’inflazione elevata. A differenza di quanto prospettato solo pochi mesi fa, infatti, il carovita sta rallentando molto lentamente e quindi continua a erodere i patrimoni. Anche se del resto non è facile generare rendimenti a fronte di uno scenario macro ricco di incognite e con valutazioni non più a sconto rispetto alle medie storiche.
È il momento di alzare l’asticella
Secondo il report Eyes on the Horizon realizzato da Goldman Sachs, nei prossimi 12 mesi i family office istituzionali aumenteranno le allocazioni risk-on in tutte le asset class, aumentando solo moderatamente l’esposizione al reddito fisso per cogliere le opportunità offerte dai tassi di interesse più elevati, mentre va calando l’interesse per le criptovalute
“Potendo investire in modo flessibile su tutto lo spettro di rischio, i family office hanno mantenuto un approccio sostanzialmente omogeneo verso allocation più aggressive al fine di ottenere rendimenti superiori”, ha dichiarato Meena Flynn, co-head of Global Private Wealth Management e co-lead of One Goldman Sachs Family Office Initiative. “Le allocazioni risk-on programmate ci indicano che gli intervistati vedono ottime opportunità di ottenere un alpha aggiuntivo. Questo approccio paziente, strategico e a lungo termine è spesso vantaggioso ai fini della gestione e della conservazione del patrimonio familiare”.
L’asset allocation media
I family office continuano a mantenere solide allocazioni in asset di rischio. Le percentuali relative alla prima parte del 2023 sono:
28% azionario pubblico;
26% private equity;
12% cash/cash equivalent (esclusi i Treasury statunitensi);
10% reddito fisso;
9% real estate privato e infrastrutture;
6% hedge fund;
3% private credit;
1% commodity.
I family office hanno indicato che i settori in cui sono maggiormente sovrappesati sono quelli dell’information technology e dell’health care, temi di crescita secolare con il potenziale di affrontare i cicli economici e di generare valore nel lungo periodo.
Una quota consistente di family office ha dichiarato di voler incrementare le proprie allocazioni nelle seguenti asset class nel corso del 2023:
il 48% degli intervistati ha aumentato la propria allocazione in azioni del mercato pubblico;
41% nel private equity;
39% nel reddito fisso;
30% nel private credit;
27% per private real estate e infrastrutture.
Una parte significativa di intervistati sta riducendo la parte cash del portafoglio: il 35% degli intervistati prevede di diminuire le allocazioni in cash e cash equivalent (esclusi i Treasury statunitensi). Solo il 10% stima di diminuire l’allocation in azioni del mercato pubblico, mentre il 13% prevede di ridurre quella in azioni private.
Strategie fai da te nel real estate
Per quanto riguarda le asset class oggetto del sondaggio, la maggior parte dei family office investe attraverso gestori specializzati piuttosto che direttamente. L’eccezione principale è rappresentata dal settore del private real estate, area in cui le famiglie ultra-high net worth sentono di avere una maggiore affinità.
La maggior parte dei family office sembra essere soddisfatta della propria allocation in termini geografici, con una forte attenzione agli Stati Uniti e agli altri mercati sviluppati: il 26% degli intervistati ha in programma di aumentare le allocazioni nei mercati statunitensi, compreso il 41% dei family office dell’Asia-Pacifico, mentre il 27% intende incrementare le allocation in altri mercati sviluppati. Questo potrebbe essere un segnale di riluttanza a investire in regioni in cui i rischi percepiti sono più elevati e superiori ai potenziali rendimenti corretti per il rischio offerti dalle aree geografiche più vicine.
Ampio spazio per gli alternativi
“I family office continuano a investire in modo significativo in strumenti alternativi, tra cui il private equity, il private credit, le infrastrutture, il real estate e gli hedge fund”, ha dichiarato Tony Pasquariello, global head of Hedge Fund Coverage e co-lead of One Goldman Sachs Family Office Initiative. “In un sondaggio approfondito condotto nel 2021, mediamente il 45% del portafoglio era allocato nel comparto degli alternativi. Nonostante le sfide del 2022, nel nostro più recente sondaggio tale percentuale è rimasta pressoché invariata (44%)”.
“Più in generale, considerando la volatilità e le sfide dello scorso anno, i family office hanno mantenuto un atteggiamento molto calmo, e le loro allocation strategiche sono mutate solo moderatamente”, ha aggiunto Pasquariello.
Gli alternativi si confermano un punto di riferimento importante per i family office, con un’allocation media totale del portafoglio pari al 44% tra le varie asset class alternative, a differenza di altri soggetti ultra-high net worth, che solitamente allocano circa il 20-25% del proprio portafoglio negli alternativi, in base alla tolleranza al rischio.
Ciò è dovuto alle difficoltà di rendimento, alla sofisticazione e agli orizzonti d’investimento multigenerazionali dei family office, oltre che ai maggiori rendimenti potenziali offerti dai mercati privati. Inoltre, potrebbe indicare la crescente importanza del ruolo che i family office svolgeranno in qualità di limited partner nella raccolta di nuovi fondi e come potenziali co-investitori diretti in interessanti opportunità di investimento privato.
Strategie a lungo termine
“I cicli negativi non si possono evitare, ma mantenendo un impegno costante non si rischia di farsi sfuggire quelli più favorevoli e, col tempo, si dovrebbe ottenere la sovraperformance solitamente offerta dagli strumenti alternativi”, ha dichiarato Sara Naison-Tarajano, global head of Private Wealth Management Capital Markets e co-lead of One Goldman Sachs Family Office Initiative. “In passato, una crescita economica costante ha portato a esiti relativamente prevedibili. Poiché le valutazioni del mercato privato sono sotto pressione e le quotazioni del mercato pubblico sono in calo, l’esperienza e la bravura dei gestori nel creare valore e nel gestire i cicli di mercato saranno fattori determinanti”.
Il Real Estate residenziale si conferma interessante per i family office, con circa un terzo che intende aumentare l’esposizione a questo comparto nei prossimi 12 mesi e con un altro 30% che desidera mantenere la propria esposizione. Il real estate commerciale, in particolare gli uffici e gli spazi retail, appare meno interessante: solo il 7% dei family office sta cercando di aumentare l’esposizione al settore office e il 4% a quello retail, mentre rispettivamente il 12% e il 10% stanno cercando di diminuire l’esposizione a questi settori.
Anche gli oggetti da collezione sono apprezzati, visto che il 38% dei family office investe in questo settore, soprattutto per passione (il 71% ), mentre il 39% lo fa in un’ottica di diversificazione e il 19% ama circondarsi di “trofei”. Oggetti d’arte, vino e aeromobili sono le categorie di oggetti da collezione più gettonate.
Anche se il private credit rappresenta attualmente solo una piccola parte dell’allocation della maggior parte dei family office, pari ad appena il 3%, una percentuale considerevole degli intervistati (30%) ha affermato di voler aumentare la propria allocazione in quest’asset class nei prossimi 12 mesi.
Frontiera in declino
A differenza del 2021, un numero maggiore di family office ha investito in criptovalute (26%, rispetto al 16%), ma solo il 12% ha espresso un potenziale interesse futuro per quest’asset class, in calo rispetto al 45%. L’estrema volatilità del mercato delle criptovalute registrata nell’ultimo anno sembra aver spento il loro interesse, dato che il 62% degli intervistati dichiara di non essere investito e di non essere interessato alle criptovalute in futuro, rispetto al 39% del 2021.
L’ecosistema più ampio degli asset digitali è al centro dell’attenzione. Il 32% dei family office infatti investe in asset digitali e la ragione più citata è la “fiducia nella forza della blockchain”.
Spazio crescente alla sostenibilità
I family office si allineano ampiamente agli interessi degli altri investitori in materia di sostenibilità, con il 39% che si concentra da moderatamente a estremamente sulle strategie sostenibili e il 48% che investe direttamente in società con impatto sociale e ambientale. L’energia pulita è il tema prediletto, con il 60% dei family office che prevede di investire capitali in questo settore nel prossimo anno. Altre aree di interesse sono il comparto alimentare e quello agricolo sostenibile, insieme all’assistenza sanitaria accessibile.
Proseguendo nell’analisi, circa un terzo dei family office a livello globale ha indicato che l’investimento in aziende familiari è al centro della propria filosofia di investimento, mentre solo l’11% ha indicato una preferenza per la possibilità di vendere l’attività a un’altra famiglia.
Quasi la metà (48%) dei family office intervistati assiste il creatore originario del patrimonio. Quando viene chiesto loro se la nuova generazione influenza in qualche modo la strategia di investimento, il 61% ha risposto di no.
I family office sono generalmente gestiti in modo snello, con l’88% che dichiara di avere team di investimento composto da 10 dipendenti o anche meno. A testimonianza della natura istituzionale dei partecipanti al sondaggio, il 90% degli intervistati ha capacità di gestione interna degli investimenti. Quasi la metà (49%) ha dichiarato di gestire internamente la maggior parte delle proprie esigenze di investimento, mentre il 44% ha adottato un approccio ibrido tra gestione interna e outsourcing.