Nell’ultimo anno, grazie alla spinta di Chat Gpt, abbiamo assistito alla crescita esponenziale dell’intelligenza Artificiale generativa, una tecnologia molto sofisticata che trova finalmente il suo sbocco e la sua realizzazione sui mercati dopo circa sette anni di incubazione.
Quello che ci interessa come Credem Euromobiliare Private Banking, nonché come uno dei principali attori nel mercato del private banking, è indagare come questa tecnologia stia contribuendo a costruire le nuove regole del gioco all’interno del segmento private, e quale ruolo saremo chiamati a ricoprire come filiera distributiva e come banker nel prossimo futuro.
Un cambiamento epocale
Gli analisti di settore ritengono difficile non pensare che la prossima nuova grande bolla azionaria non sarà su questo tema, considerata la natura molto attrattiva di questa tecnologia e il forte interesse che sta generando. Al pari della rivoluzione ferroviaria di inizio Novecento e di quella informatica verificatasi con l’avvento di internet agli inizi degli anni duemila, anche l’intelligenza artificiale sta contribuendo a cambiare gli equilibri finora conosciuti e a scrivere un nuovo capitolo della storia dell’umanità. Per questo motivo è fondamentale riuscire a cogliere fin da subito la potenza intrinseca che questa rivoluzione porta con sé, senza commettere quindi l’errore di pensarla solamente come una “moda del momento”.
Siamo difronte a un cambiamento storico epocale che rischia di travolgerci se non affrontato nel modo corretto. Voglio citare un caso particolare successo di recente, che può aiutarci a comprendere meglio la portata di questa tecnologia: lo scorso 23 maggio una foto che mostrava un presunto attacco al Pentagono è diventata virale su Twitter; il tweet ha ingannato persino il mercato azionario statunitense che ha subito una leggera flessione immediatamente dopo la diffusione dell’immagine, come riportato da alcune delle principali testate giornalistiche americane. Quello che colpisce è il fatto che l’immagine del presunto attacco fosse stata generata con un tool di intelligenza artificiale, alla pari delle foto del Papa vestito con piumino Moncler o dell’arresto di Trump, che tanto fecero discutere qualche settimana prima.
Le implicazioni etiche
Quanto accaduto apre il campo a molteplici riflessioni circa l’impellente necessità di dotare l’intero sistema di normative che siano in grado di regolamentare l’utilizzo di questa tecnologia, favorendone un impiego consapevole e sicuro da parte di tutti gli utenti.
Quel che è certo è che l’intelligenza artificiale è solamente l’ultimo ramo, in ordine cronologico, della grande rivoluzione tecnologica che sta interessando la nostra industria. Abbiamo iniziato a parlarne qualche anno fa con l’introduzione dei concetti di robo advisor e robo 4 advisor, per poi proseguire con il tema dei big data, della blockchain e adesso appunto dell’intelligenza artificiale. Occorre trasferire ai risparmiatori il giusto mix di informazioni e cultura dell’innovazione affinché i cambiamenti in atto possano essere visti come opportunità e non come barriere ulteriori di accesso al settore finanziario. In questo senso diventa ancora più importante e strategico il ruolo ricoperto dal banker nella relazione con i propri clienti.
Al servizio della clientela
Gli scenari di applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiale all’interno dei servizi bancari e di investimento sono certamente variegati e molti di essi non saranno ancora stati sperimentanti né men che meno pensati. Tra i processi più noti, e già oggetto di sperimentazione da parte di alcuni player di mercato, ci sono sicuramente sviluppi che lavorano sul miglioramento continuo della customer experience dei clienti, in ogni sua fase di interazione con la banca.
Ma non solo: i principali algoritmi di machine learning possono trovare applicazione in tutti quegli ambiti di previsione e analisi strategica, per i quali velocità e accuratezza delle decisioni sono fondamentali. Per citare un famoso macroeconomista contemporaneo potremmo dire che “se i dati sono il nuovo petrolio, le infrastrutture e il 5G sono i nuovi oleodotti”, motore e spina dorsale di un cambiamento la cui corsa è impossibile, se non che inutile, cercare di ostacolare.