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Il Private Equity in Italia conferma il trend post-pandemico

Il quadro macroeconomico globale nel 2023 è caratterizzato da fenomeni destabilizzanti, quali la preoccupazione nei confronti delle politiche cinesi, il conflitto in Ucraina e la crisi energetica, che unitamente all’elevato tasso di inflazione e all’aumento dei tassi di interesse creano condizioni di mercato incerte che si riverberano anche nel settore del private equity e venture capital.

Lo scenario italiano, in leggera controtendenza nei confronti di un mercato globale che con difficoltà riesce a trovare un equilibrio, riesce a mantenere un livello di stabilità notevole, con un numero di deal nella prima parte del 2023 in linea con il trend post-pandemico, e aspettative degli operatori che rimangono positive anche per la seconda parte dell’anno.

È questo quanto emerge dalla quarantaduesima edizione della Private Equity Survey, studio semestrale di Deloitte Private, elaborato con il supporto di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), la quale nel primo semestre del 2023 registra 217 deal, un numero in linea con i dati relativi allo stesso periodo del 2022 (212), sebbene in leggera diminuzione rispetto ai valori record rilevati nella seconda parte del 2022 (281).

In rialzo anche il Deloitte PE Confidence Index per il secondo semestre del 2023, sulla base dei dati raccolti nelle PE Survey condotte dalla prima edizione ad oggi, che si attesta su un valore di 104 punti a cui corrisponde un numero di deal atteso pari a 225, influenzato da un più concreto ottimismo sul futuro, che vede il 70% degli operatori prevedere un miglioramento o una stabilizzazione del panorama economico italiano nei prossimi sei mesi (contro circa il 55% della passata edizione).

“Coerentemente al semestre precedente, il settore italiano del private equity e venture capital continua a distinguersi positivamente in un contesto globale avverso. Il numero di operazioni conclusesi rimane in linea con i semestri precedenti, nonostante sia importante notare come il valore medio delle transazioni risenta della mancanza di cosiddetti “mega deal” nel corso del 2023. Al contrario, si osserva un ritorno verso operazioni mirate al mid-market, segmento storicamente virtuoso per il nostro paese e ancora una volta capace di affrontare con flessibilità gli ormai noti fenomeni di incertezza” – dichiara Elio Milantoni, Head of Deloitte M&A Advisory. “L’attenzione degli operatori rimane dunque rivolta alla resilienza e potenzialità dei business analizzati, segnalando una comunque razionale cautela nell’approccio agli investimenti, che continua ad essere segnata dalle non trascurabili politiche monetarie restrittive e dai fenomeni inflattivi che, seppur sotto maggior controllo rispetto al semestre passato, rimangono persistenti”.

Maggiore propensione verso lo scouting di nuove opportunità e crescente interesse verso le politiche ESG

In aumento la quota di operatori che durante il semestre a venire dedicherà la maggior parte del proprio tempo alla ricerca di nuove opportunità di investimento, assestandosi al 51,9%, valore più alto degli ultimi due anni, a testimonianza di una rinnovata fiducia nel sistema Italia e nella presenza di una realtà imprenditoriale che continua a crescere, guidata dai diversi fenomeni trasformativi in grado di affrontare al meglio i tempi incerti.

Cresce ulteriormente l’attenzione verso le politiche ESG, trend tra i più cari agli operatori durante gli ultimi anni, in linea con l’ormai assodata teoria che l’attenzione alle considerazioni ambientali, sociali e di governance nell’ambito degli investimenti rappresenti un importante strumento di creazione di valore in grado di restituire agli investitori, nel medio-lungo termine, ritorni superiori alla media.

Si attesta infatti al 12,8% la quota di chi dichiara di considerare le strategie ESG come il trend più impattante sulle decisioni di investimento per il semestre a venire, mentre una quota del 8,9% di rispondenti (+6,1 p.p. vs il semestre passato) dichiara che l’ESG rating rappresenterà l’attività di focus principale in merito alle società controllate.

“Le aspettative riguardo alle attività di scouting di nuove opportunità lasciano trapelare più di ogni altro dato la fiducia che gli operatori di private equity ripongono nella crescita del nostro paese, segnalando un forte ottimismo nei confronti di un panorama imprenditoriale che dimostra di sapersi adattare ai molteplici cambiamenti verificatisi negli ultimi anni” – continua Elio Milantoni; “ad accompagnare questo ottimismo, la sempre più rilevante attenzione verso le tematiche ESG dimostra un approccio che punta a cavalcare i più impattanti trend del settore”.

In calo l’interesse verso i settori Industrial products e Healthcare, maggiore attenzione verso Consumer Goods, ICT e Cleantech

Si registra una leggera diminuzione dell’interesse da parte degli operatori di Private Equity italiani nei confronti dei settori Industrial products, e Healthcare and social services, e Media and communication i quali mostrano aspettative in ribasso in termini di investimenti durante il secondo semestre dei 2023. Aumenta invece l’interesse nei confronti di Consumer goods, ICT e Cleantech.

In termini di tipologie di deal, durante il prossimo semestre si prevede rimanga forte l’interesse nei confronti di operazioni di maggioranza, con l’82,7% delle preferenze espresse dagli operatori. In linea con il trend riscontrato nella passata edizione invece, rimane poco significativo l’interesse nei confronti di operazioni di minoranza e di co-investimento con altri fondi.

Cresce ulteriormente l’interesse per le operazioni di LBO/Replacement, che registra il 48,1% delle preferenze, mentre cala dal 25,8% al 25,0% la quota di operatori che prediligerà operazioni di Expansion Capital. A testimonianza di un ottimismo più concreto da parte degli operatori nei confronti degli investimenti ad elevato rischio, torna positivo, con il 5,7% delle preferenze, l’interesse nei confronti di Start-up financing, a discapito di operazioni di Support to MBO/MBI, che registrano una diminuzione dell’interesse dal 25,0% al 15,4% rispetto al semestre passato.

In termini geografici diminuiscono le preferenze degli investitori nei confronti del Nord Italia, scendendo all’82,7% (-6,6 p.p. rispetto al semestre passato), a favore del Centro Italia, che vede più raddoppiato l’interesse degli operatori, crescendo da 5,4% nella scorsa edizione a 11,5%.

Tornano positive, sebbene sempre ridotte, le preferenze nei confronti del Sud Italia, assestandosi a 3,8%, mentre diminuisce l’interesse verso le operazioni al di fuori dei confini italiani, assestandosi a 1,9% (-3,4 p.p.)

In aumento la quota di operatori che ricorre ad una leva superiore al 4x

Cresce a 13,5% (+ 8,1 p.p. rispetto alla passata edizione) la quota di operatori che ha utilizzato una leva superiore al 4x per le acquisizioni nel semestre passato, livello quasi in linea con quanto rilevato a inizio 2022, precedentemente agli annunci di politiche monetarie più restrittive da parte delle banche centrali, a conferma di un maggiore ottimismo e capacità di individuare opportunità di investimento in grado di assorbire in maniera efficace i tassi di interesse più elevati.

Cambiano anche le preferenze in merito alle modalità di reperimento del capitale di debito, che vede nel semestre passato una forte diminuzione dell’attrattività del Senior debt, scelto dal 73,1% dei rispondenti (-10,9 p.p.), a favore di Junior debt, (5,8%, +2,2 p.p.), e Shareholders loan (5,8%, +4,0 p.p.). Inoltre, il 7,7% degli operatori ha guardato altre forme di finanziamento, indicando come strumento prediletto principalmente i fondi di debito, che, seppur offrendo generalmente tassi di interessi più elevati rispetto alle banche, dimostrano di rappresentare un’importante motore di spinta per il settore del private equity italiano.

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