L’arte come investimento rifugio

Di Giacomo Nicolella Maschietti

Cala il sipario sul 2024 e le feste come ogni anno ci offrono l’occasione per tracciare un bilancio del mercato dell’arte e del collezionismo, un settore sempre più interconnesso alle dinamiche economiche globali. Le incertezze legate alle crisi economiche, ai conflitti geopolitici e alle fluttuazioni dei mercati finanziari non hanno risparmiato neanche questo comparto, che, tuttavia, continua a dimostrare una sorprendente resilienza.

Il segmento delle aste, termometro privilegiato della domanda globale, ha registrato risultati eterogenei: mentre alcune categorie, come l’arte moderna e contemporanea, continuano a catalizzare l’attenzione, altre – come il design e i manufatti storici – evidenziano segnali di rallentamento. Secondo il Global Art Market Report 2024 di Art Basel e UBS, il valore complessivo delle transazioni globali è in lieve calo rispetto al 2023, ma il mercato del lusso, incluso quello legato al collezionismo, si conferma un pilastro portante. Nonostante il contesto inflazionistico, i collezionisti di fascia alta continuano a investire in opere d’arte, visti come beni rifugio e status symbol.

Le fiere, da sempre barometro delle tendenze del mercato, hanno mostrato segnali contrastanti. Grandi appuntamenti come Art Basel Paris e TEFAF hanno registrato un afflusso consistente di pubblico e vendite soddisfacenti, ma con una maggiore attenzione alla qualità rispetto alla quantità. Anche in Italia, manifestazioni come Miart a Milano e Artissima a Torino hanno ottenuto risultati discreti ma non entusiasmanti, con un ritorno all’acquisto da parte dei collezionisti istituzionali.

Sul fronte domestico, il mercato italiano si mantiene dinamico, trainato dalla crescita dell’arte moderna e dalle aste che valorizzano autori locali, come dimostrano i recenti successi di Wannenes, Pandolfini e Il Ponte. Tuttavia, pesa l’assenza di incentivi strutturali a livello fiscale per stimolare il collezionismo privato.

A colloquio Guido Wannenes, amministratore delegato della casa d’aste Wannenes.

Guardando ai risultati del 2024, quali sono stati i segmenti di collezionismo più performanti – arte, design, vino, auto o immobiliare? Cosa ha sorpreso di più?

Il segmento lusso è stato sicuramente il protagonista del nostro 2024 trainato in particolare dai gioielli, con i due top lots della stagione battuti nelle aste di luglio a Monte-Carlo, il grande diamante di 10,85 carati aggiudicato per 501.650 e lo smeraldo battuto a 533.400 euro, e dai vini che hanno registrato una crescita del 150% rispetto al 2023.

L’immobiliare ha confermato tutto il suo potenziale sinergico rispetto al core business delle vendite all’ incanto culminato con l’affidamento in vendita di Villa Palladio a Roma, una dimora unica ed esclusiva progettata da Tommaso Buzzi e mai passata in precedenza sul mercato.

Con l’aumento di collezionisti millennial e Gen Z, avete notato un cambiamento nelle preferenze d’acquisto e nei trend di mercato? Come si differenziano le nuove generazioni dai collezionisti tradizionali?

I nuovi collezionisti sono attenti, informati ed esigenti. Tendono a mixare stili, epoche e tipologie artistiche con maggiore facilità rispetto al passato ed a ricercare opere che siano uniche per qualità, storia e provenienza. E proprio la provenienza è una delle caratteristiche sempre più attenzionare dai collezionisti perché costituisce un plus che accompagnerà sempre un’opera riflettendosi anche sul suo valore. A maggio con l’asta dedicata a Gina Lollobrigida è stata proprio la provenienza unica ed esclusiva delle opere a farci realizzare diversi record price ed a tenere collegati sulle piattaforme web più di 4.000 collezionisti da 26 diverse nazioni.

Le aste online hanno avuto un impatto importante durante e dopo la pandemia. Qual è la situazione oggi? Il digitale sta avendo un peso ancora rilevante o si sta tornando a una preferenza per le aste in presenza (in particolare nella vostra sede monegasca)?

Sicuramente il fascino di un’asta in presenza resta forte ma il web ha definitivamente cambiato le regole del mercato e non si tornerà più indietro. Oggi un’asta normale registra circa 500 persone collegate, un’asta che piace circa 2.000, un asta speciale oltre 4.000 e sono numeri destinati a crescere ancora in futuro. Le opportunità che si sono aperte sono pressoché infinite, la sfida è saperle cogliere al meglio e farsi trovare pronti a gestire questi numeri garantendo servizi impeccabili.

– Quali sono state le principali sfide del 2024 per il mercato del collezionismo, in particolare in Italia? Il contesto economico ha influenzato l’interesse dei collezionisti?

Il contesto internazionale fortemente instabile ha fatto si che tutti siano chiamati a nuove sfide. Il grande successo, di pubblico, di critica e commerciale, della Biennale di Firenze è la prova che le sfide si possono vincere e che davanti ad opere convincenti il mercato ed i collezionisti rispondono sempre. Ma bisogna continuare a fare proposte di assoluta qualità e continuare a “fare sistema”. Case d’asta, antiquari, galleristi e istituzioni devono lavorare insieme per permettere al comparto arte nel nostro paese di essere allineato con gli standard internazionali. È quanto si sta cercando di fare – tra le altre cose – allineando le aliquote IVA a quelle degli altri partner europei, una sfida che l’Italia dell’arte non può e non deve perdere.

– Il collezionismo di lusso – dal vino alle auto d’epoca – è diventato un investimento molto ambito. Come stanno cambiando le strategie di investimento dei vostri clienti? Avete riscontrato una maggiore attenzione al ritorno economico oltre che alla passione collezionistica?

L’acquisto di un’opera d’arte dovrebbe come prima cosa garantire un dividendo estetico e relativo al nostro benessere interiore e dopo – ma solo dopo ed ove possibile – garantire anche un dividendo economico. Ma è innegabile che le grandi performance registrate negli anni da arte, vini, auto e orologi da polso hanno finito per condizionare gli orientamenti dei collezionisti imponendo loro delle scelte dettate anche dalle opportunità di investimento che molti acquisti possono riservare. È uno stimolo in più per chi si avvicina a questo mercato ed una certezza per chi già da tempo investe in passion assets.

– Quali prospettive vede per il 2025? Prevede nuove tendenze o sviluppi significativi che potrebbero cambiare il mercato del collezionismo nei prossimi anni?

Non vedo cambiamenti epocali all’orizzonte, credo invece che il mercato si assesterà sui trend attuali con delle possibilità di fluttuazione in alto ed in basso legate al contesto internazionale, ai trend economici ed alla tipologia di opere che verranno poste in vendita.

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