Un volano per le Pmi

Antonella Massari, segretario generale di Aipb (Associazione Italiana Private Banking)

 

John Maynard Keynes sosteneva che i mercati non riescono ad allocare efficientemente il capitale in situazioni di incertezza. E non v’è dubbio alcuno che il nostro Paese stia attraversando una situazione di incertezza: tutti gli analisti sono ormai concordi nello stimare una crescita del PIL sotto il punto percentuale nel 2024.

È proprio in queste fasi, in cui la propensione al rischio tende a diminuire portando a una riduzione degli investimenti privati, che si devono realizzare interventi che favoriscano la liquidità e la profondità dei mercati dei capitali, essenziali per favorire la crescita economica di un Paese. Mercati più liquidi attraggono maggiori investimenti, anche internazionali, riducendo il costo del capitale per le imprese e permettendo di accedere a finanziamenti più convenienti, incentivando una crescita sostenibile nel lungo periodo.

 

Iniziativa di sistema

Pertanto, l’introduzione del Fondo Nazionale Strategico Indiretto (Fnsi) è un’iniziativa che non può che ritenersi opportuna. In primis, perché è stato concepito per fornire capitale alla vera “spina dorsale” del sistema economico italiano, le PMI con un fatturato inferiore a 50 milioni. Poi, perché stimola un dialogo tra pubblico e privato attraverso il cosiddetto “fondo dei fondi”, con l’obiettivo di investire nell’economia reale.

Gli investimenti previsti in partenza non sono molto elevati, ma possono comunque rappresentare un primo importante segnale di commitment pubblico.  Il Fondo prevede, infatti, un investimento iniziale di 300 milioni, che potrebbe aumentare fino a un miliardo grazie all’intervento degli investitori privati. Ragionando in percentuali, il Fnsi può investire fino al 49% del capitale, lasciando che il restante 51% venga raccolto dai privati. Ciò significa che la dimensione del patrimonio da raccogliere presso investitori privati corrisponderebbe allo 0,5% della capitalizzazione complessiva dei mercati target. Un contesto di capitalizzazione limitata, quindi, in cui non sarebbe semplice attrarre alcune tipologie di investitori​.

Il coinvolgimento di altri soggetti

A questo proposito, un contributo fondamentale per sostenere il progetto potrebbe arrivare dal private banking. Con 1.200 miliardi di euro di asset gestiti, il private è infatti il più grande investitore italiano; non è solo un attore rilevante per la sua capacità finanziaria, ma anche per il suo approccio strategico agli investimenti di lungo periodo. I clienti di questo settore, che rappresentano una parte significativa dell’economia nazionale (quasi un quarto è composto da imprenditori), potrebbero contribuire a rilanciare l’economia italiana investendo in mercati per loro interessanti con il supporto di una consulenza qualificata.

Il possibile ruolo del pb

Vista dall’altro lato, l’apertura del Fnsi agli investitori privati, come quelli gestiti dal private banking, consentirebbe alle Pmi di accedere a risorse per loro vitali in un contesto in cui necessitano di capitali per l’innovazione e lo sviluppo. Forme di finanziamento alternative a cui spesso non pensano di accedere semplicemente perché non le conoscono.

Prendo spunto dal caso concreto per allargare il ragionamento. Nel nostro paese capita di frequente che decisioni strategiche di investimento vengono orientate verso forme conservative senza tenere conto di tutte le possibilità. Manca un quadro normativo che preveda una “cabina di regia” composta dai principali attori del settore degli investimenti, alla quale il private dovrebbe certamente partecipare considerando che gestisce circa il 50% della ricchezza delle famiglie investita in strumenti finanziari. Questa cabina di regia potrebbe svolgere un ruolo fondamentale sia di indirizzo delle scelte che, soprattutto, della loro messa in pratica.

Perché, quindi, non utilizzare il Fnsi come laboratorio per fare questo passo in avanti e creare questa svolta? Con un maggiore coordinamento tra il supporto dello Stato e quello di chi opera in modo professionale, quotidianamente, sui mercati, tutte le misure sarebbero molto più efficaci. E davvero strategiche.

 

 

Box-Come funziona

La proposta di legge su startup e Pmi innovative promossa in primavera dall’onorevole Giulio Centemero è diventata legge. Un emendamento alla legge del Senatore Stefano Borghesi (art. 3) introduce l’istituzione del cosiddetto “fondo dei fondi”. Queste risorse potranno essere co-investite in fondi (Oict) di nuova costituzione, per un massimo del 49% del totale. Il restante 51% o più dovrà essere sottoscritto da investitori privati. Un cosiddetto “umbrella fund” che investirà in una serie di fondi chiusi sottostanti di piccola dimensione, i quali indirizzeranno i loro investimenti in small e mid cap (emittenti di medio-piccola capitalizzazione) quotate o quotande con sede legale o stabile organizzazione in Italia, anche con fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro. In sostanza, nell’economia reale.

Il patrimonio iniziale dovrebbe essere di circa 300 milioni di euro e potrebbe arrivare a 1 miliardo di euro con l’intervento dei privati. Il patrimonio di 700 miloni da raccogliere presso i privati corrisponde allo 0,5% della capitalizzazione complessiva dei mercati target del fondo di fondi (pari alla somma di Euronext Growth Milan, Euronext Milan al netto delle 40 aziende comprese nel Ftse MIB, Euronext Star Milan che a febbraio 2023 ammontava 130.706 milioni).

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